Roma

Con Donna Assunta muore anche l'Msi. Suo il logo e il dress code di Almirante

di Patrizio J. Macci

Donna Assunta stravolse il look di Giorgio facendogli gettare il guardaroba fatto di raccapriccianti camicie di cotoncino, cravatte di flanella e calzini corti

La fiamma del Movimento Sociale italiano con la morte di Assunta Almirante si è spenta per sempre. Era stata proprio lei a battezzarlo e ad aiutare Giorgio Almirante, primo segretario e organizzatore del Msi, a definirne i tratti rappresentativi, quello che oggi si chiamerebbe logo.

Lui disegnò di suo pugno su un foglio il simbolo, la fiamma tricolore, ma la fiamma da sola -rivelò parecchi anni dopo Donna Assunta  “sembrava quella del Pibigas”, era alquanto miserella come immagine da sola.

Così si risolse di farla promanare da una base trapezoidale nella quale qualcuno vide un catafalco e nel quale alcuni dotati di una fervida immaginazione videro la bara del Duce. Le cronache raccontano che sempre a una idea di Donna Assunta si può ascrivere un manifesto degli Anni ottanta, quando l’Msi era la massimo della popolarità, con il volto del suo segretario in primissimo piano ad occupare tutto lo spazio: “Noi possiamo guardarvi negli occhi” recitava, come un gattone pronto ad ammaliare l’elettore forte dei suoi occhi glaciali e ipnotici, due diamanti.

Il new look di Giorgio Almirante

A lei si deve la trasformazione che lo portò da “profeta macilento”, secco, allampanato, con la barba lunga e un paio di baffoni a leader politico elegante e sempre impeccabile. Donna Assunta gli stravolse il look facendogli gettare via l’intero guardaroba composto da raccapriccianti camicie di cotoncino, i set di cravatte di flanella, il démodé impermeabile nero, i calzini corti. Poi lo spedì da Angelo Litrico, il sarto degli elegantoni democristiani e del “generone romano”.

Il corpo nella bara lievitava per le tessere

Quando nel 1987 morì Almirante raccontò quello che avvenne nei giorni dell’esposizione della salma, per tre giorni e tre notti con una fila di persone interminabile. “La gente venne a inginocchiarsi, lo accarezzava, lo baciava, a un certo punto abbiamo visto il suo corpo che man mano si sollevava. Abbiamo chiuso le porte per vedere cosa stava succedendo e abbiamo scoperto che la salma levitava perché la gente inginocchiandosi infilava la tessera del partito nella bara. Ce n’erano a centinaia sotto il suo corpo, ne furono raccolti tre sacchi”. Quando Gianfranco Fini, da lei appoggiato come erede e delfino di Almirante, decise di strappare con il passato, si riprese il ruolo di “imperatrice madre” e custode della memoria, con tanti figliastri ma nessun vero erede.