Roma

Coronavirus Roma, caos tamponi: esplode la guerra tra Regione e centri privati

Il Tar accoglie il ricorso del centro medico Altamedica che potrà così svolgere tamponi sui cittadini, ma la Regione si oppone: “Andremo in Consiglio di Stato”

Coronavirus, esplode la guerra dei tamponi a Roma e nel Lazio: da un lato c'è il privato con il re dei centri analisi di Roma, Claudio Giorlandino, che vuole ad ogni costo poter eseguire i test nei propri laboratori; dall'altro la Regione, con l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato che chiede di diffidare dai tamponi a pagamento.

 

Il casus belli che ha dato inizio al conflitto è stata la sentenza con cui il Tar del Lazio ha accolto la domanda cautelare proposta dal centro medico Altamedica Artemisia di Giorlandino nell'ambito del ricorso presentato contro la Regione Lazio per l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia, dei provvedimenti che limitano per le strutture sanitarie private lo svolgimento dei tamponi nasofaringei e orofaringei per la diagnosi del virus SARS-CoV-2. Non appena il Tar si è pronunciato sulla vicenda, il direttore scientifico del Gruppo Sanitario Altamedica ha annunciato che nei proprio centri, che a Roma sono 18, si potranno eseguire i tamponi.

I giudici amministrativi, nell'accogliere la domanda cautelare, hanno ritenuto che “nel bilanciamento degli interessi coinvolti, l'interesse pubblico prevalente sia quello di eseguire quanti più esami possibile, specie se questi vengono fatti senza oneri per le finanze pubbliche e senza limitare l’accesso ai reagenti per le strutture del Servizio sanitario, con l’effetto di consentire l’immediato avvio, privatamente e senza oneri per il Servizio sanitario regionale, delle operazioni diagnostiche per la ricerca del virus SARS CoV-2 mediante esami molecolari su tutte le matrici biologiche”.

“Quella di ieri è stata una giornata molto importante per la giustizia e per la salute dei nostri concittadini - commenta Giorlandino -. Grazie al ricorso presentato, il Tar del Lazio ha permesso al centro Altamedica di Roma, uno dei più importante centri di biologia molecolare d’Italia, che ha già prodotto e pubblicato documentazione scientifica nel merito, di eseguire come primo laboratorio privato del Lazio la ricerca del virus sui tamponi".

“Il Tar del Lazio ha riconosciuto che l’interesse pubblico prevalente sia quello di eseguire quanti più esami possibile - prosegue il Direttore Sanitario dei centri - consentendo inoltre l’immediato avvio, privatamente e senza oneri per il Servizio sanitario regionale, delle operazioni diagnostiche per la ricerca del virus SARS CoV-2 mediante esami molecolari su tutte le matrici biologiche. Quindi non si parla solo di tampone nasofaringeo, dove sappiamo che il virus viene trovato una volta su tre, ma anche di espettorato, dove si trova sette volte su dieci, e di tampone rettale. Come tutte le Sars questo virus è oro-fecale quindi entra dalla bocca, rimane nell’apparto respiratorio e poi viene eliminato nelle feci, dove anche a 20 giorni di distanza è ancora attivo come anche da noi riscontrato e pubblicato in letteratura internazionale”.

La Regione si oppone e ricorrerà al Consiglio di Stato

Non è appena è stato reso non l'esito del ricorso al Tar presentato da Altamedica, la Regione Lazio è intervenuta a gamba tesa sulla vicenda tamponi ai privati: “In relazione ad una recente sentenza del Tar del Lazio posso annunciare che ci costituiremo in Consiglio di Stato. La gestione delle epidemie non è un meccanismo per togliere soldi dalle tasche dei cittadini e ricordo che eventuali tamponi fatti al di fuori dei laboratori validati dallo Spallanzani e inseriti nella rete regionale, come da indicazioni del ministero della Salute, non hanno finalità di sanità pubblica. Pertanto il rischio concreto per i cittadini è di pagare per un test non riconosciuto e non validato”, ha dichiarato l’assessore alla Sanità regionale, Alessio D’Amato.

"La rete costruita nel Lazio dei drive-in prevede l’esecuzione tempestiva e gratuita dei tamponi su prescrizione medica in caso di sospetto o nel caso di positività alla sieroprevalenza - ricorda D'Amato - e questo ha consentito finora di individuare 160 casi asintomatici. I tamponi in questo circuito sono gratuiti e validati".

"E’ inutile - raccomanda - buttare soldi in esami privati che non hanno la validazione dallo Spallanzani e rischiano di creare dei falsi negativi o dei falsi positivi. Il controllo del virus è un tema di sanità pubblica e non è un tema di business. Non è una questione ideologica, poiché abbiamo chiesto la collaborazione delle strutture private nella gestione dei test di sieroprevalenza. Ma il test molecolare, come diagnosi, che ha conseguenze immediate di sanità pubblica per quanto riguarda le notifiche, gli isolamenti, i tracciamenti e le eventuali interdizioni o zone rosse, devono essere eseguiti gratuitamente presso le strutture riconosciute. Il rischio che intravedo per i cittadini - conclude - è pagare per un test non validato e senza alcuna finalità di sanità pubblica. Se c’è una cosa che ci deve insegnare questa epidemia è il ruolo essenziale ed insostituibile della sanità pubblica e della sua rete territoriale”.