Roma
Caso Cucchi, testimone conferma: "Registro fotosegnalamento sbianchettato"
Il tenente Beringhelli, in veste di testimone nel processo per l'omicidio Cucchi, conferma: “Evidente che registro fotosegnalamento fosse stato sbianchettato”
Caso Cucchi, il tenente dei Carabinieri Carmelo Beringhelli, in veste di testimone, conferma: "Era evidente che il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento della Compagnia di Roma Casilina fosse stato sbianchettato”.
“Per questa ragione al capitano Tiziano Testarmata (già comandante del nucleo investigativo, ndr) feci presente che il registro in originale, e non solo la fotocopia, andasse acquisito e consegnato alla magistratura per essere sottoposto ad accertamenti". Lo ha detto, in veste di testimone, il tenente Carmelo Beringheli, comandante del nucleo operativo della stessa compagnia, nel processo in corte d'assise a carico di cinque militari dell'Arma, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale in relazione al pestaggio subito da Stefano Cucchi e alla sua morte.
Sentito già dal pm Giovanni Musarò come persona informata sui fatti nel procedimento, chiuso nei giorni scorsi, sui falsi e sui depistaggi per coprire i colleghi di Roma Appia responsabili del pestaggio e delle lesioni, Beringheli ha ribadito in udienza di avere invitato Testarmata (che pure era di grado superiore, con mansione più importante nonché destinatario esclusivo di una ben precisa delega parte dell'autorità giudiziaria), quando il 4 novembre del 2015 si presentò presso la Compagnia Casilina per acquisire una serie di atti, a prelevare il registro in originale 'alterato': "Secondo me, quello che la magistratura cercava stava proprio in quelle carte che davano conto del passaggio di Cucchi dalla Compagnia alla sala Spis nella giornata del 16 ottobre del 2009 (quando il geometra di 31 anni fu arrestato, ndr). Trovai strano e assurdo che non venisse portato via in originale quel registro". Testarmata è tra gli otto carabinieri indagati dalla procura nell'inchiesta bis: falso ideologico e favoreggiamento sono i reati contestati.
Prima di Beringheli è stata la volta di Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma: anche lui indagato per falso nell'inchiesta bis della procura, l'ufficiale dell'Arma, si è avvalso della facoltà di non rispondere.