Roma
Coronavirus, parla Bertolaso: “Dobbiamo abituarci, prepariamoci alla siccità"
Bertolaso, medico ed ex capo della Protezione Civile: "Lite tra virologi contro infettivologi: uccide più il virus della vanità”
di Fabio Carosi
Coronavirus, parla Guido Bertolaso: ex capo della Protezione Civile, ma prima medico, impegnato per anni in Africa e poi prestato alla gestione delle emergenze italiane per 9 anni, dall'Australia dove è al lavoro avverte: “E' un'emergenza affrontata con dannose isterie ma non c'è nulla a che vedere con l'Ebola. Contaminerà tutta Italia”.
Dottor Bertolaso, da medico con grandissima esperienza in Africa, considera quella del Coronavirus un'emergenza serie e reale?
“E' un'emergenza non c'è dubbio, simile alla Sars ed alla influenza suina, va affrontata con serietà e competenza senza allarmismi e inutili e dannose isterie. Dobbiamo abituarci a questi fenomeni, saranno sempre più frequenti. Rispetto a 10 anni fa, il più importante agente vettore della malattie infettive: l'aeroplano, ha trasportato il 200 per cento in più passeggeri in giro per il mondo”.
Le autorità sanitarie italiane hanno sottovalutato o sopravvalutato il fenomeno?
“Gli italiani sono stati quelli che hanno per primi affrontato nel modo serio la problematica. Di fronte all'incertezza dell'OMS che non sapeva neppure se dichiarare l'emergenza o meno, il che è paradossale, l'Italia ha adottato cautele impostanti in attesa che il fenomeno venisse meglio studiato”.
Bertolaso: rispetto alle pandemie africane, che differenza c'è con quello che sta accadendo in Italia?
“C'è un abisso! Qui parliamo di una patologia respiratoria con possibili danni polmonari per gli anziani, ma blandi per adulti sani e anche bambini. L'epidemia di Ebola ha ucciso migliaia di persone in poche settimane, ho visto morire donne, bambini, adulti per strada coperti di sangue, di bava e di escrementi. Una strage, un inferno. Il virus dell'ebola rispetto al Coronavirus è mille volte più letale, micidiale. Quelli che oggi pontificano o scrivono di epidemie e virus da dietro la scrivania, si sono ben guardati dall'andare in africa a Capire cosa significhi una contaminazione virale seria e davvero mortale con capacità di contagio istantanee tramite qualsiasi fluido o contatto”.
Fa più danni il Coronavirus o la sindrome?
“Fa danni enormi l'isteria collettiva e l'incapacità di gestire la comunicazione istituzionale e le problematiche che emergono a livello locale senza essere filtrate e valutate nella loro gravità. Il Paese sta subendo un danno enorme come immagine, capacità di gestione della crisi con effetti devastanti sulla nostra economia, sul nostro turismo. Vedo già lo champagne che a fiumi versano gli albergatori e gli operatori turistici degli altri paesi europei e mediterranei”.
Secondo lei l'epidemia è destinata a contaminare anche il Centro Sud-Italia?
“Contaminerà tutta Italia è inevitabile ma sarà nel maggior parte dei casi poco più di un influenza e cosi dovrebbe essere vissuta e gestita”.
Virologi contro infettivologi: è poco più di un'influenza, o c'è da preoccuparsi veramente?
“Un paese di commissari tecnici non poteva non vedere anche gli scienziati litigare. Spesso hanno tutti ragione, almeno in parte, ma dovrebbero capire i danni e le incertezze che provocano, di certo uccide più il virus della vanità che il corona”.
Se e quali errori sono stati fatti?
“Imparassero che comunicare in emergenze è cosa seria e delicata, i social sono pericolosi e controproducenti in questo campo, le fake micidiali e orribili quando si gioca con la salute della gente, ma presto tutto tornerà sotto controllo, il virus perderà la sua forza in poche settimane, arriverà il caldo e la situazione si normalizzerà, ma i danni saranno stati gravi sulla nostra credibilità a forza d'animo. Che serva da lezione: questi fenomeni, come ribadisco, si ripeteranno, preparatevi ad esempio all'emergenza siccità della prossima estate con tutte le sue conseguenze nei vari campi, non solo agricolo”.