Roma
Crac Alitalia, le richieste della Procura: "Per Cimoli e Mengozzi 9 anni di carcere"
Sei anni di reclusione per Giancarlo Cimoli, e 3 anni per Francesco Mengozzi. Sono le richieste di condanna avanzate dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dai pm Stefano Pesci e Francesca Loi per i due ex amministratori delegati di Alitalia, coinvolti nel fallimento della compagnia, avvenuto nel 2008.
Gli stessi magistrati hanno sollecitato ai giudici della settima sezione penale del tribunale di Roma altre 4 condanne e una assoluzione. 3 anni e 6 mesi sono stati richiesti per Gabriele Spazzadeschi, ex direttore del dipartimento amministrazione e finanza; 3 anni per Pierluigi Ceschia, ex responsabile del settore finanza straordinaria; 2 anni per Giancarlo Zeni, ex funzionario; 2 anni e mezzo per Leopoldo Conforti, anch'egli dirigente della compagnia di bandiera all'epoca dei fatti. Nei confronti di Gennaro Tocci, invece, è stata chiesta l'assoluzione dall'unica contestazione a suo carico. Gli imputati sono accusati, a seconda delle posizioni, di bancarotta per distrazione e per dissipazione. Il solo Cimoli, l'unico per il quale la procura non ha chiesto la concessione delle attenuanti generiche, risponde anche del reato di aggiotaggio.
"Ancora oggi paghiamo per gli sperperi in Alitalia: paghiamo una tassa come cittadini e come passeggeri". Così il procuratore aggiunto Nello Rossi e stesso magistrato, che insieme ai pm Stefano Pesci e Francesca Loi ha poi richiesto la condanna di 6 dei sette manager finiti a processo con accuse di bancarotta per distrazione e per dissipazione, ha affermato: "Di questa vicenda, caratterizzata dalla gravità dei fatti, sono impressionanti i dati economici e sociali per l'enorme danno causato alla collettività. Si è trattato di una vicenda enorme per l'entità delle somme di denaro che sono state versate in Alitalia dallo Stato, che sono state perdute e le cifre del dissesto e della bancarotta rappresentati nel capo di imputazione". L'Alitalia, ha poi spiegato il magistrato, è "una società per azioni che non è mai stata sottoposta a controlli, ha scelto manager sulla base di rapporti privatistici e privati, ha portato avanti scelte aziendali che non erano sindacabili e ha attratto obbligazionisti e azionisti senza avvisarli che stavano entrando in un carrozzone burocratico".