Roma

Comunali Roma, il sogno segreto del Pd: Raggi condannata e non ricandidata

Il Pd spera in una condanna della Raggi e l'effetto Appendino per costruire il candidato unico Pd-M5S. E poi c'è Calenda...

Il Pd e la sinistra si chiudono per 4 ore e mezza in conclave ed escono con poche idee ma confuse. Il “cantiere Roma” è un'idea che piace a tutti da Articolo 1 a Sel, passando per Sinistra Italiana, Psi, Fassina e Demos ma è come una scatola vuota già occupata da Carlo Calenda. Il leader di Azione, con la sua candidatura non candidatura, tiene tutti prigionieri a Pietralata.

Perché Carlo Calenda è l'unico ad avere le idee chiare: si candida ma non ufficialmente ma attraverso la sua punta di diamante Flavia De Gregorio dice chiaramente che le primarie “non s'hanno da fare ne ora né mai”.

flavia de gregorio azione 2
 

Di fronte al leader di Azione il blocco compatto dei presidenti di Municipio, Sabrina Alfonsi, Amedeo Ciaccheri, Giovanni Caudo e Francesca Del Bello che invece le primarie le vogliono. E poi c'è il Pd del segretario romano Andrea Casu che invece ha una posizione ondivaga: “Sì alle primarie sono imprenscindibili ma on line per via del Covid”, ma non subito. E qui spunta Virginia Raggi e il suo processo in appello per il caso Marra e la speranza del Pd che un'eventuale condanna possa sortire l'effetto Appendino e convincere la Raggi a non ricandidarsi. Allora sì che anche a Roma il Pd vorrebbe sperimentare l'alleanza di Governo con un candidato unico al primo turno.

Insomma, se la sinistra ha le idee chiare sulla necessità di aprire il vero cantiere, il Pd prende tempo e aspetta furbescamente che si chiarisca quello che in politichese viene definito “il perimetro della coalizione che non sia solo l'unione di sigle e partiti”.

L'altra paura che fa venire i brividi ai “ragazzi di Pietralata” è che il cantiere diventi solo un cartello elettorale. Il grande assente è un progetto per Roma, un programma elettorale certo e condiviso. Si deciderà al secondo incontro. Forse. Dipende da Calenda.