Roma
Craxi ad Hammamet e gli appunti segreti. La verità nel libro di Andrea Spiri
Baldini e Castoldi manda in libreria un volume storico sugli ultimi giorni di Craxi Hammamet. Le carte segrete lasciate sul tavolo
di Patrizio J. Macci
Gli appunti segreti di Bettino Craxi svelati a venti anni dalla sua morte. Brilla come una gemma di prima grandezza, nel profluvio di volumi sul tema arrivati in libreria in questi giorni, il volume dello storico Andrea Spiri “L’ultimo Craxi DIARI DA HAMMAMET” (Baldini+Castoldi).
L’autore ha avuto accesso alle carte che lo statista teneva in maniera disordinata sul suo tavolo di lavoro e le ha ricucite nel tessuto degli eventi dell’epoca. Questo fa del suo volume un prezioso manuale ad uso di chi non c’era o di chi abbia dimenticato lo svolgimento lineare dei fatti, le prime pagine dei quotidiani e l’aria che si respirava in quelle che furono giornate nelle quali sembrava potesse accadere tutto.E’ un Craxi inferocito e furioso ma mai domo quello che traspare dai suoi scritti, che rimane lucido e tagliente anche quando intorno a lui tutto sembra crollare. Anche se il vuoto pneumatico lo circonda (gli amici o sedicenti tali sono evaporati al primo avviso di garanzia), Craxi non rinuncia a combattere la sua battaglia nonostante la malattia lo aggredisca subdola e silenziosa.
Ci sono i consigli dell’amico Marco Pannella secondo il quale Craxi avrebbe dovuto accettare le manette “Bettino lasciati arrestare. Te ne vai a Rebibbia per un po’, ti curi, smetti di fumare. Avrai tonnellate di lettere e ne uscirai come un trionfatore”. E lui ruggendo replicava: “Io farmi arrestare? Mai!”. E faceva il gesto apotropaico delle corna.
Infine c’è la chiosa saggia di Umberto Bossi che profetizzò quale sarebbe stata la fine della storia: “Quando scoppiano le rivoluzioni i re salgono sulla ghigliottina o si mandano in esilio, non in galera”. L’ultimo incontro a Roma con Giulio Andreotti nella tarda primavera del 1994 quando ambedue sono “braccati” dai magistrati, il senatore dalla procura di Palermo e il leader del Psi dai magistrati milanesi: cosa si saranno detti? Di quell’incontro non ci sono appunti o ricostruzioni, ma Craxi deve averci ripensato cinque anni dopo quando apprende che la “vecchia volpe” l’ha fatta franca con un’assoluzione “stiracchiata”.Quando ad Hammamet gli arriva la notizia dell'assoluzione di Andreotti nell’ottobre del 1999, Craxi ne è felice ma la sua salute precipita perché la sentenza premia la condotta dell'altro grande accusato che era opposta alla sua. Andreotti non si era mai sottratto al processo, non aveva mai attaccato un Pubblico ministero, era rimasto sempre a cavallo fermo “sul pezzo”, e sempre di apparente buonumore.
Andreotti lavorò instancabilmente per tentare di trovare una soluzione, un salvacondotto, un escamotage per tentare, in primis di far rientrare il suo avversario politico in Italia affinché ricevesse un’adeguata assistenza medica ma ogni sforzo fu vano.Dulcis in fundo nel testo è chiarita una volta per tutte anche la diatriba sui funerali di Stato che sarebbero stati offerti dal premier D’Alema in corner, viene ricollocata nella giusta ottica storica: con la morte i reati di Craxi si sarebbero estinti, quindi sarebbero state le esequie di un non più latitante. L’ennesima ipocrisia per tentare di salvare la faccia.