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Roma
Caso Orlandi, ossa in un locale del Vaticano: il fratello Pietro in Procura

A distanza di 35 anni dalla scomparsa di riapre il caso Emanuela Orlandi. Ritrovate in un locale del Vaticano in via Po le ossa di una persona, che si pensa possano appartenere alla giovane sparita nel nulla nel giugno del 1983.

 

E mentre gli inquirenti, dopo il ritrovamento delle ossa, precedono per omicidio, il fratello di Emanuela, Pietro, e il legale si sono presentati in Procura. "Chiederemo alla Procura di Roma e alla Santa Sede in che modalità sono state trovate le ossa e come mai il loro ritrovamento è stato messo in relazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori - ha dichiraro il legale Laura Sgrò - Il bollettino emesso ieri sera dalla Santa Sede fornisce poche informazioni". "C'e' una attività istruttoria in corso e contiamo di avere notizie più dettagliate nei prossimi giorni", si è poi limitato a concludere.

 

Una ferita aperta per la famiglia, che torna a far male dopo 35 anni ma che riaccende la speranza di fare luce su un caso mai risolto. A parlare durante la trasmissione "Chi l'ha visto?" è ora Natalia Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, che dopo il ritrovamento dei frammenti di ossa si augura: "Io ora ci spererei che ci fosse qualcosa che riguarda Emanuela e Mirella, così Emanuela finalmente potrebbe 'parlare', dirci che cosa e' successo, come è morta. Sappiamo solo che è stata portata via, non ci sono elementi che possano dirci altre cose. È stata portata via da chi? In questi 35 anni sono tanti che hanno sfruttato la parola Vaticano dietro Emanuela. Ci hanno fatto credere di tutto e non smettono di farcelo credere. Noi sappiamo solo che qualcuno l'ha presa. Il resto potrebbe dircelo il corpo. Dunque, per assurdo, spero proprio che si tratti di loro, Mirella ed Emanuela. Non siamo stati avvertiti da nessuno. Lo abbiamo saputo, come al solito, dai giornalisti e da voi di Chi l'ha visto?". Il Vaticano è un territorio piccolissimo, ci conosciamo tutti. Mi sarei aspettata una telefonata. Ma non erano tenuti in mancanza di notizie certe".

 

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