Roma
Coronavirus, 570mila contro Conte: studenti fuori sede dimenticati dal Governo
I 570mila universitari fuori sede italiani costretti a pagare l'affitto delle proprie stanze anche se sono tornati a casa: “Scritto a Conte, non ci ha risposto”
di Federico Bosi
Le lezioni universitarie sono solo online e la maggior parte dei 570 mila studenti fuori sede italiani nelle scorse settimane è tornata a casa, e lì resteranno a studiare fino al termine dell'emergenza Coronavirus. Ma gli affitti delle proprie stanze non sono stati sospesi dal Governo ed online esplode la rivolta.
A guidarla Giovanni Feo, studente di 23 anni al primo anno della magistrale in Management alla Luiss Guido di Roma ma originario di un piccolo paese della provincia di Avellino. Due settimane fa ha lanciato una petizione online in cui chiedeva al premier Giuseppe Conte ed al ministro dell'Università Gaetano Manfredi la sospensione dei canoni di locazione per gli studenti universitari fuori sede. In meno di 15 giorni la petizione ha raggiunto quasi 73mila firma, ma dal Governo nessuna risposta.
Come è nata l'idea di lanciare una petizione online?
“Io ed i miei colleghi di università siamo tornati a casa intorno all'8 marzo, ovvero quando il nostro ateneo ci ha comunicato che avrebbe chiuso ed avrebbe proceduto con lezioni online. Tutti all'inizio abbiamo pensato che la cosa sarebbe durata poco, che qui al Sud non avrebbe mai raggiunto i livelli del Nord, e quindi non ci siamo posti il problema. Poi sono iniziati ad arrivare i primi decreti, compreso quello che ci impediva di uscire di casa fino al 3 aprile. E allora qui, recisi conto che il 3 aprile era una data fittizia e che non saremmo potuti rientrare nelle nostre case in affitto per chissà quanto tempo, ci siamo posti la domanda: e ora come facciamo con l'affitto? Gli affitti, specialmente nelle grandi città come Roma o Milano, delle stanze o monolocali per universitari constano moltissimo, a questi ci si aggiungono poi le bollette, arrivando così a cifre anche superiori a 600€. Per famiglie che ad esempio dal 25 marzo si sono ritrovate a casa o senza lavoro o in ferie forzate ed a rischio cassa integrazione, come la mia, spendere 600€ così a vuoto non è possibile. Il Governo non aveva previsto nulla a riguardo e così ho iniziato a pensare su come fare per dare risonanza a questo problema serissimo per noi 'fuori sede'. Di persona non potevo recarmi da nessuna parte, la mail di un ragazzo universitario non l'avrebbero mai presa in considerazione e così ho aperto la petizione online condividendola sulla pagina della mia università. Da lì in tantissimi la hanno iniziata a firmare, facendola girare sulle bacheche di tanti altri atenei e siamo arrivati a quasi 73mila firme”.
Per quale motivo il Governo non ha pensato allo stop degli affitti per voi fuori sede?
“Mi è sembrato molto strano che non ci abbiano pensato. Hanno pensati a tutti, dai lavoratori agli anziani. Forse hanno pensato che con i 600€ messi a disposizione le famiglie potessero pagarci anche gli affitti dei fuori sede, ma come ti ho spiegato prima i prezzi sono altissimi ed è impossibile farlo. A questo punto mi viene da pensare che hanno preferito la strada della totale indifferenza, ma come si fa ed essere indifferenti nei confronti dei così tanti fuori sede che ci sono in Italia? Siamo circa 570 mila, un terzo degli studenti universitari italiani. È come se uno si dimenticasse di città come Firenze o Bologna”.
La petizione è stata indirizzata al Governo, al premier Conte ed al ministro dell'Università Manfredi. Qualcuno vi a risposto?
“No, nessuno ci ha risposto. Lunedì 30 marzo, appena raggiunte le 63mila firma, ho inviato una pec al presidente Conte e per conoscenza al ministro Manfredi in cui ho allegato un pdf di 6mila pagine con tutte le firme della petizione. La mail è stata recapitata al mittente ma nessuno si è degnato di rispondermi”.
Vi sentite abbandonati?
“Assolutamente sì. Siamo, come ti ho già detto, 570mila fuori sede in Italia e 75mila persone hanno firmato la petizione, questo vuol dire che il problema è serio e va affrontato, non aggirato o rimandato. In linea generale per disdire il contratto d'affitto ci vogliono 3 mesi di anticipo. Se anche la lasci, poi ritrovarne una è complicato. Se non paghi diventi moroso. Sono tutti problemi a cui il governo deve dare una situazione per tutelare anche noi”.
L'unico modo attuale per evitare di pagare a vuoto l'affitto è quello di trovare un accordo con i padroni di casa. I locatori si stanno rendendo disponibili o sono intransigenti? Quale è la tua situazione?
“Per esperienza personale e in base a quello che mi scrivono i ragazzi ed i genitori che hanno firmato la petizione, posso dirti con certezza che ai padroni di casa non importa nulla. Loro, giustamente, pretendono ugualmente l'affitto perché in molto casi è proprio con l'affitto che guadagnano. Io infatti non me la voglio assolutamente prendere con loro, ma con chi ci ha portati a questa situazione dimenticandosi completamente di noi”.
Hai chiesto aiuto a qualche associazione o organizzazione per tentare di arrivare più velocemente “ai piani alti”?
“No, sto portando avanti tutto da solo. Al mio fianco ho 'solamente' i quasi 73mila che hanno firmato la petizione. Mi scrivono continuamente per avere aggiornamenti”.
Quale sarà il prossimo passo?
“Non posso negarti che mi sento un po' spaesato in questo momento, non so più che altro fare. Rinvierò sicuramente una nuova pec a Conte, alla sua segreteria e al ministro dell'Università Manfredi, questa volta con 73mila firme allegate. Qualora non dovessi ricevere nuovamente risposta proverò a scrivere a qualche politico, magari loro vengono ascoltati più facilmente”.