Caso Uber, Corte di Giustizia dà ragione ai tassisti: “È servizio trasporto”
Reazione di sollievo e soddisfazione da parte del mondo dei taxi
“Uber è un servizio di trasporto”. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) dà ragione alla categoria dei tassisti italiani, che da tempo chiedono una regolamentazione da parte dello stato.
Arriva l'attesa sentenza che risconosce l'aspetto di servizio di trasporto della compagnia americana, che non si limita quindi, come più volte affermato, a connettere le persone e gli autisti tramite l’app. Nel tanto discusso caso Uber non si può quindi applicare la direttiva Ue sul commercio elettronico e nemmeno la direttiva servizi nel mercato interno. Per lo stesso motivo, Uber non rientra neppure nella libera prestazione dei servizi in generale, bensì nella politica comune dei trasporti, soggetta alle legislazioni nazionali. "Accogliamo con grande soddisfazione questa pronuncia, perché conferma le tesi che sosteniamo ormai da tempo – ha dichiarato Loreno Bittarelli, Presidente di URI – Uber dice di essere una piattaforma di intermediazione tra gli autisti e i passeggeri, ma in realtà il suo vero business è appunto quello del trasporto, violando dunque le normative vigenti in materia. È ora che Uber si adegui alle norme sulla sicurezza e alle regole sindacali già previste per i tassisti, in tutti e 21 i paesi dell’Unione in cui opera".
Per Miguel Ángel Leal, Presidente di Tea, “Si tratta di una grande notizia, che rappresenta un enorme passo in avanti nel nostro impegno verso una più equa concorrenza, all’interno del campo nel quale operiamo. La decisione della Corte dovrebbe dunque essere sufficiente, per richiedere che questa piattaforma si conformi alle norme settore trasporti”.