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Roma
Coronavirus, Chiesa di Roma dice sì alle messe. Ma stop a catechismo e oratori

Anche la Chiesa corri ai ripari dopo l'emergenza Coronavirus. Nel territorio della diocesi di Roma sono sospese fino al 15 marzo “le attività pastorali non sacramentali rivolte a gruppi di fedeli”: catechismo, corsi di preparazione al matrimonio e di accompagnamento delle coppie, ritiri, esercizi spirituali, pellegrinaggi, attività associative e oratoriali, percorsi di fede di giovani adolescenti e adulti.

 

È la comunicazione che arriva dal Vicariato di Roma, firmata dal Prelato Segretario generale Pierangelo Pedretti. Consentite invece le celebrazioni liturgiche feriali e festive, “purché il luogo di culto consenta di rispettare le misure di precauzione ritenute fondamentali dalle autorità competenti, in particolare quella di mantenere almeno un metro di distanza tra le persone”. Restano valide, naturalmente, le indicazioni già fornite nella comunicazione della Segreteria generale del Vicariato il 3 marzo scorso, relative a o “omissione del segno dello scambio di pace, ricezione della Santa Comunione sulla mano e svuotamento delle acquasantiere”, si legge ancora nel testo.

La comunità diocesana di Roma dunque accoglie “con fiducia” le indicazioni contenute nel decreto emanato il 4 marzo dalla presidenza del Consiglio dei ministri, con le disposizioni per fronteggiare l’emergenza su tutto il territorio nazionale. “In particolare – scrive Pedretti – ci viene chiesto di collaborare per evitare un ulteriore incremento del numero dei contagiati, che potrebbe portare le strutture ospedaliere al collasso”. Il riferimento è, in particolare, all’articolo 1 del decreto, nel quale si dichiara che “sono sospese le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.

Come già nel decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, “particolare attenzione” è riservata, anche nella nota del Vicariato, alle categorie più deboli. “Si dispone – è scritto nel testo – che le visite ai malati siano effettuate rispettando ancor più rigorosamente le condizione di carattere generale di cui sopra (distanza minima e igiene), utilizzando per quanto possibile le apposite mascherine e limitando le occasioni di interazione con i medesimi soggetti deboli all’amministrazione di sacramenti e sacramentali. Si consiglia altresì che siano rinviate a dopo Pasqua le benedizioni delle famiglie, se le circostanze – da valutarsi – lo permetteranno”.

L’invito che arriva dalla diocesi è a “non interrompere le attività dei servizi caritativi, coordinandosi con la Caritas diocesana, che è a completa disposizione per fornire tutte le necessarie indicazioni del caso” (area Promozione umana, tel. 06.88815130, promozioneumana@caritasroma.it). In particolare, “si invitano le Caritas parrocchiali e tutti i gruppi di volontariato presenti nelle parrocchie a promuovere iniziative di vicinanza agli anziani soli che vivono nel loro territorio perlomeno attraverso contatti telefonici”, scrive ancora Pedretti. Le attività dei Centri di ascolto parrocchiali potranno continuare, è l’indicazione, “laddove il servizio si riesca a svolgere in locali caratterizzati da ampi spazi, ben areati ed igienizzati, evitando in ogni caso assembramenti di persone”. Si raccomanda quindi di “fissare appuntamenti con le persone assistite” e di “non incentivare l’apertura indiscriminata, onde evitare assembramenti. Gli stessi criteri – prosegue la nota – dovranno essere usati per l’apertura degli Empori della Solidarietà e per i centri di distribuzione degli alimenti. Si consiglia invece la sospensione dell’attività dei centri di distribuzione del vestiario, soprattutto per quello che riguarda la raccolta di abiti usati”.

In particolare, “parrocchie, rettorie e altri soggetti ecclesiali che hanno attivato una mensa sociale sono invitati a non interrompere il servizio e ad attenersi alle indicazioni che la Caritas diocesana predisporrà, ricevute le opportune indicazioni da Roma Capitale; in particolare, in ogni caso, si invita a favorire la distribuzione di alimenti da asporto da non consumarsi nei locali parrocchiali”. Le parrocchie che svolgono attività di accoglienza, con ospitalità di senza dimora e di richiedenti asilo, «possono continuare senza problemi tale iniziativa cercando di favorire la permanenza degli ospiti nella struttura anche durante le ore diurne. Dove sussistano servizi docce e cambio biancheria si richiede massima attenzione per operatori e volontari; anche qui si raccomanda di svolgere il servizio in ampi spazi, ben areati e igienizzati, evitando assembramenti di persone”.

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