Roma

Coronavirus, crack dell'olio extravergine. L'alta qualità un prodotto di lusso

Olio extravergine: i consumi a meno 80%. chi può cucina con l'olio “vecchio” che viene dalla Spagna. E il prezzo va a rotoli

Olio d'oliva extravergine made in Italy: dalle stelle alle stalle. Dopo anni di prezzi al rialzo, il Coronavirus, getta l'intera filiera in recessione: Anzi in crisi nera con un crollo dei prezzi del 44% causato da un calo delle vendite del'80%.

Insomma, per il produttori di olio extravergine, meglio noto come Evo, è tracollo senza precedenti, attribuito dall'Unione delle aziende olivicole (Unaprol) alla chiusura di ristoranti, bar e agriturismo in aggiunta al crollo delle presenze turistiche e alla difficoltò di esportazione per la riduzione dei voli commerciali.

La giustificazione al crollo addotta dai produttori un po' fa sorridere. Attribuire al Covid-19 “un crack da 2 mld di euro significa sostenere che la crisi ha bloccato totalmente i consumi interni, quando in realtà il lockdown ha contribuito ad aumentarli. Dunque, l'extravergine di alta qualità, quello che oscilla tra i 12 e anche i 18 euro a bottiglia (speso da 0,75 e non da un litro) si conferma un prodotto di alta gamma, quasi un lusso, il cui calo dei consumi e il conseguente crollo del prezzo è pi da attribuire al blocco dell'export che alla contrazione della domanda.

Ciononostante la lobby di produttori si scatena con una lista di richieste al Governo. Spiega David Granieri, produttore di olio e presidente appena riconfermato di Unaprol: “Un impatto devastante a livello economico, occupazionale e ambientale per una filiera che conta oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia – spiega il presidente David Granieri - ma anche il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP), con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo. Tra le varie azioni per superare il crack causato dall’emergenza sanitaria, c’è sicuramente il riconoscimento IGP Roma, che consentirebbe la valorizzazione di un prodotto territoriale e favorirebbe l’esportazione. I disciplinari, invece, sono fermi sui Tavoli ministeriali da troppo tempo”. 

Alla fine l'indagine di Coldiretti svela la realtà: “Ad incidere sulle imprese olivicole italiane è anche il crollo del 44% dei prezzi pagati ai produttori, scesi a valori minimi che non si registravano dal 2014. Un trend causato dalla presenza sul mercato mondiale di abbondanti scorte di olio “vecchio” spagnolo, spesso pronto a essere spacciato come italiano. Questo accade a causa della mancanza di trasparenza sul prodotto in commercio, nonostante sia obbligatorio indicare l’origine per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. E sempre a causa dell’emergenza sanitaria si registra una disdetta di oltre l’80% delle commesse, sia nazionali che estere, per le eccellenze di olio Dop, Igp, Doc e Docg”.

Dunque, il mercato del consumo interno gioca al ribasso e il primo risparmio avviene sull'olio, un componente essenziale per la cucina mediterranea.