Roma

Coronavirus: La “mancia di Zingaretti” alla sanità. "Soldi invece dei tamponi"

Il premio Coronavirus ai sanitari del Lazio tralascia i professionisti che lavorano senza protezione negli ospedali. L'ira di un medico

Coronavirus, a medici, infermieri e al personale impegnato nel servizio sanitario della Regione Lazio, arriva un premio economico per il loro impegno. Un bonus da 1000 euro per chi ha affrontato un rischio elevato, che diventa di 600 per il “rischio medio”.

Ma è subito bufera perché se la Regione Lazio ha stanziato 24 mln per la “mancia coronavirus”, la Regione Toscana ne ha invece stanziati 38 e l'intera Toscana è grande quanto Roma.

La “mancia di Zingaretti” al personale sanitario regionale, solleva l'ira di chi ha “affrontato a mani nude” i malati di Coronavirus. Scrive un medico, nella sua denuncia inviata ad affaritaliani.it, a proposito dell'accordo sottoscritto da Regione Lazio e dalle organizzazioni sindacali: “E' un accordo economico e giustamente tutti sono corsi a firmare. Poco importata che la regione Toscana, grande quando la città di Roma, ha stanziato 38 milioni di euro ed ha esteso l'accordo a tutti gli operatori sanitari. Poco importa che ad oggi mancano i presidi per la sicurezza e gli operatori sono esposti a rischi per la propria incolumità e quella dei pazienti”.

Soldi ma niente tamponi nè protezione

Continua il medico: “Poco importa che i test non vengono fatti a tutti gli operatori sanitari. Poco importa che in molti ospedali non ci sono percorsi netti e separati tra covid e non covid. Poco importa se altre figure mediche tutti i giorni si recano in ospedale per assicurare la continuità assistenziale non sono comprese nell'accordo come ad ex. i cardiologi/aritmologi (infarti,cardiopatie ischemiche... ), oncologi (terapie salvavita per i carcinomi in essere e di nuova diagnosi...), ginecologi (parti...), ortopedici (fratture, protesi...) e via dicendo. Importante è firmare. Importante è testimoniare la propria presenza, e perché no compiacere la parte politica, poi ci lamentiamo che mancano DPI, i corsi sulla sicurezza non sono stati fatti, indennità è una miseria, i percorsi assistenziali presentano numerosi bias, i piani di rischio aziendali non sono stati aggiornati. Non svendiamo ulteriormente la nostra professione. Teniamo alta la memoria dei colleghi che ci hanno lasciato a causa della pandemia”.