Roma

Coronavirus, il tempio della Dolce Vita in crisi: il Jackie O' resta chiuso

Il famoso locale di via Boncompagni, dedicato a Jacqueline Kennedy Onassis, chiede chiarezza: “Vogliamo sapere cosa dobbiamo fare con le nostre attività”

Coronavirus, il tempio storico della Dolce Vita romana in crisi: il Jackie O', il famoso locale di via Boncompagni, è ancora chiuso e non sa quando tornerà ad aprire. Il grido: “Vogliamo sapere cosa dobbiamo fare con le nostre attività da chi è deputato a farlo”.

 

“Non entriamo nel merito della gestione delle fasi di un'emergenza più grande di noi. Abbiamo da subito capito che dovevamo fermarci e affidarci. Una cosa però ci è dovuta: la chiarezza. Perché possiamo sicuramente comprendere, chiudere, azzerare quelle che sono le entrate necessarie ad assicurarci la vita che abbiamo scelto con tutti i rischi d'impresa e mettere il nostro futuro professionale nella mani di chi è chiamato a gestire una pandemia. Quello che però pretendiamo e il metterci nella condizione di valutare chiaramente cosa possiamo o non possiamo fare, come dobbiamo farlo e secondo quali tempi”, scrive il locale sulla propria pagina Facebook.

“Il nostro locale – continua il post –, che da cinquant'anni assicura ai romani quello che siamo sempre stati bravi a fare, è in un limbo senza tempo e, ad oggi, sembra destinato imprenditorialmente a un'incertezza letale. Il nostro ristorante è frutto di sacrifici che nessuno ci spiega come giustificare. Questo è per un'intera categoria professionale mortificante. Task Force, Comitati Tecnico-Scientifici, Governo e Regioni, davvero non li invidiamo in periodi di scelte come queste e insistiamo nel dire che siamo pronti ad accettare le disposizioni che daranno, ma con chiarezza e in tempi di valutazione e applicazione certi”.

Infine le richieste del Jackie O' alle istituzioni: “Vogliamo sapere cosa dobbiamo fare con le nostre attività da chi è deputato a farlo, niente di più. Perché essere in balia di tanta incertezza e di una mala informazione generale che altro non fa che confondere, condividendo opinioni come fossero norme, calpesta la dignità di chi lavora in un settore fondamentale per il paese. Noi siamo qui per lavorare e vogliamo farlo assicurandovi la possibilità di venire da noi col sorriso, anche se nascosto da una mascherina. Possiamo investire ancora in ciò che amiamo fare, ma abbiamo il diritto di avere risposte sul come farlo e abbiamo il diritto di averle subito”.