Roma

Coronavirus, muore la movida a Ponte Milvio: locali chiusi e niente ragazzi

La metamorfosi di Ponte Milvio: saracinesche abbassate, poche persone in fila al bar, ciclisti e posti di blocco. La disperazione dei locali amati dai giovani

Coronavirus, muore la movida a Ponte Milvio. Locali chiusi e niente più ragazzi in strada: resistono aperti solp qualche bar, giornalai e un paio di pizzerie a taglio rigorosamente a portar via.

È la metamorfosi di un angolo di Roma che, prima della pandemia, viveva più la notte che il giorno. Nel giro di due mesi infatti piazza di Ponte Milvio è irriconoscibile: si è passati dalla movida estrema, come quella della foto postata dall'assessore alla Sanità Alessio D'Amato nell'ultimo weekend pre lockdown in cui la gente non rispettava le distanza e beveva drink in massa fuori dai locali, a una piazza deserta di notte e dominata da posti di blocco dei vigili, Polizia a cavallo e ciclisti scatenati di giorno.

Al quinto giorno di Fase 2, sui marciapiedi poche persone in fila nei due bar aperti per prendere un caffè, qualche ultrasettantenne che non può far a meno di acquistare un quotidiano dal giornalaio di fiducia ma soprattutto cartelli affissi sulle sarracinesche abbassate con su scritto 'chiuso per ferie' o 'chiuso per lavori'. “Noi abbiamo riaperto subito perché non vedevamo l'ora di tornare a lavorare – racconta il proprietario del bar Ponte Milvio –. Da quello che abbiamo visto noi è che la gente ha ritrovato la gioia di rivivere. Già solamente fare due passi fino al bar per prendere un caffè da asporto dopo due mesi di quarantena in casa rimette il sorriso”. Sul futuro però regna l'incertezza anche per uno di quegli esercizi che la sera lavorava il giusto: “Bisognerà avere pazienza. Chiaramente anche quando potremo tornare a far rientrare i clienti all'interno, il sistema bar cambierà. E di certo ne passerà di tempo prima di poter vedere la folla scatenata in piazza”.

Stesso discorso per il Dulcamara, rinomato ristorante e cocktail bar dove il venerdì o il sabato sera era impensabile recarsi senza aver prenotato prima del lockdown: “Noi siamo ancora chiusi e riapriremo l'11 maggio solo con il take away – spiegano dal locale –, ma il futuro è quello che ci preoccupa. Si sta vivendo di solo incognite. Ci vogliono far riaprire il 1 giugno ma non sarà mai la stessa cosa, la gente uscirà molto di meno e per noi sarà quasi impossibile tornare agli standard del passato. Per questo speriamo di poter riaprire il prima possibile così da avere meno problemi. Cambierà tutto, bisognerà ridimensionare l'idea di ristorante senza poter avere contatti con amici e conoscenti. Se non posso andare a mangiare o a bere una cosa con un amico, come possono pensare che i ristorante e cocktail bar torneranno a guadagnare? Finché non si tornerà ad una pseudo normalità, sarà una tragedia. E possiamo già dire addio alle folle di ragazzi qui durante l'estate”.

Ma se con i distanziamenti e le dovute protezioni bar e ristoranti potranno riprendere a lavorare ospitando meno clienti, chi invece lavorava solo di notte rischia di dover chiudere per sempre. È infatti il rischio che sta correndo L'altro chiosco, il famoso chioschetto verde al lato della piazza che veniva assaltato ogni sera dai ragazzi di Roma Nord: “Siamo demoralizzati e demotivati. Come fa il Comune a pensare che un locale come il nostro, che guadagnava il 99% delle sue entrate la sera grazie ai ragazzi che accorrevano per prendere una birra, un drink o un cicchetto, possa riaprire i battenti? - grida la proprietaria disperata per la situazione in cui di punto in bianco si è ritrovata -. Noi sabato proveremo a riaprire ma facendo solo caffè potremmo tirare avanti giusto qualche settimana, poi se non si permetterà ai ragazzi di tornare da noi la sera chiuderemo per sempre. Il Comune non ha fatto niente, nessun aiuto. Nessuno pensa alle nostre famigli? Ai nostri ragazzi? Non sappiamo veramente come fare. Piazza di Ponte Milvio rischia di non tornare più quella che era prima”.