Roma
Coronavirus, la paura mangia l'anima. Il teatro civile in diretta a casa
L’attore Pino Calabrese e lo scrittore Patrizio J. Macci danno corpo alle riflessioni quotidiane al tempo del Coronavirus
di Claudio Roma
Siamo tutti prigionieri fra quattro mura in questi giorni di clausura forzata per il lockdown da Coronavirus. Giorni in cui paesi e città sono deserti e i teatri sbarrati a tempo indeterminato. Roma mostra il suo volto metafisico e spettrale.
Giorni in cui abbiamo ancora più bisogno di aprire le nostre menti anziché abbandonarci a un impensabile coprifuoco culturale. Sui social giustamente si moltiplicano scrittori che parlano dei propri libri, attori che leggono romanzi contemporanei, classici o poesie, critici e giornalisti che invitano alla lettura suggerendo questo o quel libro.
C’è però un modo diverso per riflettere su quanto sta accadendo? Se lo sono chiesti l’attore Pino Calabrese e lo scrittore Patrizio J. Macci, che rispettivamente in qualità di interprete e autore hanno nelle stagioni passate portato in scena due testi di teatro civile: “L’ombra di Aldo Moro” e “Tortora, una storia semplice”. “Anche i nostri spettacoli sono rimasti impigliati in questo fermo che ci consegna palcoscenici muti come neanche durante la guerra”, racconta Calabrese. “Ho riflettuto a lungo su questa cosa, e sentito il bisogno di far sentire anch’io la mia voce. Ne ho parlato con Patrizio e insieme abbiamo deciso di dare corpo alle riflessioni quotidiane che facciamo al telefono, agli scambi a proposito delle sensazioni che proviamo mentre siamo in fila al supermercato, dal tabaccaio o in farmacia, ai brandelli di notizie afferrate ormai come un sottofondo costante alla radio o alla tv.
Ne è venuto fuori un frullato di impressioni che vuole restituire la paura e la realtà del quotidiano”. Le persone hanno terrore di perdere il lavoro, di rimanere senza soldi e che la vita non torni più quella di prima. È questo incubo serpeggiante che Macci fa vivere con una scrittura nervosa e continua, che si insinua come fosse un flusso di coscienza. Le parole si susseguono l’una all’altra come un fiume in piena, disegnando scenari che sembrano appartenere a un futuro distopico mentre sono l’ora e il qui di un presente che mai avremmo immaginato.
Ogni video ha una durata di poco più di tre minuti, il tempo di una pausa caffè o di una sigaretta. Eppure tre minuti sono sufficienti per calarsi nella mente di chi da sfogo ai propri pensieri. LA PAURA MANGIA L’ANIMA, cominciano così tutte le folgoranti pagine di quello che è a tutti gli effetti un diario che ha una pagina con lo stesso nome su facebook. Un cahier de doléance che Calabrese apre di fronte ai nostri occhi facendolo vivere grazie alla forza semplice e al tempo stesso magica della parola.