Roma

Chi ama Roma, batta un colpo. Al degrado della città non ci si deve abituare

Andrea Catarci di Movimento Civico ripercorre le tappe che hanno portato allo sciopero generale e alla manifestazione del sabato

di Andrea Catarci *

Di fronte ai cumuli di immondizia, all’incuria del verde urbano e degli edifici scolastici, ai trasporti immobili, alle aziende pubbliche in crisi e in generale allo sfascio del sistema Campidoglio, si corre il rischio di abituarsi alla realtà, di considerarla come l’unica possibile, di non meravigliarsi più.

Le parole di giustificazione della Sindaca Raggi come di assessori e consiglieri della maggioranza M5s talvolta farebbero addirittura sorridere, per la goffaggine di una dichiarazione rilasciata proprio nel momento meno opportuno o per quel senso di estraniazione dal mondo che sembra pervaderli: sempre uguali, sempre pronti a spiegare che le cose stanno migliorando e che presto avranno cambiato tutto, sempre distanti dall’assunzione di responsabilità sociale. La posta in gioco però si chiama Roma. Per questo le risatine e le alzate di spalle sono un lusso che non ci si può permettere, come non bisogna stancarsi di fare l’elenco dei disastri con cui ogni giorno si peggiora la qualità della vita, a rischio di risultare noiosi.

“Chiedo ai sindacati confederali un atto di responsabilità. Vi chiedo di revocare lo sciopero del 25 ottobre, per il bene di Roma. L’obiettivo di bloccare la città – rivendicato in questi giorni da alcuni sindacalisti – non ha alcuna giustificazione oggettiva. I cittadini romani non lo meritano e di fronte a loro dovrete assumervene la responsabilità”, dichiarava la Sindaca Raggi poco prima che rimbalzasse la notizia delle 3.500 lettere di licenziamento che la Roma Multiservizi – partecipata al 51% da Ama - sarebbe sul punto di inviare, tanto per rendere ancora più incandescente il clima e più cupo il destino delle aziende partecipate e di migliaia di persone.

Poco prima l’assessore comunale alla Mobilità Pietro Calabrese, a proposito della società partecipata che si occupa delle metropolitane e dei sistemi di mobilità messa in liquidazione, cercando di chiarire gli obiettivi della giunta scriveva su Facebook: “Su Roma Metropolitane abbiamo scelto una strada precisa ed inequivocabile: porre in equilibrio i conti attraverso la liquidazione controllata per garantire continuità aziendale e il proseguimento delle opere infrastrutturali”. Sorvolava su un dettaglio non di poco conto: il personale considerato in esubero paga un’evidente dal 2017 ci sono 426 milioni di euro provenienti dal governo nazionale - per l’adeguamento antincendio e l’ammodernamento delle linee A e B -, che giacciono inutilizzati in qualche iter tortuoso simile al classico vicolo cieco.

Alle drammatiche condizioni delle aziende pubbliche, vero e proprio vaso di Pandora senza più nessun coperchio, si aggiungono i noti disastri in tema di verde urbano e manutenzione stradale, con difficoltà strutturali aggravate dall’incapacità di utilizzare le risorse esistenti, nonché tante piccole involuzioni disseminate nei diversi ambiti della macchina capitolina, dallo sport alle politiche sociali.

“Umanamente può dispiacere che il precedente gestore non abbia vinto il bando ma sappiamo che tramite l’avviso pubblico è stato premiato il merito e che quindi la piscina della Garbatella avrà la possibilità di divenire sempre più un’eccellenza”, dichiarava l’assessore comunale allo sport Daniele Frongia nel commentare gli esiti della procedura di affidamento per la piscina di viale Giustiniano Imperatore, nel quartiere San Paolo. In realtà a decidere la gara è stata invece l’offerta economica, cioè non ha vinto il miglior progetto tecnico-professionale ma chi ha garantito più soldi, con il rischio di contraccolpi sulla qualità del servizio e del lavoro.

Il Dipartimento Politiche sociali di Roma Capitale “comunica che alla scadenza del 14 ottobre 2019, ore 12:00 non è pervenuta alcuna offerta relativa alla procedura negoziata per l’affidamento del progetto “Percorsi di formazione e tirocini di inserimento o reinserimento finalizzati alla riabilitazione e all'inclusione sociale in ambito dell’agricoltura sociale in favore di cittadini con disagio mentale” e che procederà alla restituzione di circa 624.0000 euro. Il bando è stato preventivamente contestato per evidenti incongruenze dalle associazioni e dagli operatori dell’agricoltura sociale, rimaste prima inascoltate e successivamente defraudate della possibilità di usufruire di fondi importanti, destinati a essere perduti.

Le mobilitazioni della Roma del presente

All’ennesimo elenco da cahier de doleance si contrappone per la prima volta da anni un’iniziativa decisa, che la dice lunga su quanto in città stia maturando la consapevolezza di dover voltare pagina il prima possibile. L’appuntamento più importante è quello in piazza del Campidoglio per la mattina di venerdì 25 ottobre, in occasione dello sciopero generale voluto dalle forze sindacali per denunciare l’insensatezza delle politiche attuate in tema di aziende pubbliche e a difesa del personale, un microcosmo di circa 30.000 persone. Hanno raccolto l’invito a partecipare anche l’amministratore unico uscente di Roma Metropolitane e l’ex presidenta del cda di Ama, mentre diversi pezzi di città – esperienze civiche, realtà di movimento, associazionismo, terzo settore, volontariato, consiglieri di opposizione, alcuni governi municipali - si sono uniti alla mobilitazione e hanno preso la parola invitando i romani a scendere in piazza e solidarizzare, aggiungendo la loro parte di critica materiale all’operato della giunta Raggi. “Non siamo lavoratori delle municipalizzate, anzi spesso non abbiamo proprio lavoro e quando lo abbiamo è senza nessun contratto, a ore, a giornate, qualche mese se dice bene. Per questo sappiamo cosa vuol dire lavorare in condizioni umilianti e ci sentiamo solidali con chiunque si batta per migliori condizioni di lavoro, tanto più che in quanto utenti dei servizi cittadini ne viviamo direttamente il disagio e il degrado della loro mala gestione. Per questo il 25 ottobre è uno sciopero anche nostro”, hanno dichiarato Action e Spin Time Labs, organizzazioni note nel variegato panorama cittadino dei movimenti per il diritto alla casa e all’abitare.

Il giorno successivo, sabato 26 ottobre, torna a mobilitarsi anche Tutti per Roma. Roma per tutti, l’organizzazione informale, progressista e democratica nata fuori dall’alveo dei partiti tradizionali che già un anno fa aveva promosso una manifestazione ai piedi della statua di Marco Aurelio contro “il degrado e l'impoverimento culturale ed economico che sta soffocando Roma”. Questa volta la parola d’ordine è un più esplicito #bastaRaggi, con cui si invitano i cittadini, i comitati, gruppi e le associazioni a “camminare, lungo un pezzo del nostro fiume, insieme ai lavoratori abbandonati dalle aziende che hanno lasciato la città, ai giovani che non trovano più lavoro, alle eccellenze artigiane sempre più in difficoltà, ai centri culturali e sociali sfrattati dalle proprie sedi storiche, ai cittadini costretti a ore di traffico insostenibile, alle famiglie, agli anziani, ai meno tutelati che vedono ridursi ogni giorno i servizi pubblici essenziali”, da ponte Sant’Angelo all’isola Tiberina.

Sono mobilitazioni che si vanno a sommare alle vertenze di respiro cittadino già in atto, come quella sul patrimonio da destinare a utilizzo socio-artistico-culturale, che vede per protagoniste le realtà sotto minaccia di sgombero - da Lucha y Siesta al nuovo Cinema Palazzo, da Acrobax alle occupazioni socio-abitative e a tutto il resto -, cioè le migliaia di persone che hanno trovato un alloggio riadattando alla bisogna stabili abbandonati e di quelle che, dalla metà degli anni Ottanta, hanno migliorato la vivibilità di molti quartieri recuperando edifici dismessi per farci cultura, politica, scambio intergenerazionale, servizi. Nell’ultimo periodo si è creato un fronte allargato capace di comunicare con soggetti di mondi diversi dai propri, contrapposto alla giunta comunale intenzionata a azzerare tutto per qualche spicciolo. Infine, si stiano riducendo progressivamente i consensi alla sindaca e alla giunta, con incrinature che minano visibilmente lo stesso microcosmo di appartenenza, per l’incapacità palese di governare e anche solo di capire la città, le sue problematiche e le sue sofferenze profonde.

Un laboratorio per la Roma del futuro

Insomma, aldilà dei calcoli e dei timori per il futuro prima si chiude la parentesi grillina in Campidoglio e meglio è. Per usare ancora le parole del comitato civico Tutti per Roma, Roma per tutti, “Roma non può rimanere immobilizzata e schiacciata tra l’incapacità della giunta attuale e il timore di cadere nelle mani di nuovi governanti, altrettanto pericolosi, che la vedono come preda di una lotta di potere”. Proprio tale consapevolezza, però, deve stare alla base di un altro sforzo, importante come le mobilitazioni stesse, finalizzato a attivare e strutturare in forma stabile un laboratorio su Roma e per Roma, in cui elaborare e rendere comprensibile un’altra idea di città, in cui aggregare esperienze organizzate – di tutti i tipi e al di fuori di ogni gerarchia e pregiudiziale - e singole intelligenze con l’obiettivo di dotarsi di strumenti utili ad analizzare la metropoli per governarla meglio, in cui costruire una specie di parco-progetti guardando alle azioni migliori condotte nei 15 municipi come a tessere di un unico mosaico, parzialmente complementare e esportabile. Si tratta di un passaggio irrimandabile, non solo per scongiurare il ritorno della peggior destra, stavolta a egemonia leghista, quanto per almeno due ordini di motivi. Primo, perché in generale Roma può trovare una via d’uscita alle sue crisi con tratti di declino solo se rimette in moto un ‘pensiero lungo’, utilizzando le energie migliori di cui dispone, il suo capitale umano, a partire dalle 32 università, dai 30.000 ricercatori, dai 250.000 studenti universitari, dai 100.000 studi professionali con avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, agronomi, medici, le decine di organizzazioni sindacali e di categoria. Si tratta di risorse che non sono di proprietà di nessuno ma stanno lì, in molti casi disponibili a dare un contributo qualora vedano le condizioni favorevoli per farlo e che potrebbero assumere un ruolo essenziale nella programmazione dello sviluppo territoriale, nel restituire decoro a edifici e piazze, nell’allargamento della base produttiva, nell’irrobustimento del sistema terziario, nella riorganizzazione della componente industriale, nel potenziamento del turismo, nell’aumento dell’offerta di servizi laddove più carente.

Secondo, perché prima che dia la linea qualche segreteria partitica tanto miope quanto pretenziosa, come avvenuto più volte nel recente passato, va valorizzato in un’ottica di progetto complessivo il ruolo e la funzione delle realtà che stanno sul campo a guerreggiare con la giunta Raggi e con le tante difficoltà del presente, la città che esiste e resiste: i movimenti, l’associazionismo, le persone impegnate nei lavori di cura - educatrici, operatori sociali, cooperazione - e nelle lotte per l'abitare e la dignità, i comitati civici, la produzione artistica e culturale dal basso, i creativi del lavoro e della produzione aggregati in coworking e fablab. Già qualche figura autorevole come Walter Tocci ha auspicato la “nascita di un Forum permanente tra gli esponenti della coalizione politica e i rappresentanti di soggetti sociali e civici. Un luogo di iniziativa e di confronto tra tutte le persone che operano quotidianamente per il cambiamento della città, nei quartieri, nel lavoro, nella cura dell’ambiente, nelle innovazioni produttive, nella cultura, nell’educazione, nel volontariato. Un luogo accogliente per scambiarsi le esperienze, elaborare un convincente programma di governo e promuovere una nuova classe dirigente capace di portarlo avanti”. Oltre a mobilitarsi per chiedere alla Sindaca Raggi di porre fine all’agonia del presente, è tempo di rompere gli indugi e di scegliere decisamente il terreno della ricostruzione e della rinascita. Non sarà una sigla, un nome o un’altra qualunque scorciatoia a contrastare i malesseri sociali e le mire distruttive delle destre tanto sovraniste quanto antiromane, serve un progetto condiviso e realizzabile di trasformazione della città attuale, da avviare intorno ai quattro municipi – I, II, III e VIII - in cui il blocco progressista è maggioranza, dove è credibile come alternative di governo per il fatto che in esso materialmente si esercita ogni giorno. Bene ha fatto nel suo piccolo questo giornale, Affari Italiani, a aprire le pagine a un dibattito continuativo su Roma, ricevendo i contributi di persone impegnate nella vita politica e sociale e c’è da auspicare che ne seguano le orme altri organi del mondo dell’informazione.

* Andrea Catarci, Movimento civico