Roma
Coronavirus Roma, allarme bomba sociale: “Reddito per tutti o sarà tragedia”
Emergenza Coronavirus: reddito per tutti, per evitare la rottura sociale e non morire di mancanza di cibo. L'opinione di Andrea Catarci
di Andrea Catarci *
Il Coronavirus è una tragedia destinata a durare ancora a lungo. E’ passato circa un mese e mezzo dall’adozione delle prime misure di contenimento della pandemia Covid-19, con la chiusura dei comuni con focolai attivi in Lombardia e Veneto.
In serie sono poi venute le disposizioni che hanno reso le restrizioni più rigide, estendendole all'intero territorio nazionale: dalla chiusura di istituti scolastici, atenei e di gran parte delle attività produttive e commerciali alla riduzione degli spostamenti individuali al minimo strettamente necessario.
A parte la Cina il resto del mondo si è reso conto in ritardo del pericolo ma ormai l’allarme è scoccato in 176 paesi e c’è chi avanza previsioni molto più catastrofiche della tragedia attuale. Per il “Centers for Disease Control” i cittadini Usa contagiati entro il 2020 saranno dai 160 ai 210 milioni, con 21 milioni di persone ricoverate e una cifra imponente di vittime, tra i 200.000 e 1,7 milioni. Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Harvard, poi, il contagio riguarderà il 20-60% della popolazione mondiale, con 14 milioni di persone che possono perdere la vita.
In Italia alla data del 1 aprile 2020 sono stati registrati 110.574 casi positivi di Coronavirus, tra cui 16.847 persone guarite e 13.155 decedute, con 506.968 tamponi effettuati: l'Italia è il secondo paese al mondo per numero di casi dopo gli Stati Uniti e il primo al mondo per numero di decessi. Mentre nei commenti di esperti, operatori sanitari e della Protezione Civile talvolta si ravvisa qualche segnale di ottimismo, per la riduzione dei contagi e delle persone in rianimazione, i morti continuano a contarsi a centinaia ogni giorno. Una cosa sembra certa: durerà a lungo e comporterà enormi costi umani.
Il rischio di rottura sociale
Le strategie di carattere sanitario e assistenziale devono essere accompagnate da adeguati provvedimenti economici e di sostegno al reddito, con l’obiettivo di impedire che scoppino gli equilibri e si vada verso la rottura sociale. Finora in maniera encomiabile ci hanno messo la classica pezza le reti di solidarietà e mutualismo che per riflesso sono nate nei quartieri, di piccoli centri come di grandi città. A Roma in molti casi hanno trovato il punto di snodo negli Enti municipali e si sono dotate di molteplici strumenti comunicativi e operativi per rafforzare la coesione delle comunità locali. Nel medio periodo rischiano però di non bastare. C’è già qualche avvisaglia di malessere esplosivo in giro per lo stivale, soprattutto nella parte meridionale più povera e con un gran numero di precari, sottoccupati, lavoratori a nero e disoccupati. Il rischio, concreto e imminente, lo hanno segnalato con estrema chiarezza alcuni acuti analisti, come Alberto Negri: “Preparatevi al punto di rottura sociale: quando la gente non ne potrà più di stare a cantare sul balcone… la frustrazione crescerà e si sentiranno davvero ai domiciliari. Allora questa diventerà davvero una maledetta primavera, ma senza retorica bellica ed esagerazioni: sarà la primavera del loro scontento”.
Usare subito e bene le risorse disponibili
Per questo non si può attendere: le risorse che sono state stanziate da Governo e Regioni, a cui si andranno presto ad aggiungere quelle provenienti dall’Europa con una quota parte del pacchetto di emergenza da 750 miliardi, insieme alle detassazioni che possono decidere i singoli comuni, vanno immediatamente rese disponibili per alleviare la vita di persone e famiglie. Ritardi e ostacoli burocratici sono intollerabili, riguardino il sito dell’Inps andato subito in tilt per le richieste del popolo delle partite iva o il meccanismo farraginoso messo a punto da Roma Capitale per erogare i buoni pasto alle famiglie in difficoltà economica: possibile che Enti dalle strutture amministrative imponenti non dispongano di strumenti di ‘censimento’ delle rispettive popolazioni di riferimento, tali da individuare a monte la platea dei beneficiari - almeno in gran parte - e riconoscere/accreditare/consegnare quanto dovuto senza bandi, domande, controlli, intermediari?
Adottare nuovi strumenti
Quanto messo in campo è necessario ma non sufficiente. Sono auspicabili, in quanto vanno incontro a esigenze primarie, il blocco dei prezzi dei generi alimentari, la riduzione dei beni di prima necessità, la sospensione di mutui, affitti e bollette in forma massiccia, l’ampliamento dei fondi per la cassa integrazione di chi ha visto congelato il proprio lavoro. Come indispensabile è aumentare la sfera d’azione del reddito di cittadinanza che, aldilà del (mal)funzionamento, non ha raggiunto in maniera soddisfacente le persone in condizioni di povertà, il mondo dei precari, dei sottoccupati, dei lavoratori autonomi ridotti alla fame dalle proprie partita iva, delle variegate tipologie di collaborazione. Da strumento minimale in prospettiva va ricalibrato e reso “accessibile, individuale e incondizionato”, come ha scritto Sandro Gobetti della rete BIN – Basic Income Network Italia - perché come “non servono solo posti letto per oggi, serve un’idea di sanità pubblica come diritto alla salute”, allo stesso modo “non serve un bonus solo per oggi ma un reddito come diritto economico per garantire la dignità, l’esistenza e la libertà delle persone”. Malgrado le resistenze che incontra tale verità, una cosa è certa: nell’attuale congiuntura emergenziale è un dovere dei governi assicurare la fornitura di un reddito di base a tutti coloro che ne hanno bisogno, affinché la crisi non faccia ulteriori vittime dovute alla mancanza di cibo.
* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma