Roma

Cellulari vietati a scuola, i presidi bocciano la proposta: "È proibizionismo”

Mario Rusconi, presidente dell'Anp Lazio, si schiera al fianco del ministro Bussetti

Vietare i cellulari in classe è un'iniziativa impossibile, sia dal punto di vista organizzativo che da quello strettamente formativo. Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Presidi del Lazio, si schiera al fianco del ministro dell'Istruzione Bussetti, bocciando la proposta di Lega e Forza Italia.

 

Fondamentalisti e moderati, rigorosi o troppo permissivi, la scuola torna a dividere l'opinione pubblica. Al centro della polemica, l'ultima proposta approdata recentemente in commissione Cultura alla Camera: “inibire l'uso del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell'attività didattica”. I discussi cellulari, elementi di distrazione o strumento di apprendimento ormai consolidato? Ad Affaritaliani, ha provato a spiegarlo Mario Rusconi: “Io penso che la proposta non sia accettabile, sia per un motivo organizzativo che formativo. Sembra banale, ma bisogna considerare tutti gli aspetti, anche quelli pratici. Innanzitutto non si sa come e dove lasciare questi cellulari. Ci sono scuole che hanno anche 1000-1500 studenti, come facciamo? Richiede un'ora di lavoro la mattina, è difficilmente praticabile. Poi il punto di vista formativo. Questi ragazzi vanno educati all’uso dei telefoni, pc, tutti quei dispositivi elettronici neanche troppo recenti. Il proibizionismo non funziona. Il telefono può avere anche una funzione didattica, ovviamente deve stare all’insegnante spiegare al meglio come gestirli. È come vietare le penne perché 'sennò si scrivono parolacce sul muro'. Noi come insegnanti abbiamo il compito di educare i ragazzi a diventare i cittadini del domani”.

“Siamo perplessi e contrari. Poi per chi aggira le regole, ad esempio, come procedere? Lo sospendiamo? - si domanda Rusconi – I parlamentari spesso dimenticano l'autonomia scolastica, noi possiamo regolarci tramite il consiglio d’istituto, con genitori, docenti e ragazzi. È perfino nella Costituzione. Se invece vuole decidere tutto il Parlamento lo faccia e amen”.

Il primo problema nelle scuole? Rusconi non ha dubbi: “La preparazione e la formazione degli insegnanti a macchia di leopardo. Anche con il voto introdotto nella materia di educazione civica, chi lo mette? La maggior parte di chi la insegna si occupa anche di altre materie, servirebbero professori ad hoc”.

Poi il “caso”, quella lettera al sindaco Raggi che ha scatenato le polemiche, con accuse anche allo stesso Rusconi da parte di qualche consigliere grillino: “Noi siamo il partito della scuola, abbiamo contrattato con governi di centro, sinistra, destra. Semplicemente conosciamo la scuola meglio di molti politici – prosegue Rusconi – Non dobbiamo dire che il re non è nudo? Non mi sembra esempio di democrazia, l'impossibilità di criticare non è mai una buona cosa. Non a caso sono d’accordo su molte cose con il ministro Bussetti”.

 

Infine, la ricetta per ripartire, i punti su cui lavorare a livello locale ma non solo: “La priorità và sicuramente alla sicurezza delle scuole, ma non solo. Sicurezza e ‘gradevolezza’ per i ragazzi, spesso costretti a stringersi in banchetti e sedioline scomode, su cui devono passare molte ore. L’altra priorità riguarda gli insegnanti. Spesso sono molto bravi, ma non possono aggiornarsi a causa delle ore che sono costretti a coprire.  Investire sulla formazione, sull'aggiornamento. Servono condizioni diverse per l’insegnamento, per i docenti e quindi per gli alunni”.