Roma

Coronavirus: il collasso dell’Ippica. Ippodromi chiusi, purosangue a rischio

Allarme di Elio Pautasso, Ad di Hippogroup Roma Capannelle: “Il sistema delle corse non ce la fa, fateci riaprire al più presto col distanziamento"

Coronavirus, ventimila persone che rischiano il lavoro, 37 ippodromi fermi, 4 mila purosangue da corsa e 7000 trottatori che si allenano ogni mattina senza sapere quando torneranno a correre. Numeri impressionanti che descrivono la crisi che attraversa l'Ippica, dopo il lockdown.

Il dolore per uno sport della migliore tradizione italiana, divenuto poi una forma di entertainment per tutti, è nella smorfia di Elio Pautasso, amministratore della Hippogroup Roma Capannelle e presidente di Federippodromi, mentre guarda l'erba che cresce nella pista con affaccio sul Parco degli Acquedotti, dove da marzo ormai non corre più nessun cavallo.

Non solo Coronavirus, perché a mettere in dubbio la tenuta del “sistema corse” si aggiunge anche la beffa dello Stato che riversa la quota delle scommesse con cui sopravvivono le gare, i fantini, gli allevatori e quel mondo sconosciuto ai più, di allenatori, stallieri e veterinari, con mesi di cronico ritardo: “Ad oggi il Mipaf ci ha pagato la percentuale di ricavi e contributi sino a novembre del 2019 e siamo ad aprile – spiega Pautasso – se poi aggiungiamo le corse mancate per le chiusure degli Ippodromi il disastro è alle porte. Per ora siamo ricorsi alla Cig per la maggior parte dei dipendenti ma abbiamo chiesto anche contributi in conto capitale per resistere: occhio e croce abbiamo due mesi di autonomia, poi sarà la fine”.

I numeri del lockdown dell'azienda ippica italiana sono devastanti: mille corse perse, pari a 190 giornate, i mancati incassi per le scommesse e 9 mln di montepremi non ancora distribuito, divisi tra trotto (5,7mln) e galoppo 3,8 mln) ai quali si aggiungono i danni per il mancato avvio della stagione 2020. “L'anno scorso il 19 aprile eravamo qui in Ippodromo con la Fanfara dei Carabinieri e pronti per partire per Dubai. Oggi vediamo gli allenatori che alle 5 del mattino si dannano per tenere in forma i cavalli che stanno diventando un costo insopportabile in assenza di incassi. Penso poi ai concerti estivi... salteranno tutti?”

“In ginocchio per il virus ma mai domi – aggiunge Pautasso– perché se riusciamo a ripartire a maggio ci salveremo. Vede, l'ippodromo per nostra fortuna non è un cinema o un ristorante. In questi grandi spazi è possibile tornare a passeggiare e rispettare senza difficoltà il distanziamento. Inizialmente possiamo riprendere senza difficoltà con le corse a porte chiuse e raccogliere le scommesse esclusivamente on line. Quindi offrire alla città uno spazio verde dove poter passeggiare senza neanche pagare io biglietto e in tutta sicurezza. Basterebbe regolare gli ingressi e si potrebbe riaprire, recuperando addirittura le corse perse con un calendario più fitto”.

Con la crisi da virus che morde ai garretti l’ippica, il vecchio contenzioso tra il Comune di Roma e la Hippogroup sembra roba d'archivio. “Il Campidoglio ci è venuto subito incontro – spiega Pautasso – inizialmente con la sospensione del canone di locazione e sta valutando la sospensione dei tributi locali. D'altronde senza lavoro non si possono pagate le tasse da introiti sul lavoro”.

Dopo un mese e mezzo di blocco i numeri di Capannelle sono questi: perdita secca di 800 mila euro su un bilancio di 6,5 mln, 300 lavoratori ancora attivi per curare i cavalli. E come, ma anche forse peggio di Roma, gli ippodromi di Milan San Siro e Napoli Agnano.

Tanto per dare un'idea, in questi giorni sarebbe entrata nel clou la stagione 2020 con appuntamenti imperdibili come i premi Parioli, Regina Elena, Presidente della Repubblica e il Derby Italiano.