Roma
Coronavirus, Roma “sta per esplodere”. Catarci: “Liberiamola dalla Raggi”
Anche la giunta grillina del Municipio IV va in frantumi. In 160 mila in fila per i buoni spesa
di Andrea Catarci *
Coronavirus, Roma è una polveriera. Come nel resto d’Italia il covid19 ha aumentato le sofferenze sociali e ha segnato duramente la comunità cittadina, in particolare per la lentezza e l’inadeguatezza dei sostegni al reddito, per il mancato calmieramento dei prezzi dei beni di prima necessità, per l’assenza di provvedimenti di detassazione, per il lockdown che, paralizzando interi comparti economici, ha duramente colpito l’occupazione tradizionale, precaria e sommersa.
Oltre 160.000 domande per i buoni spesa
Al dipartimento per le politiche sociali di Roma Capitale, alla data di scadenza del 16 aprile 2020, sono giunte circa 160.000 richieste di buoni spesa. Scartate quelle doppie e con codici fiscali errati si è arrivati ad accettarne circa 97.000, con 70.000 famiglie a cui è stato riconosciuto il sostegno alimentare e 27.000, beneficiari di altri contributi "anche di importo contenuto", a cui non verrà erogato per esaurimento dei fondi. Il picco maggiore si è registrato nel Municipio Roma VI Le Torri con 8342 domande, seguito dal Municipio Roma VII con 5922, dal Municipio Roma V con 4444, dal Municipio Roma XIV con 3941 e così via.
Era cominciata male fin dall’inizio, quando si era inserito tra i requisiti indispensabili la residenza anagrafica, scartando automaticamente non residenti e migranti e causando una raffica di proteste. Il Tribunale civile, ravvisando i chiari caratteri della discriminazione, aveva accolto un ricorso e imposto il dietrofront, poiché "nel caso di specie non si discute dell’accesso a prestazioni assistenziali ‘ordinarie’ ma dell’accesso ad una misura emergenziale tesa a fronteggiare le difficoltà dei soggetti più vulnerabili a soddisfare i propri bisogni primari a causa della situazione eccezionale determinata dall’emergenza sanitaria in atto". Si è poi andati avanti tra ritardi e parole al vento per tutti, fino all’epilogo: molte famiglie resteranno fuori malgrado lo stato di necessità per esaurimento delle risorse e altre che figurano tra le beneficiarie ancora non sono state liquidate.
Le attuali 30.000 domande per i contributi all’affitto sono destinate a raddoppiarsi
Al dipartimento patrimonio e politiche abitative di Roma Capitale, al 30 aprile 2020, sono giunte oltre 30.000 richieste di contributo per l’affitto. La scadenza è fissata al 18 maggio e si prevede di arrivare a toccare quota 60.000. Il direttore ha chiesto 50 dipendenti in più ma non per recuperare il tempo perduto, come sarebbe lecito aspettarsi dopo una ventina di giorni di inerzia seguiti al trasferimento anticipato dei fondi da parte della regione Lazio. Al contrario, servono risorse umane per controllare le domande inviate in autocertificazione, in un bando senza graduatoria nato per assicurare un’erogazione veloce, che per di più già prevede l’azione di verifica conclusiva della guardia di finanza. Con un approccio del genere, alla faccia della de-burocratizzazione, i tempi rischiano di allungarsi ulteriormente e i diretti interessati, malgrado ci siano i fondi, difficilmente vedranno qualcosa prima dell’autunno.
Oltre all’emergenza sociale ci si mette pure lo s-governo del M5s
Basta fare una semplice somma per avere una fotografia che dire allarmante è un eufemismo: pur prendendo come plausibili le esclusioni effettuate, in tutto richiedono buoni spesa e contributi per l’affitto circa 200.000 famiglie, cioè più di 600.000 persone. Tra povertà storiche e processi di impoverimento legati all’emergenza coronavirus quasi un quarto dell’intera popolazione non esita ad autocertificare la situazione di indigenza, richiedendo aiuti alimentari e sostegni per evitare lo sfratto. Noncurante di ciò, la giunta Raggi non ha ancora approvato un provvedimento che sia uno, nessuna misura di esenzione/riduzione delle tariffe di diretta competenza (rifiuti, trasporto pubblico, asili nido, mense scolastiche, imu), nessun intervento di concertazione finalizzato al blocco degli affitti, né per chi vive in abitazioni pubbliche e di enti né per chi sta sul mercato privato, nessuna misura per facilitare la ripresa delle attività economiche nemmeno su aspetti basilari come le occupazioni di suolo pubblico (Osp). Sindaca e assessori non sono stati neanche capaci di cooperare con le reti di mutualismo che si sono consolidate nei quartieri, dove il volontariato, le associazioni, i comitati, tanti singoli cittadini e il terzo settore hanno prodotto un imponente sforzo di solidarietà e animazione sociale, in supplenza delle istituzioni. La Raggi prima ha rifiutato la proposta avanzata da alcuni Enti municipali di coordinare e rafforzare l’azione dell’arcipelago solidale, poi ha indicato un’altra strada in odore di servitù della gleba, quel “Mercato sociale” in cui il diritto al cibo per tutti viene messo tra parentesi e le famiglie in difficoltà devono svolgere lavori socialmente utili per avere generi alimentari.
Roma è tenuta in ostaggio dalla giunta Raggi, liberiamola
La verità è che la giunta Raggi non era in grado di governare Roma negli anni passati e tantomeno lo è in mezzo all’emergenza covid19. Nemmeno i rappresentanti territoriali del M5s, lasciati senza indicazioni dal Campidoglio, hanno più fiducia in lei, tanto che in pieno coronavirus trovano il tempo di chiudere anticipatamente un’altra esperienza di governo municipale - la quarta dopo i Municipi III, VIII e XI -, quella del Municipio IV, sfiduciando da soli la Presidente Della Casa. Intanto, fuori, protestavano le donne di San Basilio, lamentando di non farcela più e di non aver ricevuto nessun aiuto. Un’immagine emblematica, da una parte la città reale prostrata e dolorante, dall’altra chi nemmeno in un frangente così delicato è riuscito a mettere da parte le proprie diatribe interne e a lavorare per la collettività. Roma tutta, oggi, è tenuta in ostaggio da una Sindaca e una maggioranza pigre e dannose. Liberarla è una priorità, come delineare un’ipotesi di ripartenza e elaborare un piano di uscita dai declini lunghi in cui mettere a valore i tanti punti di forza.
* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma