Roma
Covid 19, zero lavoro e prospettive: inventa il video tutorial per pasticcieri
Micaela Cini è una delle tante donne che non si arrende mai. Lavorava nel turismo ma sognava un laboratorio di pasticceria tutto per sé. Poi il virus
di Valentina Renzopaoli
Il virus Covid 19 le cancella il lavoro e rischia di mandare in fumo il progetto a cui stava lavorando danni. Donna, madre e “partita Iva”, una delle tante di un esercito di circa 2 milioni e mezzo di liberi professionisti che in questo momento rischiano di diventare le prime vere vittime sociali del Coronavirus e che il Governo pensa di “risarcire” con un bonus più basso del Reddito di cittadinanza.
Trentasei anni, sposata, mamma di un vispissimo bimbo di sei anni e di Cuba, una labrador nera tempesta della natura, Micaela Cini è una di quelle donne che non si abbattono mai, con mille idee che frullano per la testa e una tenacia che la spinge ad accettare sempre nuove sfide. Ma il Coronavirus sta provando a metterla in ginocchio. Nel giro di una manciata di giorni, l'agenzia turistica di famiglia viene messa in ginocchio: da anni, insieme a suo padre, gestisce quelli che tecnicamente si chiamano servizi di “accomodation” per i turisti prevalentemente stranieri; visite guidate, tour nei musei e ai principali siti culturali e archeologici romani e delle maggiori città italiane. Tutte le prenotazioni di marzo e aprile sono state cancellate dal contagio della paura, prima ancora che scoppiasse la vera epidemia sanitaria. Ma anche il lavoro dei sogni, quello per cui Micaela studia e si prepara da anni, rubando il tempo al sonno e sacrificando il tempo libero, rischia di sfumare: il laboratorio di pasticceria era quasi pronto per sfornare bignè, ciambelloni, torte a tre piani dal profumo contagioso. E, invece, tutto si è bloccato.
Dopo il liceo classico a Roma, Micaela parte per Torino dove si diploma all'Accademia di teatro. Ci vuole poco per capire che con l'arte è difficile campare e così torna a casa e decide di seguire l'attività di famiglia. Lo fa per dieci anni, fino a quando, dopo il matrimonio e la nascita di Flavio, decide di dedicare una parte del suo tempo a quella che è stata la sua passione fin da quando era bambina, la pasticceria. Segue un corso professionale e poi vari corsi di specializzazione, si auto-candida per uno stage presso una importante pasticceria romana e per un lungo periodo si divide tra l'agenzia turistica e i dolci. «Alle tre di notte mi alzavo dal letto, andavo in pasticceria e lavoravo fino all'ora di pranzo, tornavo a casa e iniziato a rispondere alle richieste di booking. Negli ultimi tre anni ho lavorato per fare in modo che quello della pasticcera diventasse il mio unico lavoro, con una mano nella farina e l'altra al computer, in attesa del momento giusto per “switchare”.
E così lavora a chiamata per ristoranti e catering, sfornando torte da sogno e dolci da leccarsi i baffi alla sola vista. Nel frattempo, progetta il suo sogno: aprire un laboratorio tutto suo.
“L'apertura del laboratorio di pasticceria era in programma per maggio: avevo scelto il locale, inoltrato le varie domande per le autorizzazioni, progettato la disposizione dei macchinari e del negozio. Insomma il mio sogno si stava avverando ma dovevo tenere duro e continuare a mettere da parte un piccolo tesoretto grazie al lavoro in agenzia”.
Il 20 febbraio, il giorno della notizia del “paziente uno” in Italia, scoppia il finimondo e le prime vittime sono proprio gli operatori del turismo perché la gente inizia ad avere paura e cancella i viaggi programmati, a partire dagli stranieri che additano l'Italia come ”untore” d'Europa.
Racconta Micaela: “Il settore turistico è crollato all'improvviso, da un giorno all'altro. Per i giorni successivi è stata una pioggia di richieste di cancellazione, telefonate, email: tutti annullavano qualsiasi cosa avessero prenotato. Ma la cosa più grave, che è rimasta in sordina, è che il settore turistico, in realtà, era andato nel pallone già da fine febbraio quando si era capito che l'epidemia si sarebbe diffusa a macchia d'olio. Insomma, per noi la crisi è iniziata molto prima e ci siamo schiantati nel silenzio. E seppure uscissimo dal tunnel della quarantena ad inizio aprile, il turismo italiano non si riprenderà perché i confini nazionali sono ormai chiusi e anche negli altri paesi, nel frattempo, si stanno ammalando”.
Come tanti altri liberi professionisti, Micaela finisce nel vortice dell'emergenza, ma in Italia l'epidemia è ancora all'inizio e confinata al Nord. “Quando mi sono resa conto che con il turismo a marzo non avrei potuto portare a casa lo stipendio, ho provato a cercare lavoro dentro una pasticceria. Avevo persino ottenuto un colloquio che mi avrebbe potuto aprire un'opportunità molto interessante ma è sfumato anche quello a causa dei decreti che il Governo, uno dopo l'altro, è stato costretto ad approvare per limitare il contagio”.
In pochi giorni, tutto cambia: “Noi partite Iva ci sentiamo dimenticate. Non basta la sospensione dei tributi e un bonus per mantenerci in vita, bisogna trovare altre soluzioni. Quando si uscirà dall'emergenza sanitaria, ci sarà un dramma sociale da recuperare. Dico la verità: è una delle poche volte nella mia volta che la vedo buia. Sono una persona positiva, di solito penso che quando ci si impegna i risultati si raggiungono, ma rispetto a tante altre volte, oggi sono sinceramente preoccupata”.
Ancora una volta, però, Micaela non molla: seleziona le sue ricette, raccoglie gli ingredienti, accende la telecamere al cellulare e posiziona un cavalletto, rispolvera le sue nozioni teatrali e si inventa un “servizio” di video tutorial per chi è a casa e non sa come passare il tempo della quarantena. La prima ricetta è la pizza bianca romana. “È il mio modo per reagire e interagire, per continuare a fare comunità, per aiutare a trascorrere il tempo e pensare il meno possibile al perché stiamo a casa”. La seconda, il bignè di san Giuseppe per fare gli auguri ai papà.