Roma
Conte uno, Conte bis: nel linguaggio del corpo la metamorfosi. Parla l'esperto
L'esperto di linguaggio del corpo antonio Luce racconta la metamorfosi fisica del presidente Conte. Svelati i suoi segreti
di Tiziana Galli
Governo giallorosso, Governo gialloverde, Conte uno, Conte bis. Ecco come un presidente conquista il proprio scettro: atteggiamento, postura e mimica di un professore che si trasforma in leader. “Un leader che si nuove impettito e a testa alta”.
Una trasformazione in corsa, quella di Giuseppe Conte che nel giro di pochi mesi ha alzato lo sguardo e affinato lo stile; il punto di svolta è da individuare nel crollo del precedente governo e per la precisione nel focoso discorso in senato indirizzato a Salvini, ad Agosto. Una vera catarsi che ha trasformato un professore universitario in cattività in un leader indipendente.
Affaritaliani.it affronta il grande cambiamento di Giuseppe Conte con Antonio Luce, psicologo, formatore, esperto del linguaggio del corpo che nel 2010 per primo ha parlato della menzogna nella comunicazione non verbale a proposito di Michele Misseri e dell’omicidio di Avetrana. Autore di sei libri sul linguaggio del corpo, Antonio Luce ha cominciato nel 2003 a insegnare in alcune questure italiane la comunicazione non verbale.
Antonio Luce, cosa traspare dallo stile del presidente Conte?
“Giuseppe Conte è, ed è sempre stato, elegantissimo, ma quello che sta emergendo in questi ultimi tempi è proprio la sua creatività tutta italiana che lo porta a lanciarsi con particolari estetici più fantasiosi man mano che consolida il suo ruolo e la sua autonomia decisionale”.
E questo da che cosa emerge?
“L’accentuarsi della ricercatezza di alcuni particolari lascia intendere che ora lui non teme più giudizi, può mantenere apertamente la sua leadership: ne è un esempio la pochette, nel taschino della giacca, che arriva addirittura a mostrare quattro punte, ma soprattutto la sua nuova sicurezza si intravede dalla postura che ha assunto con tutto il corpo. Ora si muove impettito e a testa alta”.
Cosa intende per "a testa alta"?
“All’inizio del suo primo mandato Conte era, sostanzialmente, il portavoce di Salvini e Di Maio: se osserviamo le immagini dei primi summit internazionali, come ad esempio il G7 canadese del 2018, constatiamo che Conte cammina sempre ricurvo e a testa bassa, in coda rispetto alla parata degli altri leader, mentre, nelle foto di gruppo, la sua figura viene messa sempre ai margini. Nell’ultimo viaggio che ha fatto in America nel suo secondo mandato, la situazione è cambiata completamente e Conte si è posto in maniera assolutamente differente, parlando e muovendosi in maniera sciolta e determinata, a testa alta e a petto in fuori: da segnalare che l’atteggiamento impettito rivela orgoglio e fierezza. C’è da considerare che il presidente Conte ha un know-how da insegnante universitario: era abituato a parlare in pubblico in condizioni più controllate, con un linguaggio aulico e una platea in ascolto. Come Presidente del Consiglio, e portavoce di partiti populisti, Giuseppe Conte si è dovuto abituare a un pubblico diverso, ma soprattutto ha dovuto imparare a gestire le obiezioni in tempo reale. Questo processo di adeguamento da un ruolo all’altro ha richiesto tempo e lavoro per cambiare la percezione di se stesso. Ora è diventato un leader, guarda in faccia le persone e ha una comunicazione fluida”.
Qual è la disciplina che utilizza maggiormente la conoscenza del linguaggio del corpo?
“Senza dubbio la politica e Reagan è stato lo spartiacque tra il “vecchio” e il “nuovo mondo”, tra il tempo in cui si eleggevano leader con un carisma innato, come quelli del dopo-guerra, e il tempo attuale in cui la comunicazione dei politici è studiata nel dettaglio. Reagan era un attore, interprete di un copione studiato per suscitare consenso nella Nazione. Da quel momento in poi il linguaggio del corpo e la comunicazione non verbale sono diventati gli strumenti più usati in politica”.
E in Italia?
“In Italia è stato Berlusconi a cambiare le regole della comunicazione: dopo di lui ogni politico ha avuto la necessità di essere, o diventare, fluido nei comportamenti e nel modo di porsi”.