Roma

Coronavirus, Roma “vietata” ai cinesi: “Discriminazione figlia della paura”

Bar a Fontana di Trevi espone cartello “vietato ingresso ai cinesi”. In città è psicosi, la comunità cinese: “Malattia non fa questioni di razza, attacca tutti”

Coronavirus, a Roma e psicosi: tutti hanno paura del virus e dei cinesi. Bar a Fontana di Trevi espone un cartello scritto in cinese e in inglese per invitare chi arriva dalla Cina a non entrare. Insorge la comunità cinese romana: “Discriminazione figlia della paura”.

 

“Forme di discriminazione nei nostri confronti ci sono, e sono sempre meno isolate, ma almeno in minima parte le capisco. Sempre di più con il trascorrere dei giorni, perché non sono solo gli italiani ad avere paura. Ne hanno, e tanta, anche i cinesi”, spiega Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma, all’AGI. “So di connazionali presi a male parole, di barman muniti di mascherine, di qualche cartello di divieto per i miei connazionali, come stamane in un bar del centro – continua la King –. Ma non mi sento di criticare, farsi prendere dall’angoscia non aiuta ed è solo sintomo di ignoranza: la malattia non fa questioni di razza, attacca tutti gli esseri umani. La speranza è che il contagio non si allarghi ulteriormente”.

La portavoce fa riferimento ad un cartello apparso in un bar davanti a Fontana di Trevi con scritto, in cinese e in inglese, "a causa delle disposizioni internazionali di sicurezza, a tutte le persone provenienti dalla Cina non è permesso di entrare in questo posto. Ci scusiamo per il problema".

“All’interno della nostra comunità – prosegue Lucia King – stiamo facendo un grande sforzo di informazione, abbiamo curato dei volantini in cui raccomandiamo di stare calmi e di usare precauzioni apparentemente semplici ma fondamentali come lavarsi bene le mani. Ma in questi giorni siamo soprattutto impegnati a cercare materiale sanitario - mascherine, tute antivirus, scanner per la febbre - da mandare in Cina”.

Coronavirus, commercianti Trevi: "Ci dissociamo da cartello"

"Ci dissociamo da quanto accaduto. È un cartello forte che è una pessima pubblicità per il nostro quartiere di Trevi". A dirlo la proprietaria del negozio di pelletteria di fronte al bar accanto all'osteria Trevi. Ma non tutti all’interno dell’associazione commercianti Trevi sono d’accordo sulla condanna. "Certo non facciamo bella figura, ma come dobbiamo fare? - ha affermato la proprietaria di un ristorante - Non si sa che giri abbiano fatto queste due persone, non mi sento di dissociarmi completamente da quel cartello. Ci sono persone che possono entrare da me e stare due o tre ore. Io un pò di paura ne ho".

"L’associazione commercianti - ha sottolineato il presidente dell’associazione, Fabrizio Patrizi - prende le distanze dal cartello e dal suo contenuto ma siamo oggettivamente preoccupati della situazione. Il turismo cinese è abbondantemente presente a Trevi e non abbiamo ricevuto alcuna informativa dalle autorità su come comportarci e cosa fare. Al 90 per cento i due turisti cinesi, positivi al coronavirus, sono passati da Trevi. Non chiediamo rassicurazioni ma informazioni, tipo 'utilizzate le mascherine'. Il rischio di psicosi è facile. Noi stiamo navigando a vista. Il pericolo che c’è nel rione Trevi è maggiore che a Tor Tre Teste".

Coronavirus, ambasciata Cina condanna razzismo: "Tutelare cinesi"

L'ambasciata cinese in Italia esprime "la più forte e assoluta denuncia e condanna" di episodi di razzismo e discriminazione nei confronti di cittadini cinesi a causa della diffusione del coronavirus. "Negli ultimi giorni in Italia si sono verificati casi di intolleranza, sfociati persino in episodi di insulti e discriminazioni nei confronti dei cittadini cinesi. Esprimiamo la nostra più forte e assoluta denuncia e condanna di fronte a tali avvenimenti", spiega la rappresentanza diplomatica di Pechino che chiede alle "autorità italiane di tutelare i diritti legittimi dei cittadini e delle comunità cinesi presenti in Italia".

"Fermare l’epidemia è sicuramente difficile, ma la situazione sembra andare gradualmente verso una svolta positiva. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e molti esperti internazionali hanno dichiarato che non c’è motivo di avere una paura eccessiva", continua. "Chiediamo quindi a tutti di mantenere la ragionevolezza di fronte al virus e di mettere in atto le precauzioni preventive senza alimentare il panico". L'ambasciata sottolinea che "questa improvvisa epidemia è una sfida non solo per la Cina, ma anche per il mondo intero. Se saremo tutti insieme, fiduciosi e risoluti, remando nella stessa direzione di fronte alle avversità, riusciremo certamente vincere questa battaglia contro l’epidemia".

Coronavirus, prefetto Roma: "Episodi razzismo? Abbassare tensione"

"La cosa positiva è che siamo venuti a conoscenza oggi di direttive diramate dalla Regione a tutte le strutture sanitarie, per adottare le procedure e i protocolli, quindi ognuno sa che cosa deve fare. Questa è una notizia che ci tranquillizza molto. Auguriamoci che non ci sia nessuna emergenza e lo Stato ci dice che non c’è nessuna emergenza". Lo ha detto il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, al termine del vertice in Prefettura nel quale si è parlato dei due cittadini cinesi ricoverati all'ospedale Spallanzani con la diagnosi di coronavirus. Preoccupazioni su eventuali episodi di razzismo? "Assolutamente no - ha risposto - Ci preoccupa il solo fatto che dobbiamo abbassare la tensione, non creiamo allarmi inesistenti".