Roma

Coronavirus all'attacco: Vaia, Spallanzani: “Le vacanze fatte così un errore”

Il direttore sanitario dello Spallanzani: “Giusto fare le vacanze, ma gli italiani dovevano rispettare le tre regole: distanza, mascherine e igiene”

Coronavirus all'attacco: “L'aumento dei casi dovuto alla scarsa attenzione degli italiani durante le vacanze”. Questa la teoria del direttore sanitario dell'Istituto Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, che sostiene: “Giusto andare al mare, ma sempre rispettando le regole”. E propone tamponi obbligatori per i viaggiatori alla partenza e non all'arrivo.

Il direttore sanitario Vaia, ad Affaritaliani.it, parla del nuovo aumento dei contagi e di cosa andrebbe fatto evitare che la situazione peggiori ancora di più.

Dottor Vaia, nei giorni scorsi ha detto che questo aumento dei casi non è dovuto ad una seconda ondata del virus Covid-19. Chi è allora il responsabile? La poca attenzione degli italiani, giovani su tutti?

“Una seconda ondata del Covid non c'è stata perché il virus non è mai morto. Se non è morto, come fa a tornare? Questo aumento è dovuto all'incapacità del nostro sistema Paese di far ripartire in sicurezza tutti i sistemi della società. Serve sicurezza per poter tornare ad una pseudo normalità. Le vacanze per esempio erano necessarie perché gli italiani se le sono meritate però non in questa maniera. Andavano fatte in sicurezza, rispettando le tre regole storiche di questo virus: distanziamento, igiene delle mane e mascherina. Il compattamento individuale dei cittadini, giovani su tutti, è il problema e la dimostrazione lo sono i test che stiamo svolgendo negli aeroporti di Fiumicino e Ciampino a tutti i passeggeri di rientro dai paesi più a rischio. La stragrande maggioranza delle persone che stiamo trovando positive sono i ragazzi, quei ragazzi che frequentano le zone delle movida estere. Oggi il problema sono loro ed infatti è cambiata la carta d'identità del paziente Covid tipo: prima era l'anziano con polmonite, ora l'età media è sotto i 40 anni ed il paziente asintomatico con una carica virale elevatissima. Il mio appello va quindi ai giovani: questo è un virus senza pietà, quando scoprono di essere positivi devono essere positivi e devono fare in modo di non contagiare neanche i genitori o i nonni. Il circuito di infezione si interrompe solo con l'isolamento ed il rispetto delle regole”.

Chiusura delle discoteche e test per chi rientra dai paesi più a rischio. È la mossa giusta per arginare questo aumento dei contagi?

“La mossa giusta è quella che stiamo facendo, ovvero i test per chi rientra dai paesi a rischio, ovvero Spagna, Grecia, Croazia e Malta. Questo è un atto di sanità pubblica rilevantissimo, facciamo in modo che i positivi non infettino ulteriormente Roma ed il resto d'Italia. Stiamo testando tutti i passeggeri, di qualsiasi nazionalità, sesso o residenza perché a noi interessa trovare il paziente positivo, poi se è inglese, romano, milanese o pugliese non ci interessa. Ma questo non basta, bisogna fare in modo di intervenire a monte. Questo è possibile solo con una azione importante a livello europeo con la conseguente applicazione di un protocollo che obblighi i viaggiatori, qualsiasi sia il mezzo di trasporto, a partire solo se negativi al tampone. Test in partenza quindi e non in arrivo come adesso, così da evitare il contagio sui mezzi di trasporto che è ancora molto elevato. Biglietto e risultato del test in mano, solo così si dovrebbe poter partire”.

E quindi, visto l'impressionante aumento dei casi provenienti dalla Sardegna, bisognerebbe fare i test anche per chi si imbarca sui traghetti?

“Certo che sì, con test rapidi in mezzora si sa se una persona ha il virus in corso. Noi come cittadini dobbiamo fare la nostra parte, ma chi governa deve completare l'opera. Dobbiamo uscire da questo clima di impasse, bisogna intervenire rapidamente. Bisogna tornare uniti per poter sconfiggere definitivamente il virus”.

Qualora il numero dei casi continuasse ad aumentare, un nuovo lockdown potrebbe essere una soluzione per far abbassare i contagi?

“Noi dobbiamo convincere cittadini a comportarsi come durante il lockdown, quando la soglia di attenzione era altissima. Serve quello spirito per poter andare avanti in sicurezza, non un nuovo lockdown. Come ha detto Draghi 'diamo speranza ai giovani'. Chi deve scomparire sono i cattivi maestri”.

A settembre riapriranno le scuole. È la scelta giusta?

“La riapertura delle scuole è il segnale giusto della riapertura definitiva del paese, ma devono essere riaperte in sicurezza. Serve un piano Marshall che prevede l'investimento dei fondi europei nelle scuole, aumentando gli spazi. La scuola deve garantire gli spazi necessari ai nostri ragazzi. Servono investimenti massicci nei prossimi anni, per quest'anno è giusto che si facciano accordi con i privati per garantire aule più grandi e spaziose”.

Il 24 agosto allo Spallanzani inizierà la sperimentazione del vaccino “made in Italy” su 90 persone. Quanto ci vorrà per poterne riscontrare un'eventuale efficacia?

“Non abbiamo fretta perché su queste cose non si scherza. Lavoriamo per far si che questo vaccino vada bene, ma non è una gara a chi fa prima ma è una gara a chi trova quello efficace. Se le cose dovessero andare come ci auguriamo, entro la primavera prossima potrebbe arrivare il vaccino a livello commerciale”.

A Roma e nel Lazio, nel mese di agosto, ci sono stati in media oltre 38 nuovi casi al giorno. A luglio erano stati circa 17. I romani devono preoccuparsi?

“I romani non devono preoccuparsi, come detto i numeri sono influenzati solo dai giovani rientrati dalle vacanze e nessuno di questi è in terapia intensiva. Sì, qualcuno è passato da noi ed è in osservazione ma in un paio di giorni tornerà a casa. Ai romani quindi dico di stare tranquilli. Abbiamo aumentato il numero dei tamponi drive-in, facciamo un'infinità di test rapidi in aeroporto e per forza di cose i numeri sono aumentati ma le percentuali sono sempre rimaste dentro una fascia accettabile”.

La Regione Lazio sta affrontando in maniera corretta questa emergenza estiva?

“Con i drive-in ed i test rapidi la Regione ha dimostrato di essere responsabile intervenendo in maniera rapida ed efficace. Dal caso Nerola in poi, la Regione Lazio si è mossa sempre in maniera corretta. Questo fil rouge ci dice che sta sta andando nella direzione giusta”.