Catturò Riina. Il generale Mori ex Sisde sposa La Marianna: la svolta Radicale
Dopo il processo sull'accordo Stato-Mafia ai magistrati: “Ce l'ho solo con chi non rispetta la deontologia”
di Claudio Roma
Ha combattuto a lungo il terrorismo, catturato Totò Riina, creato e guidato i Ros dei carabinieri nonché diretto per diversi anni il Sisde. Alla fine uno come lui poteva capitolare solo di fronte a una ragazza spigliata e seria come la Marianna.
Stiamo ovviamente parlando del generale Mario Mori, che con un'intervista esclusiva a Radio Radicale ha annunciato la sua adesione all'organizzazione politica lanciata dall'ex segretario radicale Giovanni Negri. Staccando così anch'egli il biglietto per prendere parte alla Convenzione nazionale di Bologna del prossimo gennaio e intanto dando appuntamento ai suoi numerosissimi estimatori per il 26 ottobre, quando sarà tra i relatori al "Giorno della Giustizia" che la Marianna terrà a Roma presso l'hotel Nazionale.
I motivi del suo sorprendente impegno politico li ha spiegati con il tono asciutto di chi è abituato più a fare e decidere che non a parlare. “Apparire non mi è mai piaciuto, tant'è vero che la parte migliore della mia carriera l'ho svolta nei servizi segreti”, ha ammesso il generale. “Non mi sento un protagonista, ma in ragione del mio passato credo di poter dire qualche parola utile e ben volentieri darò il mio contributo di esperienza sul terreno”.
Assolto in primo e secondo grado nel processo sul fantomatico accordo Stato-mafia (e in attesa di una più che probabile definitiva assoluzione in Cassazione) Mori intende infatti impegnarsi per cambiare lo stato della giustizia nel nostro Paese. “Sono stato e sono tuttora un imputato, ma sui generis. Rispetto alla media della stragrande maggioranza degli imputati sono preparato sulla materia su cui devo confrontarmi con i giudici, ho le cognizioni tecnico-giuridiche che mi consentono di avere un dialogo da pari a pari con i miei avvocati, ho l'appoggio di tanti colleghi che mi danno una consulenza o una documentazione, ho soprattutto i soldi necessari per scegliermi i miei legali e seguire con costose trasferte le udienze del processo a Palermo. Un imputato normale, un cittadino comune da un processo del genere sarebbe stato invece stritolato”. Parole pesanti, che ha fatto seguire a una premessa: “Sono, sono stato e sarò sempre un uomo delle istituzioni. Ci credo profondamente, altrimenti mi sarei arreso molto prima. Non ce l'ho quindi con la magistratura come potere e nemmeno con i magistrati in quanto tali ma soltanto con quelli che a mio avviso non rispettano in pieno la deontologia professionale”.
Seduto negli studi di Radio Radicale, al suo fianco Giovanni Negri ha sottolineato l'importanza del suo arruolamento nelle fila della Marianna: "Lui incarna la battaglia per una liberale, radicale riforma della giustizia. Molte delle vecchie battaglie radicali sono state spesso legate a nomi – Loris Fortuna, Enzo Tortora, Emma Bonino - presto divenuti simbolo, vita politica vissuta, impegno civile, obiettivo. Ecco perché metteremo a punto una serie di proposte legislative che battezzeremo Legge Mori, affinché si conquisti per ogni cittadino il diritto a un processo in tempi tassativi, certi e inderogabili”.
E ancora: “In questo mondo politico di partiti di plastica, di classe politica un po' raffazzonata, tra salvatori della patria improbabili e partiti nuovi che sembrano semplicemente invecchiati fin da bambini, il generale Mori che rappresenta quel senso dello Stato e del suo rispetto che è anche il nostro. Il mio appello all'iscrizione alla Marianna va quindi non solo ai radicali tutti ma anche ai tantissimi homeless della politica. Perché se non ci saranno anche questa volta 500 matti che conquisteranno per il Paese la legge Mori, a farla non saranno né Berlusconi né Renzi né Grillo”.
Mori non vuole certo indossare i panni del rivoluzionario: “C'è qualcosa da cambiare ma non dobbiamo buttare il bambino con l'acqua sporca. Però è indubbio che in questa fase il potere giudiziario prevalga sugli altri poteri istituzionali”. Tanto lo stesso Renzi ha annunciato che, di fronte al veto dell'Anm, il Governo non può più permettersi di chiedere la fiducia al Senato sulla legge di riforma del codice penale e di procedura penale. “In termini militari questa si chiama ritirata” ha chiosato secco il generale.
Nel corso dell'intervista – oltre a interessanti retroscena sull'arresto di Totò Riina e al perché si decise di non perquisire il suo covo immediatamente dopo l'arresto – Mori ha svelato anche di aver conosciuto ”non l'onorevole Pannella ma l'avvocato Giacinto Marco Pannella”, già dalla seconda metà degli anni Sessanta, in occasione delle numerose marce antimilitariste estive organizzate dal Partito radicale. Il futuro generale comandava infatti la Tenenza di Villafranca di Verona, cui spettava il compito di scortare i manifestanti sulla mezzeria della Statale 10, da Desenzano fin sotto al carcere militare di Peschiera del Garda.
“Me lo ricordo ancora quando lo identificai per la prima volta: stava in pantaloncini blu e maglietta celeste”. Ma il generale per chi ha votato in questi anni? “Sono stato sempre di concezione liberale, come lo erano i miei genitori. Sono entrato in difficoltà quando è sparito il PLI. E da quel momento mi sono arrangiato e sono andato a naso, scegliendo di volta in volta gli uomini...”.
Adesso, dopo aver incontrato Giovanni Negri, ha deciso di mettersi in gioco e schierarsi con le crescenti truppe della Marianna. In prima linea, proprio quello che ci si aspetta da un vero generale.
Il link all'intervista completa
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