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Roma
Commercio, la Regione prepara la rivoluzione delle regole. Uguali per tutti

di Sabrina La Stella

Commercio in crisi, burocrazia che congela gli affari: alla Pisana parte l'iter sulla nuova legge per definire regole uguali per tutti i comuni del Lazio e garantire tempi snelli per il rilascio delle autorizzazioni, dalla licenza all’insegna, alla difesa del commercio.

Le audizioni andranno avanti fino a novembre: ascoltati tutti gli interlocutori per ridare una boccata di ossigeno agli affari. Già in agenda della commissione gli incontri con le associazioni di categoria più rappresentative, da Lega Cooperative, a Federlazio, con Confcommercio e Confesercenti, Unindustria e Confimpresa Lazio, insieme ad A.G.C.I. E U.N.C.I., fino al mondo delle cooperative e dei sindacati. Tutte hanno lo stesso obiettivo: dire la loro sui lacci che soffocano gli affari capitolini e regionali.

Un anno e oltre per aprire una serranda è davvero troppo. Così come 30 giorni per autorizzare un’insegna. Senza contare che in tema di commercio, ogni comune regionale decide per conto suo, approvando i propri regolamenti, e riempendo il vuoto legislativo della Pisana, in tema di riordino e semplificazione delle norme, prescritta dall’Europa già nel 2006, per semplificare la vita ai commercianti. Ed infatti anche il Campidoglio, di recente (delibera 64/2017) ha dato il suo contributo alle difficoltà del commercio, con lo stop a minimarket, friggitorie e negozi di souvenir in Centro Storico e a San Lorenzo per i prossimi tre anni.

Massimiliano Maselli, che presiede la Commissione dello Sviluppo Economico alla Pisana, non ci sta, e impugna la direttiva dell'Unione Europea del 2006 (la CE 126/2006 cosiddetta Bolkenstein) che già da un decennio prescrive agli Stati Membri di liberare gli affari dalla burocrazia e rilanciare l'economia del Paese.

Ad Affaritaliani ricorda cosa prevede la Bolkenstein: “E' una direttiva che ha visto vari timidi tentativi di adeguamento avvicendarsi nel tempo, sia da parte del governo nazionale che ha imposto alle regioni di semplificare (d.l. 59/2010), sia da parte delle giunte passate, con proposte finite nel cassetto. L'ultima, quella studiata dalla giunta Zingaretti. Ora è il momento di fare sul serio”.

Quali sono i problemi al primo posto?

“Prima di tutto bisogna partire dai tempi biblici delle autorizzazioni per aprire le serrande. Poi bisogna snellire le procedure, per evitare che si debba attendere, ad esempio, 30 giorni per l’affissione dell’insegna. Infine non si può tollerare, in un territorio così complesso e prezioso per l’indotto economico dell’itera penisola, che ogni comune corra per conto proprio, adottando un proprio regolamento. Le regole devono essere chiare ed univoche”.

Quale sarà il percorso del nuovo testo legislativo?

“Il cammino è lungo perché dopo una prima fase di discussione e confronto con le categorie interessate, la proposta che ne scaturirà dovrà passare il vaglio della commissione competente, ed infine andare in aula per il voto di tutte le parti politiche”.

In effetti si tratta di un progetto più volte interrotto negli anni

“La bozza di riordino ora al vaglio si compone di 85 articoli, che dovrebbero andare a sostituire di fatto tutte le leggi precedenti, troppe e troppo complesse: da quella del '99, (la 33/99 tutt'ora in vigore in tema di commercio), integrata nel 2006 (l. 21/2006) e ancora rivista dal provvedimento omnibus sulle reti d'impresa (art. 113 della l. 4/2006). Senza contare che il commercio all’ingrosso è ancora disciplinato da norme che hanno una trentina d'anni (l. 74/84). Tutte insieme oggi costituiscono la selva oscura in cui trovare la retta via per aprire un esercizio nel territorio di Roma e della Regione Lazio”.

Come mai la Regione non ha ancora approvato regole chiare e snelle, come in tutta Europa?

“Le prescrizioni dell’Europa hanno prodotto varie proposte, da parte delle giunte passate, seppellite nel cassetto. L'ultima, quella studiata dalla giunta Zingaretti. Ma io mi impegno a fare sul serio. Quanto meno non arretrando un passo sull'obiettivo principale: quello di recuperare terreno sul tempo perduto e rendere più facile la vita agli esercenti, e di chi voglia imprendere un'attività, il prima possibile. E' in ballo la vita economica della capitale e di tutto il territorio del Lazio”.

In effetti, se si pensa che la capitale è la prima città per estensione e afflusso turistico d’Italia, con i suoi 138mila esercizi commerciali, di cui il 53% dedicati al commercio con sede fissa e il 22% all’artigianato, si può fare presto il conto del prezzo che si paga nell’ostacolare queste attività.

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