Roma

"Chi si candida a sindaco è matto". La folle corsa

di Francesca Frascarelli *


Siamo tutti molto bravi e soprattutto molto convinti a collegare la scelta di entrare in politica a giustificazioni di tipo economico e ambizioni di potere. Ormai il legame tra politica e corruzione è evidente, eppure ci sfugge che c’è dell’altro, pensiamoci un attimo: perché in un momento come questo una persona dovrebbe candidarsi come Sindaco di Roma?
Ora vi chiedo un altro sforzo, proviamo ad abbandonare i pregiudizi, evitiamo di dire le solite banalità, lasciamo da parte tutti i condizionamenti e immergiamoci nella mente di chi si è candidato per diventare il sindaco di Roma oggi, in questo preciso momento storico e c’è un motivo per cui sto ponendo l’accento su “oggi”. Infatti  seppur innegabile nella sua bellezza e grandezza, Roma è anche la città dei grandi poteri e dei grandi scandali. Roma è anche Mafia Capitale, è anche  Parentopoli; è lo scandalo degli affitti, degli sprechi, delle mazzette, delle tangenti e dei “regalini” vari.
E in questo intreccio così intricato e complesso mi sorge spontaneo interrogarmi sulla  “salute mentale” del futuro sindaco e chiedermi “ma non sarà mica matto"?
Forse infatti ad ognuno di noi, in un picco di autostima, è balenata per la testa l’idea di poter essere “qualcuno” in una città come Roma, eppure però molti di noi si sono trattenuti dal farlo. La nostra razionalità ha fatto il suo dovere e ci ha riportato dolcemente entro i propri limiti.
E mentre continuavo a riflettere su quella che ho definito “la psicopatologia del sindaco di Roma" mi è tornata in mente una delle celebri citazioni di Giulio Andreotti: “Ci sono pazzi che credono di essere Napoleone e pazzi che credono di poter risanare le Ferrovie dello Stato”.
Tutto torna e conferma che bisogna essere davvero matti per mettersi in politica adesso. D’altronde però, a conferma di questa ipotesi, anche l’ex presidente della Repubblica Italiana (nonchè presidente del Consiglio per breve tempo e varie volte Ministro dell’Interno) Francesco Cossiga soffriva di disturbo bipolare e amava definirsi così: “Io non sono matto. Io faccio il matto, è diverso.. io sono il finto matto che dice le cose come stanno”. Ora che lo sia stato o lo facesse, sembra sempre più chiara la stretta relazione tra pazzia e uomini politici.
Ma, tornando a noi, cosa frulla nella testa di questi aspiranti sindaci? Credono davvero di poter cambiare Roma? Sono veramente convinti che saranno proprio loro a risolvere il caos che regna a Roma e a ripulirla da tutto questa “sporcizia”? Perché è questo quello che dovranno fare. Lo scenario infatti non è rose e fiori. Provate solamente ad immedesimarvi nella vita del futuro sindaco, beh se lo avete fatto di certo non avrete visto solo cene di gala, feste e banchetti ma anche tutta una serie di problemi da risolvere, il più "semplice" tra tutti quello della mobilità e, chi vive a roma lo sa, traffico e mancanza di servizi sono la norma.
Dunque cosa li spinge? Semplice, quello che io chiamo “ONNIPOTENZA PATOLOGICA”.  Già, sentono un senso di controllo onnipotente e hanno un maledetto bisogno di interpretare le esperienze come frutto del loro illimitato potere. “Avere potere” sugli altri è uno dei loro scopi principali ed è il motivo che li spinge a preferire attività che richiedono astuzia, pericolo ed esercizio di essere influenti, tipica delle posizioni politiche.  
Si sentono superiori e sentono l’esigenza di ammirazione, ma sono anche caratterizzati da mancanza di empatia, motivo per cui, credendo di essere autorizzati a soddisfare i propri bisogni senza attendere, sono capaci di sfruttare gli altri, i cui bisogni e opinioni vengono ritenuti di scarso valore.
Ma attenzione sono anche estremamente sensibili ai fallimenti, alle sconfitte e alle critiche. Se incontrano un fallimento possono facilmente manifestare rabbia o cadere in depressione. Anche se sono presuntuosi, sopravvalutano le loro qualità e sono convinti di avere il diritto di essere trattati in modo particolare, sotto la patina della sicurezza e del carisma c’è però un’incolmabile sensazione di essere “niente”.
L’arroganza, la critica e la superiorità servono per non entrare in contatto con questa parte di sé fragile che genera una sofferenza intollerabile. La superficie è solo una difesa per proteggersi dal senso di inutilità che li affligge e questo spiega il bisogno di raggiungere grandi traguardi e assumersi ardue imprese come quella di salvare Roma dal declino.

* Francesca Frascarelli, psicologa & coach della salute. Si occupa principalmente di psicologia energetica, dedicando particolare attenzione agli squilibri mentali e fisici legati allo stress. Fondatrice della “stressologia”, utilizza macchinari all’avanguardia per la guarigione dei suoi clienti in un ottica che nega ogni forma di distinzione tra mente e corpo. Ritiene che la mente e il corpo sono la stessa cosa e che si può curare il corpo lavorando sulla mente e, allo stesso modo, guarire la mente lavorando sul corpo.