Roma
Centrale del latte, Coldiretti vuol vederci chiaro: audizione in Campidoglio
Coldiretti Lazio ha chiesto un incontro a Roma Capitale e un'audizione alla Commissione Trasparenza sul riassetto aziendale e sulla riacquisizione delle quote
Coldiretti Lazio ha chiesto un incontro a Roma Capitale e un'audizione alla Commissione Trasparenza, a seguito dell'annuncio relativo all'avvio del percorso per la restituzione del 75 per cento delle quote della Centrale del Latte di Roma Spa, che si aggiungono al quasi 7 per cento già detenuto.
Una gestione almeno in questa fase un po' fumosa che ha fatto scattare i campanelli d'allarme al sindacato dei Coltivatori diretti. Troppe voci, troppi interessi e troppe indescrezioni che portano a una gestione da prima repubblica di uno dei gioielli del Campidoglio.
Ok della Giunta
"La Giunta capitolina - si legge nella nota del Comune - ha approvato la Memoria che chiede agli uffici di avviare tutte le procedure, a partire da quelle necessarie alla regolazione dei rapporti con la Società Parmalat (Gruppo Lactalis), che deve riconsegnare materialmente le quote". Riconsegna delle quote di maggioranza che è avvenuta oggi da parte di Parmalat, dopo la sentenza della Corte di Cassazione.
Granieri all'attacco
"Apprendiamo della riconsegna delle quote da parte di Parmalat - spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri - ci sorprende che non sia stata accompagnata anche dal deposito (lo stabilimento di Casal Monastero è ancora in quota Parmalat, che di fatto non è ancora uscita dall'affare latte romano, ndr). La produzione di prodotti di alta qualità è preziosa per il nostro territorio e va potenziata, tra questi il latte fresco, di cui Roma e il Lazio sono tra i maggiori consumatori in Italia". Basti pensare che il comparto zootecnico del Lazio, offre lavoro a più di 20 mila dipendenti, conta oltre un milione di capi che rappresentano circa il 5 per cento del dato nazionale, con una presenza dell'86 per cento di ovini, caprini, bovini e oltre il 5 per cento di bufalini e il 4 per cento di suini. "Dobbiamo valorizzare i n nostri prodotti Made in Lazio - prosegue Granieri - non è accettabile l'importazione dai paesi del nord Europa, di latte e suoi derivati. Prodotti non soggetti ad alcun controllo in ingresso in Italia, che creano grandi problemi alla nostra economia, a partire da una concorrenza diretta sui costi di produzione. Importazioni che vanno ad incidere anche sui prezzi del mercato".Quello importato non è mai latte fresco, che in modo intrinseco, contiene il massimo degli elementi nutritivi di alto valore. "Il latte fresco di Roma e del Lazio - conclude Granieri - rappresenta una distintività della nostra regione e dobbiamo tutelarlo, attraverso strategie di intervento, che ne consentano la valorizzazione. E' in quest'ambito che rientra la riqualificazione del marchio Centrale del Latte di Roma, che ha un valore riconosciuto da tutti i cittadini della nostra Regione. Occorre avviare un processo di riqualificazione e di restituzione al territorio, che deve vedere gli agricoltori in prima linea in questo percorso, per non perdere l'elemento di traino tra produzione e consumo".
Le aziende coinvolte nel business
Attualmente sono presenti nel Lazio circa 17 mila aziende zootecniche di cui 1300 ad orientamento latte con oltre 48 mila capi di mucche da latte, oltre 191 mila capi di bovini e 81 mila capi bufalini. Il latte vaccino rappresenta l'88% della quantità totale di latte raccolto nel Lazio.