Roma

Caso Cucchi, depistaggio partì da falso verbale: le motivazioni della sentenza

Sono uscite ora le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Appello di Roma ha condannato i Carabinieri Mandolini e Tedesco per falso“Il falso nel verbale

“Il falso nel verbale di arresto va individuato come la madre dei successivi depistaggi che hanno inizialmente sviato le indagini sugli autori della violenza subita da Stefano Cucchi verso gli agenti della Polizia Penitenziaria". Questo si legge nelle motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d'Appello nell'Appello Bis il 21 luglio 2022, poco prima che scattasse la prescrizione. La Corte ha condannato Roberto Mandolini a 3 anni e 6 mesi e Francesco Tedesco a 2 anni e 4 mesi.

Per i giudici che hanno emesso la sentenza "ricorrono tutti gli elementi del reato di falso, commesso dal pubblico ufficiale per occultare un altro delitto ed assicurare ad altri l'impunità per altro reato e consistito nell'omissione dell'attestazione di fatti destinati a provare la verità".

Le motivazioni nel caso di Roberto Mandolini

Mandolini, che all'epoca dei fatti era Maresciallo della Stazione Appia, è accusato di aver redatto un verbale falso, in quanto sapeva del pestaggio. "La conducente univocità probatoria dei fatti e la mancanza di una plausibile spiegazione alternativa - si legge nelle motivazioni - inducono a ritenere provato che Mandolini avesse avuto notizia del pestaggio al momento della chiusura e sottoscrizione del verbale di arresto e che, dunque, avesse consapevolmente ed intenzionalmente omesso di menzionare i due autori della violenza su Stefano Cucchi fra gli operanti l'arresto e di riferire del comportamento oppositivo del Cucchi al momento dell'identificazione per accertamenti dattiloscopici e fotosegnaletici".

Il reato attribuito a Mandolini è “di rilevante gravità”, scrivono i giudici, soprattutto perché il verbale incriminato ha portato, a cascata, agli altri depistaggi. Inoltre, siccome era l'ufficiale in comando nella Stazione Appia, aveva dovere di tutelare le persone tenute in custodia. Ma, scrivono i giudici, “i doveri inerenti quella posizione sono stati violati, oltre che con la condotta di falso finalizzato a coprire la violenza subita dal Cucchi con la denegata tutela connessa all'assenza di cure tempestive che sarebbero state prestate a Stefano Cucchi se il comandante della Stazione avesse immediatamente attivato i controlli sanitari”. Se lo avesse fatto, dicono i giudici, “avrebbe certamente prodotto la rivelazione precoce delle sofferenze patite da Stefano Cucchi e, auspicabilmente, l'interruzione della serie causale che ha condotto alla sua morte".

Il caso di Francesco Tedesco

Francesco Tedesco, all'epoca Carabiniere, è stato condannato a 2 e 4 mesi per falso. Nel suo caso le motivazioni attestano “la gravità della condotta posta in essere da un pubblico ufficiale che avendo assistito ad un reato particolarmente odioso, in quanto commesso da altri pubblici ufficiali ai danni di un cittadino inerme, ha violato il suo dovere di denuncia, fornendo un contributo minore, ma non minimo, alla consumazione del reato di falso; che lungi dall'essere di modesta gravità, ha rappresentato l'origine di una serie di comportamenti devianti realizzati a cascata, reiterati nel tempo per anni, tentando sempre di allontanare gli inquirenti dal reale accadimento dei fatti".