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Roma
Costa Concordia: oltre il danno la beffa. Dopo 4 anni superstiti senza indennizzi

di Valentina Renzopaoli

Il gigantesco relitto inghiottito dal mare per metà e adagiato su uno scoglio del Giglio, ormai non c'è più da oltre sette mesi. Ma l'immagine della Concordia resterà per sempre nella storia dell'isola toscana e della marineria italiana. Manca una manciata di giorni al quarto anniversario del disastro che strappò trentadue vite, causò 157 feriti e stampò per sempre nella mente dei sopravvissuti l'incubo della morte sfiorata. Il comandante della nave, Francesco Schettino, è stato condannato l'11 febbraio 2015 a 16 anni, ma ancora oggi molti passeggeri della nave da crociera attendono il risarcimento dei beni lasciati a bordo e persi nel naufragio.
Alla vigilia del 13 gennaio, la combattiva Mara Parmegiani, giornalista, scrittrice, esperta di moda e costume, già autrice di un commovente istant-book stampato un mese dopo la sciagura, sceglie affaritaliani.it per lanciare la denuncia.
“A quattro anni di distanza la Costa Crociere deve ancora risarcire l'enorme danno subito” racconta la storica della moda. “L'ufficio legale mi aveva assicurato che entro la fine del 2015 mi avrebbero fatto sapere come impostare il rimborso ma poi nessuno si è più fatto sentire. Oltre al mio caso, ce ne sono altri da liquidare di importante valore, come quello di un gioielliere”.
L'ambasciatrice dell'eleganza made in Italy si trovava a bordo con la sua preziosissima collezione di abiti d'epoca che aveva fatto più volte il giro del mondo. Vestiti da sogno realizzati dai capostipiti dell’alta moda, dalle sorelle Fontana a Valentino, da Antonelli a Ferré, fino a Gattinoni, Egon Furstemberg e Gay Mattiolo. Nella collezione c’era anche un abito da sposa degli Anni Sessanta rosa con preziosi applicazioni di merletto, esposto in una mostra a Castel Sant’Angelo. Un tesoro distrutto completamente come testimoniano le fotografie inedite scattate da Mara Parmegiani in quel che era rimasto della sua cabina e pubblicate per la prima volta  da affaritaliani. La giornalista è stata infatti l'unica ad avere il permesso di salire a bordo della Concordia quando era in demolizione nel porto di Genova.
“Ho chiesto un milione e duecento mila euro di rimborso per la collezione andata perduta: valore stimato da ben tre perizie diverse. La collezione era stata assicurata per la stessa cifra dall'Enit in occasione di una grande mostra a San Pietroburgo”.
Una perdita imponente, quindi dal punto di vista economico, ma non paragonabile ai disagi psicologici ed emotivi che ancora oggi le sconvolgono la vita quotidiana, con frequenti attacchi di panico. Tra i ricordi più commoventi raccontati nel libro “L’inchino. Storia di un naufragio”, c'è quello della piccola Daiani, la bimba di cinque anni, il cui corpicino è stato ripescato alcuni giorni dopo dai soccorritori: “Mi torna continuamente davanti agli occhi, l’ho incontrata poco prima che morisse, era in braccio al papà sul ponte stipato di gente; lui mi ha guardata, mi ha riconosciuta e mi ha fatto una carezza. Io sono rimasta inizialmente stupita, poi ho tirato fuori dalla borsa un piccolo portachiavi con un orsacchiotto pieno di strass e l’ho regalato alla bimba che mi ha sorriso e dato un bacio. Credo di averle regalato l’ultimo sorriso”. Tra pochi giorni uscirà il prossimo lavoro "L'affaire Concordia. Storia e Misteri", un nuovo documento utile a cristallizzare la memoria di quanto avvenuto.

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