Roma

Coronavirus, Brexit ed il futuro dell'Europa: il dibattito alla Link Campus

L'incontro “Che futuro ha questa Europa?”, organizzato il 24 febbraio dalla Scuola Universitaria per la Formazione Politica della Link Campus University

Si è tenuto nel pomeriggio di lunedì 24 febbraio sul tema “Che futuro ha questa Europa?”, organizzato da Polis, la Scuola Universitaria per la Formazione Politica della Link Campus University, fondata e diretta da Paola Brienza e di cui è Vicepresidente un collaboratore del nostro giornale, Andrea Catarci.

 

Il Casale di San Pio V, quello in cui nel 1571 il pontefice ebbe la visione della vittoria di Lepanto contro le truppe dell’impero Ottomano, oggi è la sede dell’Università degli studi Link Campus University. All’interno c’è un piccolo gioiello, quell’Antica Biblioteca che in passato è stata scuola di metodo per educatori di persone non vedenti e centro di istruzione per ciechi e sordomuti. In essa sono custoditi e consultabili i testi originali in braille e vengono realizzati incontri per gli studenti e dibattiti pubblici come quello che si è tenuto appunto lunedì 24 febbraio.

Per oltre due ore, guidati dalla regia sapiente del Vicedirettore del Tg1 Angelo Polimeno Bottai, si sono susseguiti gli interventi di sei relatori d’eccezione: gli Eurodeputati Dino Giarrusso del M5s e Antonio Maria Rinaldi della Lega, il Senatore Giovanbattista Fazzolari di FdI, i Deputati Cristina Rossello di FI, Stefano Fassina di LeU e Piero de Luca del Pd.

Sull’allarme legato al coronavirus e sui commenti alle misure che l’Italia e l’Europa hanno adottato per arginarne la diffusione, inevitabile incipit proposto dall’agenda politica, si sono soffermati in particolare Cristina Rossello e Dino Giarrusso, rimarcando la solidità del nostro sistema sanitario e l’importanza di attuare misure decise senza ingenerare panico eccessivo e controproducente.

Sul bilancio dell'Unione europea per il settennato 2021-2027, che va approvato entro la fine del 2020, hanno posto attenzione Stefano Fassina e Antonio Maria Rinaldi, ricordando come il budget annuale equivalga a una cifra di poco superiore all’1% della ricchezza complessiva dell’UE.

Per Rinaldi, l’Italia è stata abbandonata al proprio destino con riferimento ai flussi migratori, mentre Fassina ha segnalato un duplice rischio da scongiurare, quello di continuare a produrre deregulation in materia di lavoro e reddito, nonché quello di indebolire ulteriormente la costruzione europea qualora si proceda all’allargamento ad altri Stati.

La necessità di ripensamento generale del processo di unificazione, a seguito dello sconvolgimento determinato dalla Brexit che si aggiunge alla storica “anomalia tedesca”, è risuonata nelle parole di Giovanbattista Fazzolari, che ha anche rivendicato il pragmatismo di un approccio di tipo confederale: nella consapevolezza della penalizzazione subita dall’Italia per i prevalenti interessi franco-tedeschi e delle difficoltà insormontabili incontrate nel passaggio da un’Europa monetaria a un’Europa politica e dei popoli, il Senatore ritiene più realistico concentrare la collaborazione sulle tematiche più sentite, a partire dalla difesa e dalla sicurezza, lasciando altre sfere alla dimensione nazionale. Di parere sostanzialmente diverso si è detto Piero De Luca che, pur ammettendo la fase di difficoltà attraversata dalla costruzione continentale, ha sostenuto la tesi dell’urgenza di rafforzare in fretta l’Unione in un’ottica federalista ampliandone il campo d’azione, per poter reggere l’urto della competizione globale con politiche sociali e fiscali maggiormente condivise e incisive. Sul tema sono tornati un po’ tutti nel secondo giro di interventi, in particolare Fassina e Fazzolari, individuando nel contrasto dei cosiddetti “stati canaglia”, ossia quelli dei “paradisi fiscali”, e del dumping sociale i nodi fondamentali e più intricati da sciogliere.

In conclusione si può dire che nell’incontro si sono palesate in maniera evidente le diverse impostazioni culturali delle forze politiche nazionali rispetto all’Unione. Oltre l’abito ideologico, però, affrontate un po’ meno risultano essere le ricette proposte, il “come” agire per cambiare lo status quo, probabilmente anche per il limitato tempo a disposizione.