Roma
Coronavirus, la battaglia pubblico-privato: Regione Lazio in pressing sul Tar
Mercoledì la sentenza sulla revoca dell’accreditamento al San Raffaele di Rocca di Papa dopo i 43 anziani morti per Covid. E la Regione fa i conti al Tar
Coronavirus, la battaglia tra pubblico e privato nel Lazio entra sempre più nel vivo: a 24ore dalla sentenza del Tar sulla revoca dell’accreditamento al San Raffaele di Rocca di Papa per gravi negligenze e inadempimenti dei protocolli operativi anti-Covid, la Regione presenta un elenco con tutte le “pecche” delle strettura così da mettere pressione all'organo di giurisdizione amministrativa.
Un gesto istituzionale senza precedenti quello della Regione Lazio; una mossa politica quella di Zingaretti, D'Amato & Co. atta ad alzare un pressing nei confronti della giustizia amministrativa, nei confronti di un'organo giurisdizione super partes che mercoledì dovrà decidere sul futuro della struttura. Il tutto è avvenuto in una nota, firmata dall'Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio ed in cui non manca il “carico” dell'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato.
“Domani il Tar del Lazio sarà chiamato a pronunciarsi sulla sospensiva richiesta dalla San Raffaele Spa contro Regione Lazio, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Asl Roma 6, sul Decreto 91 che ha disposto la revoca dell’accreditamento della struttura San Raffaele di Rocca di Papa per gravi negligenze e inadempimenti dei protocolli operativi anti-Covid – si legge nella nota –. Nella struttura, diventata zona rossa, si sono registrati 168 casi di positività e 43 i decessi con un tasso di mortalità quasi del 27%, come si rileva nella dettagliata memoria tecnica messa a disposizione dei giudici amministrativi. La gravità è stata ampiamente evidenziata dall’Amministrazione regionale nei confronti di chi si è reso partecipe di aver contribuito, mediante la mancata e puntuale attuazione di tutte le misure precauzionali, alla diffusione del virus e al verificarsi dei decessi”.
“I numeri degli infetti positivi e dei decessi verificatesi in ragione del ricovero presso la struttura San Raffaele di Rocca di Papa sono spaventosi se correlati al numero dei ricoverati e al numero degli operatori anche di altre strutture – prosegue l'Unità di Crisi –. Motivo per il quale l’Amministrazione ha avviato nei confronti di tutte le medesime indagini funzionali, Audit tecnici e avvio di revoca dell’accreditamento. E’ quanto si evince nella relazione tecnica. Il bilanciamento tra contrapposti interessi: gestione della sanità pubblica e interesse economico privato, non possono in alcun modo essere posti sullo stesso piano. Della vicenda, sotto il profilo di eventuali responsabilità penali, se ne sta occupando anche la Procura di Velletri”.
Alla fine della nota, ecco le immancabile parole di D'Amato: “Riteniamo di aver offerto ai Giudici amministrativi tutti gli opportuni elementi tecnici, compreso un parere pro veritate dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, per esprimersi in maniera serena e puntuale. Ovviamente come sempre rispetteremo il giudizio”.
Il San Raffaele risponde alla Regione: "Vuole distogliere l’attenzione da altre questioni giudiziarie"
Il presidente della San Raffaele S.p.a. Carlo Trivelli, "non può non censurare il tentativo di voler mettere la corda al collo con giudizi sommari, come si faceva nel Far West, provando una maldestra azione per distogliere l’attenzione da altre questioni giudiziarie, per le quali non ha ritenuto di dover chiarire la sua posizione”. Così in una nota la San Raffaele Spa, in replica alle dichiarazioni della Regione Lazio sul cluster dei mesi scorsi nella clinica di Rocca di Papa.
"È la prima volta - replica l'azienda - che ci troviamo davanti a una Giunta che vieta di fare i tamponi a chi ne ha fatto richiesta; che immette pazienti positivi all’interno delle Rsa e dei reparti in cui vengono assistiti malati terminali, attribuendo poi la colpa della diffusione dei contagi agli operatori della Sanità privata o pubblica. Anche su questo punto sta indagando la Procura. Vergognoso e subdolo il modo con cui l’Assessore cerca di influenzare, attraverso l’opinione pubblica, il Tar del Lazio e i suoi Giudici. Come singolare è del resto il fatto che lo stesso non pubblichi invece i dati dei reali casi covid, relativi a tutte le strutture del Lazio e alla loro provenienza da altre strutture regionali, sia pubbliche che private".