Roma

Coronavirus, il Capodanno cinese della paura: la mega festa di Roma si farà

Per gli organizzatori del Capodanno cinese di Roma "non c'è rischio di contagio" del coronavirus: la festa del 2 febbraio è confermata

Virus Cina, le celebrazioni del Capodanno cinese a Roma sono confermate, nonostante l'allarme resta alto: secondo gli organizzatori "non c'è rischio di contagio" del coronavirus. Il 2 febbraio, per l'apertura dell'anno del Topo, a piazza San Giovanni è in programma la sfilata dei costumi tradizionali delle 56 differenti etnie che vivono nel paese asiatico.

 

"Per il momento non lo rimandiamo perché non c'è rischio di contagio. È una festa per l'integrazione, anzi colgo l'occasione per invitare tutti gli italiani a partecipare. È un momento di grande gioia e lo vogliamo condividere, una festa di pace e conoscenza reciproca", spiega Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma, composta da circa 20 mila persone e concentrata nel quartiere dell'Esquilino. Dopo la sfilata è in programma anche uno spettacolo, accompagnato da una ventina di stand di promozione della cultura e del turismo cinese.

La preoccupazione tra la comunità romana per gli effetti nocivi del virus c'è, tanto che c'è stata una diffusa richiesta di rimborso dei biglietti aerei presi da chi voleva tornare in patria durante la settimana dei festeggiamenti del Capodanno cinese. Questo perché, ragiona la King, si tratta di "una malattia contagiosa e pericolosa perché poco conosciuta, della quale si conoscono soprattutto i primi sintomi". Detto questo però, sottolinea: "Non dobbiamo allarmarci per un pericolo che in Italia non esiste". Quanto alla flessione di clienti registrata da alcuni ristoranti che propongono cibo cinese, King commenta: "Se uno ha paura di andare in un ristorante cinese dovrebbe avere paura anche di andare in tutti gli altri visto il modo in cui si propaga il virus, da uomo a uomo".

Poi la portavoce della comunità lancia un consiglio sulla prevenzione del contagio: "Sono rientrata da Shanghai l'altra sera, il volo veniva in precedenza da un'altra città. Sono stata 10 giorni e ho vissuto l'inizio del contagio. A Shanghai la situazione è tranquilla, si va in giro con le mascherine, ma il controllo per l'espatrio è molto rigido, con misuratore per la febbre. La cosa che ci ha sorpresi è che, nonostante ci avessero fatto firmare un modulo in aereo, poi non abbiamo trovato alcuno scanner termico una volta arrivati in Italia".