Roma

Coronavirus e mascherine fantasma, l'M5S corre in soccorso di Zingaretti

In Regione Lazio si prepara la purga delle mascherine: Ipotesi sostituzione o trasferimento per gli artefici del contratto con la Ecotech

Coronavirus e mascherine fantasma della Ecotech alla Regione Lazio, Roberta Lombardi e il Movimento Cinque Stelle si mobilitano in soccorso di Nicola Zingaretti.

Non solo, secondo i bene informati, l'anticipo di 11 mln di euro non ancora recuperato, dovrebbe costare la testa del capo dell'agenzia per la protezione Civile, Carmelo Tulumello e del vicecapo di Gabinetto, Andrea Cocco.

L'operazione “sabbia nel deserto”. Sotto attacco continuo di Fratelli d'Italia con in testa la consigliera Colosimo, Zingaretti sta rischiando che l'operazione mascherine fantasma acquistate in maniera incauta, gli esploda tra le mani. A FdI si è aggiunta anche la Lega cha da giorni martella il presidente, senza però neanche scalfirlo.

Quindi la seconda puntata dell'inchiesta de Le Iene, ha assestato un duro colpo all'immagine del Governatore e ha aperto il “fronte nazionale” con la Lega del Lazio che ha chiamato in causa il ministro Di Maio, “reo” di aver visto la trasmissione televisiva, senza “proferire parola”. Da parte della Lega è stato un errore tattico che ha compattato Pd e Zingarettiani, tanto che si è mossa la “papessa” Roberta Lombardi che ha tuonato: “Stiamo seguendo con attenzione la vicenda degli acquisti delle mascherine e di altri Dispositivi di Protezione Individuale da parte della Regione Lazio. Ci rendiamo conto che durante il periodo più intenso e concitato dell'emergenza possono essere stati fatti errori dalla Regione. Il tempo e la magistratura ci diranno se la Regione Lazio è stata troppo ingenua, e quindi sia stata truffata da abili approfittatori senza scrupoli che hanno sfruttato il momento, come abbiamo già visto nelle emergenze vissute da altre Regioni italiane, o se invece qualcuno all'interno della Regione Lazio sia stato complice della sparizione di questi soldi e abbia fatto da sponda all'affarista di turno".

E poi l'affondo per zittire i “ragazzi” della Lega: “Vorrei invitare i colleghi della Lega, che a tutti i livelli si mostrano sempre così zelanti nel guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, che i cittadini italiani stanno ancora aspettando le scuse per i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali sottratti alla casse dello Stato e che, se tutto va bene, rientreranno nei prossimi 80 anni".

Ma anche se Zingaretti ostenta sicurezza, in Regione Lazio qualcosa si muove. Assodato che il presidente sino all'esplosione del caso era all'oscuro delle modalità con cui Protezione Civile e colonnelli hanno cercato di rimediare in giro per il mondo le mascherine (e le fregature), c'è chi sostiene che appena calmate le acque, si prepari una “purga”. A rischio “olio di ricino” e quindi di turn over in qualche direzione di Parco regionale, il direttore dell'Agenzia della Protezione civile, Carmelo Tulumello e per il vice capo di Gabinetto Andrea Cocco, al quale non basterebbero gli anni di militanza alla corte di Goffredo Bettini per evitare un trasferimento. Infine, anche il portavoce Emanuele Lanfranchi sarebbe a rischio per via dei toni usati nei comunicati di replica alla prima fase dello scandalo con i quali giornali, giornalisti e consiglieri di opposizione sono stati definiti come “sciacalli” e minacciati di denunce dal sapore intimidatorio.

Critica anche la posizione del vicepresidente della Giunta, il fedelissimo Daniele Leodori, per il qual però la exit strategy sarebbe più delicata e comunque legata agli assetti dell'intera Giunta. Togliendo le secondo linee, Zingaretti ritroverebbe un po' di serenità in attesa dell'inchiesta della magistratura.

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