Roma

Coronavirus e Fase 2: “Roma, paralisi del traffico e inquinamento alle stelle"

L'allarme dell'esperta Ue, Stefania di Serio, sugli effetti della riapertura nella Capitale: “La paura del Coronavirus farà prendere a tutti l'auto privata"

Coronavirus, altro che ripartenza della città: “Roma rischia la paralisi del traffico e l'esplosione dell'inquinamento. I romani per paura non prenderanno i bus e semmai qualcuno ci salirà sono solo coloro che non hanno alternative. Questo aumenterà il disagio e il divario sociale”.

Il “caso Roma”, la città più complessa d'Italia per la mobilità, lo solleva l'ingegner Stefania di Serio, dal 1997 al 2006 in Atac come responsabile Europa Innovazione, quindi 2 anni in Trambus sempre nel settore dei progetti europei, poi vicedirettore generali a Terni in quella che diventerà Umbria Tpl, quindi 1 anno a Bruxelles poi consigliere d'amministrazione dell'azienda di Catania (contribuendo a salvarla dal fallimento) Dal 2002 è consulente per la Commissione europea per il trasporto e l'innovazione.

Ingegnere, al di là delle ipotesi, cosa accadrà nel trasporto romano a partire dal 4 maggio?

“Lo ripeto da giorni: il lockdown si sposterà dalle nostre case alle nostre strade. I romani per paura dei contatti e per non affrontare lunghe attese alle fermate sceglieranno in massa l’auto e quindi sui mezzi pubblici ci salirà solo chi non ha alternativa, aumentando così il divario tra chi può e chi non può. Con l'aumento del numero delle auto i bus saranno più lenti e si creerà appunto un lockdown stavolta ognuno chiuso nella propria auto. Il disastro annunciato potrà essere solo ritardato grazie alle scuole chiuse e a quanti resteranno in modalità smart working da casa”.

stefania di serio trasporti
Ing. Stefania Di Serio

Ma Atac e Comune cosa stanno facendo?

“Atac come operatore naviga in una situazione difficile. Viene pagata per quanti km percorre e, come certifica l'Agenzia dei Pubblici servizi, sono 86 milioni di vetture km su bus e tram e 53 nella metropolitana. Aggiungiamo le ferrovie concesse con 15,6 mln ma il dato ufficiale è del 2018. In questi mesi di lockdown il servizio è ovviamente diminuito e quindi un’azienda che già era in una situazione precaria si trova in una situazione insostenibile. Atac sta facendo il suo, cercando soluzioni, capendo come mantenere la distanza sociale e garantire l’offerta di mobilità sostenibile a cittadini e lavoratori ma di certo quanto stanno facendo non basta.

Tenga conto che – per rispettare il distanziamento sociale sui bus potranno salire meno cittadini e quindi – per trasportare tutti quelli che ne avranno necessità – Atac deve prevedere di mettere in strada dal 4 maggio almeno il doppio se non il triplo dei bus in più rispetto al passato e questo è già di per se un problema direi quasi insormontabile. E non si tratta solo di incrementare i numeri, quello che andrebbe fatto è anche capire come individuare i corridoi primari, come gestire i percorsi, come renderli veloci. E qui entriamo nel ruolo del Comune”.

Può spiegare meglio cosa dovrebbe fare il Comune?

“Il Comune ha una grande responsabilità perché la pianificazione non è in capo ad Atac ma al Comune alla sua Agenzia. Quello che avrebbe dovuto fare una capitale di uno dei Paesi più industrializzati del mondo è intervenire sulla domanda, rendendola sostenibile in relazione alle difficoltà ed alle indicazioni dei medici e degli scienziati”.

Ma questo come potrebbe essere possibile a suo giudizio?

“Si tratta di contenere gli spostamenti no strettamente necessari e allo stesso tempo di diluire quelli indifferibili durante tutto l’arco della giornata. Come primo intervento, un’amministrazione attenta alle necessità di una città di servizi come la nostra deve necessariamente iniziare a lavorare con le grandi aziende del territorio per promuovere policy di smart working ed allo stesso tempo censire i dipendenti che torneranno al lavoro e quelli che resteranno a lavorare da casa responsabilizzando in questo processo i mobility manager creati anni fa”.

Parliamo di navette dedicate?

“Sì perché Atac non ce la può fare con il solo servizio di linea”.

L'altro intervento?

“Intervenire sui tempi della città. Non è più pensabile che i dipendenti del Comune di Roma vadano a lavorare tutti alle 8. È bene pensare ad alcuni uffici siano aperti al pomeriggio invece che la mattina. Questo già potrebbe andare nella direzione sopra descritta di contenimento dell’affollamento nell’ora di punta e soprattutto potrebbe essere l'occasione per mettere mano operativamente a politiche di mobilità mai attuate a partire dalla rete. La politica dei tempi della città andrebbe applicata a tutte le grandi concentrazioni di persone, scuole incluse”.

Si deve poi intervenire sulla offerta e dunque ricostruire la rete dei bus, dalle fermate alle frequenze?

“Esatto, considerare il trasporto pubblico come la spina dorsale al quale addurre con sistemi diversi e immaginare che una serie di spostamenti possano essere fatti in sicurezza a piedi o in bicicletta o anche con mezzi in sharing (qui va ovviamente garantita la sanificazione). E quando dico in sicurezza dico che camminare a piedi a Roma è spesso complicato e muoversi in bicicletta è impossibile anche se lo spostamento medio è di 7-10 chilometri”.

Ingegner di Serio, tradotto: chiudere le strade e trasformarle in piste ciclabili?

“Ridurre il numero delle auto e offrire la possibilità di muoversi devono andare insieme perché la mobilità è un diritto costituzionale. Aumentare corsie ciclabili e preferenziali togliendo spazio alle auto e restituendolo alla fruizione di tutti i cittadini, altrimenti rischiamo di trovarci in una città bloccata e inquinata a livelli inverosimili. Atac deve riprendere il suo ruolo centrale, quello che ha il trasporto pubblico in tutte quelle città dove la qualità della vita è alta. Le classifiche delle città dove si vive meglio sono lì a dimostrarlo: quelle che troviamo ai primi posti sono quelle dove il trasporto pubblico funziona bene

Come si fa il salto nel futuro?

“Direi che più che un salto nel futuro mi concentrerei, per il bene di Roma e dei suoi cittadini, al un passo nel domani e quindi è necessario aumentare i bus in corsie protette sulle strade più importanti, poi inserendo sistemi di prenotazione a fascia orari con l'accesso alle fermate solo per chi ha un biglietto valido per quella fascia oraria  e, nello stesso tempo ottimizzando i servizi di linea nelle aree a bassa domanda ed allo stesso tempo garantendo l’accessibilità con accordi con i tassisti per attivare servizi a chiamata con tariffe concordate. Serve visione, interventi coordinati e servono investimenti”.

Investimenti e quindi siamo sempre di fronte alla stessa domanda: dove troviamo i soldi? 

“Bisogna trovarli, vanno messi nel piano Marshall della ripartenza. Sennò il settore non ce la può fare. E se non ce la fa il Trasporto Pubblico le città collassano. Il sistema è pagato a km, quindi senza servizio o con il servizio ridotto è il collasso. Sono molto preoccupata per la ripartenza perché c'è gente che non ha alternative e il Trasporto pubblico potrebbe non reggere l’impatto. Aggiungiamo il pendolarismo e la distribuzione delle merci - che non stiamo considerando – ed il quadro è completo”.

Allora il piano ideale in sintesi?

“Intanto diciamo che non sarà più possibile in futuro distinguere nettamente fra la gestione ordinaria e quella emergenziale perché non si tornerà più alla normalità come l’abbiamo conosciuta e, d’altro canto, non sarà possibile prevedere in anticipo dei piani di emergenza per ognuno degli eventi catastrofici che potranno avvenire in futuro, non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello ambientale e/o tecnologico. 

E allora?

Meno spostamenti non necessari e più digitalizzazione e semplificazione da parte della PA, ridefinizione degli orari, ottimizzazione del servizio dandogli priorità rispetto al trasporto privato in auto. Questa è l'occasione per costruire preferenziali, ciclabili e per far capire che ci si può muovere in altro modo.  Abbiamo dovuto accettare una serie di cambiamenti mai immaginati due mesi fa. Ora abbiamo riscoperto anche dalle immagini dei droni una città che non avevamo. Pensiamo a Roma come un posto stretto e ora senza auto ed ora ci appare maestosa e bellissima. Smettiamola di parlare solo di mascherine, sanificazione distanziamento sociale, tutte cose sacrosante ma non risolutive. Vedo una sinergia fra tutti gli stakeholder interessati, tutti insieme al lavoro: Comune, Regione, Area metropolitana, taxi, agenzie e cittadini per ripensare la mobilità prevedendo l’integrazione tra i modi, l’uso diffuso della bicicletta, dei taxi in modo diverso, i sistemi di car e bike sharing, informazioni in tempo reale su occupazione dei veicoli collettivi e suggerimenti di alternative modali. Vedo un uso del digitale e dell’intelligenza artificiale per pianificare in modo dinamico e informare in tempo reale. Utopia? Per il bene di Roma ci auguriamo di no".