Roma

Casamonica, scacco alla mafia di Roma: 20 arresti. Sequestrati beni per 20 mln

Il blitz all'alba tra Romanina, Anagnina e Morena. Per i magistrati sono un associazione di stampo mafioso “di tipo orizzontale”. Fondamentale ruolo dei pentiti

Casamonica, scacco alla mafia di Roma. A distanza di due anni dall'operazione che portò in carcere trenta persone, un nuovo duro colpo al clan della Romanina: 20 arresti più un maxi sequestro di circa 20 milioni di euro. Fondamentale nell'operazione “Noi proteggiamo Roma” il ruolo dei pentiti.

 

Alle prime ore del mattino il mega blitz, che ha coinvolto oltre 150 agenti del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato della Polizia di Stato “Romanina”, ha dato esecuzione all’Ordinanza Applicativa di Misure Cautelari Personali e Reali emessa dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 20 persone: Guerrino Casamonica, detto Pelé, classe 1970; Giuseppe Casamonica, classe 1950; Sonia Casamonica, classe 1980; Ferruccio Casamonica, classe 1950; Gelsomina Casamonica, detta Silvana, classe 1955; Christian Casamonica, classe 1984; Raffaele Casamonica, classe 1972; Daniele Pace, classe 1991; Carolina Candit, classe 1982; Gridelda Filippi, classe 1989; Piero Iannini, classe 1951; Danilo Menunno, classe 1977; Manolo D'Aguanno, classe 1991; Angelo Bruni, classe 1988; Alessandro Presutti, classe 1973; Giuseppe Bruni, classe 1982: Dora Casamonica, classe 1976; Luciano Paiella, classe 1949; Alessandro Panitteri, classe 1955; Vanessa Manzo classe 1979.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver preso parte all’associazione mafiosa del clan Casamonica, in particolare all’articolazione territoriale operante nella zona Romanina-Anagnina-Morena della città di Roma, al fine di commettere: delitti contro il patrimonio (nella specie, usura ed estorsioni), contro la vita e l’incolumità individuale e in materia di armi; affermare il controllo egemonico sul territorio, realizzato anche attraverso accordi con organizzazioni criminose omologhe; conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgono nel territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, ovvero con la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo; acquisire direttamente o indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche in diversi settori. A tutto questo vanno sommati i reati di estorsione, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria e intestazione fittizia di beni, tutti aggravati ex art. 416 bis.1 c.p..

Di pari passo agli arresti, il medesimo provvedimento ha disposto ed eseguito il sequestro preventivo di quote societarie, terreni e fabbricati per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro: le quote della GG.AA.S. s.r.l., società tramite la quale Guerrino e Sonia Casamonica gestivano in modo occulto l’esercizio commerciale denominato “Degustazione 14” sito in Roma via G. Volpe n. 24/26; le quote della L.M.A. s.r.l.s., fittiziamente intestate a Griselda Filippi, società tramite la quale Christian Casamonica gestiva in modo occulto l’impianto di distribuzione carburanti e l’esercizio commerciale denominato “Leon Bar” entrambi ubicati in San Cesareo (RM) via di Gallicano n. 34/A; un terreno sito nel comune di Roma in via Roccabernarda n. 8 e i fabbricati ivi realizzati tra cui una villa a più piani con relativa piscina riconducibile a Guerrino Casamonica, ma fittiziamente intestata a Dora Casamonica; dei fabbricati ubicati nel comune di Roma via Flavia Demetria n. 90 di fatto riconducibile a Giuseppe Casamonica (classe 1950), ma fittiziamente intestato prima a Mirella Casamonica poi a Giuseppe Casamonica (classe 2001); un fabbricato ubicato in Monterosi (VT) via degli Uccelletti n. 37, di fatto riconducibile a Anna Di Silvio e Giuseppe Casamonica (classe 1950).

Le indagini: fondamentale il ruolo dei pentiti

L'operazione, frutto di complesse e articolate indagini, ha consentito di individuare l’esistenza a Roma di due clan facenti capo a Giuseppe Giuseppe e a Ferruccio Casamonica, che hanno strutturato un’associazione di tipo mafioso finalizzata, attraverso la commissione di reati fine tra i quali usura, estorsione, esercizio abusivo di attività finanziaria e intestazione fittizia di beni, a procurarsi ingiusti profitti e/o vantaggi per sé e per i membri del sodalizio criminale, per ciascuno dei quali sono stati delineati ruoli e compiti.

L’attività investigativa è stata espletata mediante numerose operazioni di intercettazione e attività di videoripresa supportate da servizi sul territorio, assunzione di informazioni da numerose persone informate sui fatti, riconoscimenti fotografici, perquisizioni e sequestri. Inoltre, ha avuto un fondamentale input dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui uno intraneo alla famiglia che ha potuto tracciare l’organigramma del sodalizio, riferire in merito alle attività delittuose perpetrate e, soprattutto, spiegare le dinamiche interne alla consorteria, impossibili da ricostruire in altro modo considerato l’utilizzo del sinti, lingua difficilmente decifrabile. Tali dichiarazioni hanno consentito non solo di riscontrare i singoli episodi delittuosi ma soprattutto di attestare l’esistenza di un sodalizio criminoso caratterizzato, nel suo operare, da modalità evidentemente mafiose.

Tutti i collaboratori hanno descritto chiaramente la particolare struttura del clan Casamonica: un sistema complesso costituito da più nuclei familiari, collegati tra loro in maniera orizzontale e non verticistica, dediti a numerose attività criminali, i quali, pur essendo autonomi, sono sempre pronti a unirsi qualora vi sia necessità di far fronte a pericoli o minacce provenienti dall’esterno, in quanto legati da un comune senso di appartenenza alla medesima famiglia.

La conferma della struttura orizzontale e dell’autonomia delle diverse famiglie che compongono il clan Casamonica, proviene direttamente dalle intercettazioni svolte nel corso delle indagini. Significativa in tal senso è la conversazione in cui il fedelissimo sodale Daniele Pace, rispondendo al suo interlocutore sull’importanza del sodalizio criminale al quale appartiene, asserisce esplicitamente “a Roma? la prima!”, confermando altresì l’assenza di una compagine piramidale: “ma non c'hanno una piramidale loro”. Il senso di appartenenza ad una associazione di stampo mafioso equiparabile alle consorterie “tradizionali” -camorra o la ‘ndrangheta- e il riconoscimento della sussistenza del vincolo associativo vengono ribaditi in modo esplicito nel corso di un’altra emblematica conversazione captata durante l’attività tecnica.

Guido Casamonica, figlio di Ferruccio, lamentandosi dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan, afferma che l’annientamento del sodalizio è finalizzato a consentire alle organizzazioni forti di mettere le mani su Roma: “Devono far entrare... Devono far entrare... Organizzazioni forti a Roma ecco perché ce vonno distrugge a noi!! La Camorra e la Ndrangheta”. Sottolineando, poco dopo, che la presenza dei Casamonica sul territorio consente di proteggere la Capitale, sottraendo conseguentemente la città al controllo dei clan camorristici e delle cosche calabresi: “Perché i Casamonica proteggono Roma... invece hanno stufato... i napoletani vonne entra'... la camorra vo' entra' a Roma e i calabresi vonno entra' a Roma. Je da fastidio perché noi proteggemo Roma”.

Una mafia “di tipo orizzontale”

L’operazione “Noi proteggiamo Roma” ha svelato l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso che ha provocato un profondo degrado sul territorio, consentendo il dilagare di reati gravissimi e lesivi di beni primari. Un sodalizio che ha fondato la sua potenza sull’organizzazione a base prevalentemente familistica e sulla ripartizione delle competenze, consentendo al complesso dei soggetti chiamati a rispondere anche solo di reati satellite di gravitare in un’area di impunità, scaturente dalla forza evocativa e intimidatoria del nome Casamonica.

"La vicenda relativa al funerale di Casamonica Vittorio, che ha ulteriormente messo in luce l’esistenza di una vera e propria associazione mafiosa di tipo 'orizzontale', la cui forza è dettata dall'appartenenza alla famiglia Casamonica. Avuto riguardo alla fattispecie in esame, è quindi dimostrata l’esistenza di un’organizzazione articolata e basata su schemi operativi predeterminati, tipica del delitto di cui all’art. 416 c.p.", scrive il gip di Roma, Zsuzsa Mendola, nelle 467 pagine di ordinanza cautelare.

"Quanto all’estrema pericolosità dei membri del clan Casamonica – continua il gip –, deve rimarcarsi infine il sentimento di paura e terrore che tale cognome genera nella popolazione romana, come risulta comprovato da tutte le vicende esaminate in relazione ai delitti fine contestati in rubrica".