Roma
Cercate lavoro? “Meno selfie, imparate da Instagram. I consigli di Riva
Webinfluencer ed esperto di comunicazione, Gianpiero Riva analizza per Masteranskills il fenomeno della selfie mania
di Fabio Carosi
Disoccupazione, inoccupazione, ricerca di lavoro e giovani alle prese con la costruzione del futuro, appesantiti dal fardello del passato. Ma la Rete è davvero un'occasione per lavorare? Web e social, tra immagini, selfie, video virali e post sono l'incubatore giusto nel quale far crescere una new economy?
Affaritaliani.it ha girato la domanda a Gianpiero Riva, giornalista, ingegnere elettronico, fondatore di aziende informatiche del settore medicale; persino musicista rock ma anche e soprattuto, formatore di giovani nei corsi post laurea di Masterandskills e web influencer, animatore-mattatore della Social Media Week e dell'appuntamento organizzato da Masteranskills “User genereted content: oltre il selfie”.
Allora Riva, oltre i selfie, questa benedetta rete dà opportunità di lavoro?
“Io ne sono un esempio pratico ma solo se la rete viene vista come un ambiente dove far nascere le idee. Io contamino le lezioni con suggerimenti di percorso e di visione. La rete deve essere capita e prima si impara a farlo e meglio è. Vi faccio un esempio: è come il caffè letterario del Settecento solo che prima bisogna capire come nascono le idee. Vede, un'impresa è un'idea e poi bisogna capire che devo comunicarla e come comunicarla. Se io ho un'idea non convenzionale riesco comunque ad emergere. Solo che le idee non nascono dall'intuizione del singolo ma dalla squadra. C'è sempre uno stimolo che posso dare io e che poi viene digerito e ritorna. Alla fine tutte le grandi idee dell'umanità sono nate proprio all'aggregazione, tra il confronto tra i pensatori E' un'onda sonora che viene propagata e aumenta... e i social sono un pericolo perché possono essere un posto dove perdere un sacco di tempo. Io da ragazzino ho perso un sacco di tempo sul muretto a strimpellare e non ho risolto niente. Se avessi perso lo stesso tempo andandomi a proporre e a misurarmi forse avrei risolto. I social sono così, possono far crescere le idee”.
Dunque i social come opportunità ma anche come pericolo vero? Ci salveremo dall'iper selfie?
“Posso parafrasare? I social media sono uno strumento che ci permette da un lato di espandere le potenzialità oppure rimanere imbrigliati all'interno di relazioni che non servono a niente. Se non ti occupi della tecnologia sarà lei che si occuperà di te. Non possiamo non occuparci dei social, altrimenti si occuperanno di noi. E' un principio irreversibile e di massa e non possiamo farci niente”.
Riva, lei la scorsa settimana a Roma ha catalizzato l'attenzione durante uno speach nel quale si è divertito ad animare un confronto tra gli anziani professori “pre like” e i giovani che senza like sembrano smarriti. Quella del like è una patologia?
“Sì c'era un confronto tra la ”vecchia guardia”, i professori over '60, e la realtà di oggi con i giovani che rischiano di cadere nella ricerca spasmodica del consenso che si misura in termini di like. La vecchia guardia si è chiesta il senso dell'autoritratto sociale, sino alle foto alla narrazione in cui non si compiono atti che non hanno più un senso e che possono sconfinare in una forma patologica”.
Like, dunque esisto e like dunque sono?
“Per me è una sfaccettatura della realtà molto poliedrica. Dalle osservazioni del professore sono partito anche osservando il mondo dei social come protagonista... soprattutto su instagram e mi sono autoanalizzato. Perché mi interessava aumentare i follower? La risposta è che è la voglia di avere un'opportunità può sconfinare nella forma patologica ma alla base c'è il desiderio di avere audience. Io ci lavoro con il mio audience, perché vengo ingaggiato da diverse agenzie come influencer e questa di fatto è pubblicità nella miglior forma perché io sono immerso nell'esperienza. Ora i giovani capiscono che avere una buona audience è un viatico per un progetto di kickstart. Un ragazzo che ha sul suo canale youtube 250/250 mila visualizzazioni, che in termini di conversione vale il 2,3% è un viatico per un progetto su Kickstarter". Kickstarter è un azienda americana che permette di lanciare progetti in crowdfunding. Bene, tutto questo va insegnato nell'età in cui i ragazzi hanno bisogno e tempo di imparare ed è in quel momento lì che se riusciamo a far capire loro che la voglia di ricerca di visibilità non è così negativa, è energia può far nascere imprese o startup. Quindi dobbiamo spiegare loro come ottenere l'audience con la teoria e la pratica”.
Torniamo ai selfie. E' mania?
“La prima analisi che mi viene da fare è perché la massa degli utenti dei social pubblicano i selfie? La risposta è che mi sono dato e che non sanno cosa fotografare. Instagram un anno e mezzo fa ha stimolato i brand a utilizzare la piattaforma con una sfida: “trova la bellezza dappertutto”. E l'ha dimostrato prendendo dei fotografi e l'ha messi a disposizioni dei brand. I social fanno intrattenimento e non vogliono la pubblicità invasiva per sognare. Questo è quello che fa la massa, i brand devono riuscire a farsi dare un like prima ancora che l'utente si sia accorto che è pubblicità. E' questa è brand reputation”.
Senta lei insegna comunicazione visiva, visual e uso degli strumenti per la comunicazione digitale alla Masterandskills di Roma. I giovani li vede da vicino, che idea si è fatto? Ce la faranno?
“Secondo me sì ma uno su mille”.
E gli altri?
“Purtroppo si perdono per strada per educazione, famiglia e cultura. Difficile far cambiare strada a qualcuno immerso in un io che l'ha contaminato. Ma se si liberano forse ce la fanno. La rete può essere tremenda”.
Ritorno alla terra con chi non ce la fa, come recita l'adagio sulle braccia sottratte all'agricoltura?
“Guardi che l'agricoltura non è un destino per meno intelligenti. Il problema non è educare ma mettere nelle condizioni di imparare. L'allenamento è la parte maggiore. Da Mozart a Steve Jobs si sono allenati tutti nella loro passione e nel loro ambiente. Tutto sta a capire qual è”.