Roma
Coronavirus a Roma, l'allarme dell'Ordine dei medici: “I casi aumenteranno”
Nel Lazio 13 i contagi confermati. Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei Medici della Capitale: “La città è pronta ad affrontare emergenza”
di Federico Bosi
A Roma il Coronavirus è oramai realtà: a lanciare l'allarme è il dottor Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei Medici-chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Roma.
Tra la Capitale, la provincia, Fiuggi e Formia, sono arrivati a tredici i contagi confermati di Covid-19, con nove persone ricoverate allo Spallanzani e quattro in isolamento domiciliare. E i casi sono destinati ad aumentare, nonostante né in città, né nel Lazio siano presenti focolai autoctoni.
Dottor Magi, a Roma l'agitazione sale di ora in ora vista la repentina crescita del numero dei contagiati dal Coronavirus. È vero che tutti i casi sono collegabili ai focolai del Nord?
“Assolutamente si, tutti i casi riscontrati a Roma sono ricollegabili ai focolai della zona rossa, in particolare a quelli della Lombardia. Tutte le persone contagiate sono state a contatto con persone che vivono lì, e sono rimaste infettate”.
Si aspetta che il numero dei contagiati a Roma salirà ulteriormente?
“Sicuramente i casi aumenteranno, ma saranno sempre contagi legati con i focolai del Nord Italia. L'obiettivo è quello di evitare di far estendere ulteriormente le zone rosse e di mettere a disposizione degli infetti il maggior numero di posti di terapia intensiva negli ospedali possibili. I posti ci sono, sia chiaro, ma purtroppo non servono solo per i casi più gravi del Covid-19, ma anche per chi ha altre patologie. Più ce ne sono e meglio è. Noi dobbiamo garantire la possibilità di curarsi a tutti”.
Potranno verificarsi decessi anche nella Capitale?
“Al momento la cosa è da escludere, visto che nessuno dei casi accertati nella nostra regione è in gravi condizioni. Qui però è doveroso far una precisazione. Nel 2017 l'influenza così detta 'normale' fece la bellezza di 18 milioni di contagiati e 12.800 morti. Se in quell'anno avessimo fatto dei bollettini in stile Protezione Civile come in questi giorni, sarebbero stati annunciati oltre un migliaio di morti al mese. Inoltre tutti i pazienti affetti dal virus che sono deceduti nelle ultime settimane erano persone anziane e con altre patologie al loro seguito. Gli unici 'giovani' sono stati una donna di 68 anni, ma affetta da tumore con metastasi, e un 62enne che era in dialisi. Concludo l'argomento morti dicendo alla gente di stare tranquilla, e di rispettare tutti i protocolli che lo Stato ha disposto per il Coronavirus”.
Quali sono le corrette misure per evitare che il numero dei contagi in città aumenti?
“Prima di tutto bisogna seguire le norme igieniche note a tutto ormai da settimane, su tutte quella di lavarsi bene e costantemente le mani. Poi un consiglio che mi sento di dare è che chi ha la tosse o qualche linea di febbre sti a casa, si riguardi fino a quando non sarà completamente guarito. Riguardo quella alla gente che crede di aver contratto il virus, ricordo che non deve assolutissimamente recarsi al pronto soccorso, soprattutto in caso di febbre alta, ma deve contattare il numero apposito 800.118.800 e farsi guidare dagli operatori. Inoltre chi pensa di aver contratto il virus, non deve chiamare il 112 o il 118 intasando così i centralini. Quei numeri devono essere lasciati liberi per emergenze di altro tipo”.
Dopo questa ondata di casi, c'è il rischio che i medici di famiglia vengano assaltati dai cittadini presi dal panico da contagio?
“Chi pensa di aver contratto il virus non deve recarsi da nessuna parte, deve restare a casa per evitare di contagiare altre persone. Se ha i sintomi del Coronavirus o chiama l'apposito numero verde, o chiama il medico di famiglia che, tramite delle domande mirate, riuscirà a capire se il paziente ha contratto o no il virus. In caso di infezione, già il medico di famiglia potrà attivare il 118, in modo tale che i medici possano recarsi dal paziente muniti di tutta l'attrezzatura necessaria per lavorare su un caso sospetto. In caso di conferma della patologia, sarà sempre il 118 a smistare il paziente positivo allo Spallanzani”.
Coronavirus semplice influenza o grave malattia: l'Ordine dei medici da che parte si schiera?
“Da nessuna delle due al momento. Quello che sappiamo è che il Coronavirus, che di base è una Sars, si manifesta come una normale influenza. Il problema di questo virus è che non lo conosciamo ancora del tutto ed i medici non sanno bene come comportarsi. Sappiamo che ci sono vari ceppi, come per esempio quello italiano isolato nella zona rossa che è lo stesso cinese, ma sicuramente in giro ci sono altri ceppi differenti. Un problema che è stato riscontrato è che se i pazienti non vengono curati fin da subito nel modo corretto, c'è il rischio che poi vadano in terapia intensiva per gravi insufficienze respiratorie. Ma noi medici siamo 'sul pezzo' ed abbiamo il compito di calmare l'agitazione che si è creata”.
È possibile che a Roma sia presente un focolaio in stile nord Italia ma nessuno se ne è ancora accorto?
“Io direi proprio di no, dai dati che abbiamo lo escluderei. Il poliziotto di Pomezia, per esempio, è stato contagiato da un amico che aveva ospitato proveniente dalle aree rosse della Lombardia. Dallo Spallanzani e dalla Protezione Civile, che monitorano costantemente la situazione, non abbiamo avuto segnalazioni di focolai né a Roma, né nel Lazio”.
Lei ha partecipato nelle ultime settimane a diversi incontri con le istituzioni sul tema. Qualora scoppiasse una vera e propria emergenza, Roma è pronta ad affrontarla?
“Roma è pronta, abbiamo preparato tutto ciò che serve. I protocolli ci sono e sono stati divulgati a tutti, gli ospedali sono attrezzati e le tensostrutture sono state montate. Qualora i casi dovessero aumentare repentinamente, posso accertarle che medici e ospedali saranno in grado di fronteggiare l'emergenza”.