Roma

Coronavirus, la crisi nel Lazio. Unindustria: “L'agroalimentare ci salverà”

Gli effetti del Covid-19 sulle industrie, il presidente del settore alimentare Unindustria: “Impatto fortissimo se l'emergenza non rientra”. La “cura Sannella”

di Federico Bosi

Coronavirus, a Roma ed in tutta la regione piovono disdette negli alberghi e ristoranti e locali sono vuoti: la gente non esce più di casa, figlia di una psicosi da contagio. Questo ha portato ad una ulteriore crisi del Made in Lazio, ma ecco la ricetta per rilanciarlo: parla Federico Sannella, neo presidente del settore alimentare di Unindustria.

 

Presidente Sannella, che impatto avrà il Coronavirus sull'industria agroalimentare e sul Made in Lazio?

“È un argomento delicato. Penso che il fenomeno Coronavirus, se lo consideriamo dal momento dell'esplosione poco meno di dieci giorni fa, i danni più grandi li stia facendo nelle aree del nord colpite dai focolai. Qui nel Lazio, di rimbalzo, i settori che ne stanno risentendo di più sono il così detto “horeca” (alberghi, ristoranti e bar, ndr) e il turismo. La gente anche a Roma è preoccupata, esce meno la sera e di conseguenza consuma meno nei ristoranti e nei locali. In questa settimana è stato registrato poi un aumento di acquisti nei supermercati. Questo però è dovuto semplicemente dall'ansia che si è generata tra la gente, che è corsa a fare scorte. Se l'emergenza Coronavirus non rientrerà sicuramente l'impatto sul turismo sarà fortissimo nei prossimi mesi”.

federico sannella unindustria
 

E sull'export?

“Come nel caso precedente, non credo che il Coronavirus inciderà troppo sull'export, basta divulgare le giuste informazioni. Il Lazio, per esempio, esporta diversi prodotti tra cui la birra che, per le sue lavorazioni, non può essere soggetta a contaminazioni. Tutte le industrie agro-alimentari della nostra regione hanno dei controlli altissimi, quindi non c'è nessun pericolo di correre in contaminazione di nessun tipo dei prodotti. L'export quindi credo che non ne risentirà più di tanto”.

Tra gli obiettivi della sua presidenza c'è quello di rilanciare tutto ciò che è Made in Lazio. Da dove comincerà?

“Io penso che il primo elemento su cui bisogna lavorare è il rapporto tra l'industria primaria, ovvero il settore agricolo dove nascono i prodotti veri e proprio, l'industria della trasformazione e l'industria della distribuzione. Questo rapporto deve essere consolidato, deve essere sviluppato in maniera tale da creare un sistema di filiera integrata tutto interno al Lazio, così da lasciare nella regione questo valore. Poi bisognerà valorizzare le materie prime, in modo tale che i prodotti da scaffale che creano le industrie della trasformazione siano di qualità ancora più alta. Non si può fare a meno di un rapporto solido nella filiera agricola in un momento storico in cui i consumatori vogliono sapere tutto su chi ha fatto quello che stiamo mangiando. A volte si vedono realtà antagoniste nella filiera, ma per crescere devono collaborare tra di loro. Deve esserci un gioco di squadra”.

Quanto pesa sul Pil regionale il settore alimentare?

“Sicuramente la cosa interessante è come pesa nei confronti delle altre regioni. Il Lazio ha prodotti di eccellenza, ma anche margini di crescita enormi. La nostra regione non ha niente da invidiare a Lombardia, Emilia Romagna o Veneto che le sono davanti in questa classifica. Quando sono stato eletto presidente ho subito detto che questo non doveva essere un problema, ma una sfida da vincere, una grande opportunità per crescere e valorizzare il 'brand Roma'. Abbiamo grandi eccellenze, come vini e formaggi, e tante realtà da rilanciare per farle diventare prodotti top del nostro territorio”.

Vendite online e filiera corta: è un ritornello che va avanti da anni. Ma quanto vale veramente la tecnologia per il settore?

“Ancora troppo poco, ma dovrà essere sempre più importante. Le vendite online sono una piccola quota del settore, ancora siamo a livelli troppo piccoli. I livelli di consumo sono bassi, gli italiani ancora preferiscono fare acquisti al negozio o al supermercato sotto casa, vedere e toccare con mano quello che stanno per comprare. Ma le vendite online crescono, soprattutto tra i giovani. Abbiamo nuove piattaforme dove è possibile fare la spesa online ed il supermercato te la consegna a casa. È una sfida per Unindustria quella di valorizzare la tecnologia nel settore perché interagendo con questi strumenti si possono valorizzare i nostri prodotti. Per esempio, per una piccola azienda laziale con 15 dipendenti che produce un prodotto di qualità altissima ma non è molto conosciuta, è difficile fare export ma con una piattaforma digitale efficiente tutto diventa più facile”.

Le aziende romane e regionali sono sempre accusate di nanismo, cioè di incapacità di crescita perché magari legate a gestioni familiari che ne condizionano le scelte. Si è aperta la stagione della vera managerialità?

“Ci sono grandi gruppi che lavorano molto bene, che occupano importanti quote di mercato. Ma ci sono anche dei piccoli produttori che spesso sono, appunto, troppi piccoli per il mercato ma allo stesso tempo risultano importantissimi per il settore. Unindustria vuole favorire il dialogo tra grandi e piccole aziende in modo tale da crescere tutti insieme, vogliamo farle entrare in sinergia così che possano imparare gli uni dagli altri. Le grandi imprese posso insegnare tanto ai piccoli, soprattuto in termini di sostenibilità, mentre i piccoli posso spiegare quanto sia fondamentale l'attenzione per i dettagli e per il prodotto 'di nicchia' che, alla fine, è quello che i consumatori apprezzano di più perché prodotti alti a livello qualitativo. Unindustria punta a far diventare le grandi aziende ancora più grandi, le medie grandi, le piccole medie e a valorizzare le tante piccole realtà che nascono quotidianamente. Più le aziende fatturano e più rendiamo grande la regione che amiamo. Non capisco perché il Lazio deve essere secondo a regione come Lombardia o Emilia Romagna. Con l'impegno di tutti e tanta collaborazione, possiamo diventare i numeri uno”.

Quanto c’è rimasto di Made in Lazio e quanto le multinazionali hanno fatto “shopping” nella nostra regione?

“C'è rimasto moltissimo Made in Lazio. Le multinazionali sono poche e colgo questa domanda per dirle che noi ne vorremmo di più. Vorremmo più multinazionali italiane, vorremmo che le aziende crescessero di più. Le nostre multinazionali devono investire nel nostro territorio in modo tale da aiutare la crescita delle nostre aziende. Non vedo un dualismo tra le parti ma una collaborazione congiunta. C'è tanto da fare, questo sì, ma ci sono anche tante potenzialità inespresse”.

Le istituzioni, Comune di Roma e Regione Lazio, in che maniera possono aiutare il settore?

“La Regione, tramite l'assessorato all'agricoltura, si occupa molto nel nostro settore ed è in prima linea per investimenti, supporto agli agricoltori e contributi per far crescere le aziende. Per quanto riguarda il Comune, Roma ha ovviamente un ruolo primario essendo il mercato più importante del Lazio. Bisogna valorizzare di più la collaborazione Comune ed i tanti produttori, solamente insieme si può ridare lustro ad una città che in sofferenza. Dobbiamo sviluppare imprese, lavorando insieme per far sì che il territorio sia sempre più ricco e, di conseguenza, si aumenti anche l'occupazione”.