Roma

Coronavirus, il progetto figlio è rinviato. Resiste la fecondazione assistita

Su 100 italiani, 56 rimandano a nuovo anno l’idea di un figlio. Fermi anche i cicli di procreazione medicalmente assistita nel pubblico. E il privato lavora

di Gaia De Scalzi

Marzo, mese di festeggiamenti al femminile ma anche di bilanci. E non parliamo di quelli societari, bensì di quelli pandemici. Esattamente un anno fa, infatti, venne emanato il primo decreto #iorestoacasa che paralizzò l’Italia e gli italiani per circa settanta giorni. In molti si sono chiesti se questo lockdown avrebbe contribuito quanto meno a far salire la già compromessa curva demografica nel nostro Paese ma, dopo 12 mesi, dobbiamo prendere atto che così non è stato, anzi.

Kenneth Johnson, Professore di Sociologia e Demografia all’Università del New Hampshire, intervistato dalla CNN, lo disse a chiare lettere: l’attuale contesto storico è tutt’altro che positivo per pensare di mettere al mondo una vita. La storia insegna che eventi come questi impattano negativamente sulla fertilità.

Johnson parlava di ciò che si sarebbe potuto verificare negli Stati Uniti, ma in Italia non è andata tanto diversamente. Secondo il Primo Rapporto del Gruppo di esperti “Demografia e Covid-19”, istituito dal Ministro per le pari opportunità e la famiglia e presentato a dicembre 2020, il tasso di nascita è uno dei principali ambiti colpiti dalla pandemia, sia per l’effetto diretto sull’aumento della mortalità, sia per le conseguenze indirette sui progetti di vita delle persone. L’incertezza economica e il tasso di disoccupazione femminile (salito al 48,4%) hanno contribuito a incrinare una situazione già poco florida nel nostro Paese. Su 100 coppie intenzionate a mettere in cantiere un figlio a inizio 2020, solo 44 hanno riconfermato tale volontà a marzo dello stesso anno. Mentre la maggioranza ha preferito rimandare il progetto se non addirittura rinunciarvi. Insomma, il rischio, stando agli esperti, è che si scenda sotto le 400 mila nascite nel 2021.

Stessa sorte sembrerebbe essere toccata alla Procreazione Medicalmente Assistita. Durante il lockdown, stando al Registro Nazionale PMA dell’Istituto Superiore di Sanità, i cicli di fecondazione si sono ridotti di un terzo rispetto all’anno precedente. Nei primi 4 mesi del 2020, si legge in una nota, sono stati registrati ben 9.289 cicli in meno rispetto al 2019. Parliamo di circa 1.500 bambini che per il momento non verranno al mondo. Le attività dei Centri di fecondazione assistita hanno subito una riduzione del 34,1%, con una contrazione di quasi il 40% per quelli situati nelle regioni del Nord Ovest e più colpite dal virus SARS-COV-2.

Una battuta d’arresto che ha riguardato prevalentemente il pubblico, i cui reparti e personale sono stati impiegati nella lotta all’emergenza, ma non l’assistenza sanitaria privata, totalmente in controtendenza. Il Gruppo Europeo GeneralLife, presente in Italia con 7 cliniche specializzate nella PMA, sotto Natale ha, infatti, segnato un incremento dei trattamenti del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. “Voglia di recuperare il tempo perduto tra lockdown e chiusure” l’ha definita Filippo Maria Ubaldi, direttore scientifico dei centri GeneraLife, che aggiunge come questa tendenza si era già verificata ad agosto: “prima della pandemia questo era un mese in cui le coppie si concedevano una pausa dalle terapie. Ma nel 2020 né medici né pazienti sono andati in vacanza; la voglia di riprendere le fila con i propri sogni era troppa”.

Terapie ferme solo durante il lockdown quindi, tranne per pazienti oncologici o in attesa di effettuare il prelievo ovocitario…

“Esatto, per questi pazienti siamo andati comunque avanti, poi da giugno 2020 si è riavviato tutto per tutti, anche se alcuni centri pubblici o non hanno riaperto o lavorano in maniera contingentata.”

Nessun tentennamento quindi, nemmeno l’ansia da Covid ha fermato queste coppie?

"In generale nelle nostre pazienti abbiamo notato una marcata voglia di inseguire il progetto di un bimbo nonostante la pandemia. Alcune coppie hanno potuto accedere più facilmente a visite e procedure ottimizzando il tempo grazie allo smart working o sfruttando la possibilità di visite on line: la telemedicina in questo periodo si è rivelata preziosa per razionalizzare spostamenti e viaggi verso i centri di Pma. Si procede con un colloquio preliminare in cui si ricostruisce l'anamnesi della coppia, si prescrivono i primi approfondimenti e analisi, in modo che l'incontro col medico avvenga quando tutto è pronto."

E se nonostante il desiderio, il virus dovesse contagiare una paziente?

“Naturalmente in caso di infezione si deve interrompere qualsiasi trattamento e attendere la negativizzazione del/della paziente. Si eseguono tamponi prima e durante la stimolazione ormonale, si esegue sempre un triage accurato ogni volta il paziente entra nel centro in modo da captare qualsiasi rischio e viene consigliato ai pazienti di rimanere in una sorta di isolamento preventivo almeno per il periodo delle procedure di Pma”.