Roma

Coronavirus, detenuti positivi nel carcere di Rebibbia: scoppia la rivolta

Nel Nuovo Complesso del penitenziario molti detenuti si sono rifiutati di rientrare dal cortile: i carcerati positivi sono 5 più 14 poliziotti penitenziari

Coronavirus, detenuti positivi nel carcere di Rebibbia: scoppia la rivolta dei carcerati, con diversi di essi che si sono rifiutati di rientrare dal cortile. In totale i detenuti positivi al Covid nel penitenziario romano sono cinque, più 14 poliziotti penitenziari e un impiegato.

A dare notizia delle proteste nel Nuovo Complesso è Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe, in una nota: “Molti detenuti del Reparto G8 - racconta - si sono rifiutati di rientrare dal cortile passeggio per problemi legati alla positività al Covid 19 di due loro compagni e al conseguente isolamento sanitario cautelativo di altri che erano stati a diretto contatto. Dopo un consistente intervento di personale di Polizia penitenziaria e un colloquio con un vicedirettore, i detenuti sono poi rientrati pacificamente nelle celle”.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nel carcere romano i detenuti positivi al Covid sono 5, e solo uno di questi è gestito all’esterno del carcere: positivi anche 14 poliziotti penitenziari e un impiegato.

“Nelle ultime settimane c’è stato un netto aumento di casi di coronavirus nelle carceri italiane. Gli ultimi dati forniti dall’Amministrazione Penitenziaria ci dicono che sono positivi al virus 866 poliziotti penitenziari e 758 detenuti, quasi tutti seguiti e gestiti internamente agli istituti", mentre "70 sono i positivi tra i dipendenti 'civili', ossia appartenenti alle funzioni centrali", rileva il segretario generale del Sappe, Donato Capece, rinnovando l’invito al Guardasigilli Alfonso Bonafede "a non ritardare ulteriormente gli accertamenti doverosi ai Baschi Azzurri, quali sono i test ematici e quello del tampone, che sono fondamentali per la sicurezza sociale ma che in alcune Regioni ancora non sono stati fatti”.

Capece, infine, aggiunge che “non entriamo nel merito di eventuali amnistie, indulti e condoni (di cui si parla in questi giorni), mi limito ad osservare che a poco servono se poi non seguono riforme strutturali: piuttosto, servirebbe, ad esempio, un potenziamento dell’impiego di personale di Polizia penitenziaria nell’ambito dell’area penale esterna".