Roma
Coronavirus, i Comuni in ginocchio. Salvare gli Enti Locali, ecco il progetto
Le iniziative dei Comuni per fronteggiare l'emergenza impongono un nuovo modello per gli Enti Locali. Le proposte di Cristina Grancio
di Cristina Grancio *
Coronavirus, la drammatica situazione economica che stanno vivendo i lavoratori italiani in questo momento a causa del confinamento per combattere l’emergenza non è così diversa da quella che stanno vivendo i comuni che però hanno il dovere di non risparmiarsi a favore di politiche a sostegno dei loro cittadini.
Per non collassare su sé stessi hanno bisogno che il Governo volti pagina sulle modalità di risposta alle esigenze degli Enti Pubblici nella specie i comuni. Se ciò non avverrà le comunità locali deflagreranno con le conseguenze di un disastro sociale inevitabile.
Sugli Enti Locali sono state scaricate, sempre più pesantemente, scelte di riduzione delle risorse, mentre, in particolare, in questa fase di emergenza, i compiti dei Comuni si stanno rapidamente moltiplicando, tanto nel far fronte all'epidemia, quanto nel rispondere alla conseguente emergenza sociale ed economica.
I Comuni, infatti, si sono trovati ad assolvere all'obbligo istituzionale di sostenere la ripartenza della territorio amministrato, a fronte di entrate che si stanno riducendo drasticamente, per il blocco delle attività economiche, per la necessità di sospendere o dilazionare i pagamenti dei canoni di locazione e concessione dei beni comunali ovvero di ridurne l'entità, in modo proporzionale, al periodo di inattività imposta dall'emergenza, per il drastico calo degli importi della tassa di soggiorno, nonché per la maggiore difficoltà di onorare i tributi locali da parte della cittadinanza economicamente privata.
La crisi prodotta dall'epidemia da Covid 19 impone di ripensare ad un modello sociale e democratico fondato su paradigmi in cui le azioni dei Comuni e dei territori saranno il volano di politiche in senso ecologico e sociale dell'economia, e che pertanto, la vitalità dei Comuni , rappresenta il fulcro su cui ruota la tenuta democratica del Paese.
A fronte di tale situazione accolgo con estremo interesse e spirito di collaborazione le proposte, non solo del comune di Napoli che ha già in tal senso deliberato per cercare di svincolarsi dal “debito ingiusto” creato non da amministrazioni elette, ma da commissari imposti dall’alto, ma anche le proposte della rete de “Le città in Comune” che ritiene indispensabile:
- che vengano sospese tutte le procedure relative ai piani di riequilibrio finanziario pluriennale e anche di dissesto degli Enti locali;
- che mentre a livello europeo viene sospeso il patto di stabilità,rimangono, invece, ancora in piedi i vincoli di spesa e forme punitive per i bilanci dei Comuni in difficoltà, con la conseguenza di condannare milioni di cittadini e cittadine a condizioni sempre più drammatiche.
- che il Governo provveda affinché gli enti locali siano messi nelle condizioni di sospendere e anche cancellare in alcuni casi il pagamento delle tasse locali per i cittadini e le cittadine che versano in particolare condizione di fragilità a seguito della attuale crisi sanitaria, sociale ed economica, senza oneri e conseguenze.
- che si raddoppino i miliardi di finanziamento straordinario annunciati nel prossimo decreto governativo e che siano gestiti in maniera radicalmente diversa,
- che si stanzino risorse ad hoc sia sul fronte della emergenza abitativa, per la realizzazione di nuovi piani per la mobilità, sia per operazioni a sostegno della cultura, assolutamente indispensabili se si pensa ad una riapertura delle attività, e per preparare la riapertura delle scuole.
- che Cassa Depositi e Prestiti torni a svolgere un vero ruolo pubblico, prevedendo per i Comuni la possibilità di accendere mutui senza alcun interesse da pagare.
Queste sono poche, ma sostanziali richieste che riportano gli enti locali, i comuni nella loro corretta allocazione nel quadro costituzionale, costituendo essi un tratto essenziale della nostra identità nazionale, posti come sono alle radici dell’ordinamento, lo alimentano in virtù della rappresentatività e della maggiore vicinanza con le concrete comunità di vita. Non può esistere un’efficace strategia pubblica dello Stato che escluda i Comuni o che li tenga ai margini se si vuole veramente ripartire.
* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto