Roma
Crisi di Governo, Coppotelli, Cisl: “Sanità e Pnrr: “Quanto rischia il Lazio"
Il segretario della Cisl regionale affronta gli effetti che potrebbero derivare sul territorio dalla fine anticipata della legislatura
La crisi di governo rischia di affossare le speranze di ripresa anche nella nostra Regione dove si profila una estate torrida sul piano sociale ed un autunno con grandi incognite sul piano economico ed occupazionale. Ha ragione il nostro Segretario Generale Nazionale Luigi Sbarra: “Quanto sta accadendo in Italia è incommentabile, avvilente, la crisi peggiore nel momento più difficile per lavoratori, pensionati, famiglie, imprese. Speriamo in un sussulto di responsabilità del Parlamento e di tutte le forze politiche”.
E purtroppo c’è da essere preoccupati anche per le ricadute che ci sarebbero nel Lazio, dove peraltro faticano ad arrivare risposte su temi cardine per costruire una prospettiva di ripartenza che guardi all’interesse generale e al bene comune di tutta la Regione.
Per queste ragioni intendiamo partire subito da un tema cruciale: la sanità. Ammesso anche che vada in porto lo schema di stabilizzazione che è stato concordato per i 3.500 precari, mancherebbero comunque sempre 7.000 addetti nelle ASL del Lazio. Parliamo di 7.000 potenziali famiglie. Tantissime, troppe. Immaginiamo un attimo cosa significherebbe iniettare 7.000 nuove risorse di personale nel Servizio Sanitario Regionale. Pensiamo solo al miglioramento della qualità delle cure per i cittadini, ma anche all’occupazione e all’effetto moltiplicatore sui consumi, sul gettito tributario, sulla serenità di poter programmare il futuro. In una parola: alla ripartenza. Invece c’è sempre qualcuno che è perennemente meno uguale degli altri.
Poi i temi delle transizioni previste nel PNRR.
Rischiamo come Lazio di perdere opportunità irripetibili. Poi il ruolo della PA, soprattutto quella locale, è centrale nell’implementazione di Italia digitale 2026, che consente alle amministrazioni di richiedere i fondi dedicati alla transizione digitale soprattutto per efficientare i servizi e migliorare la qualità del lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori della PA.
Poi il tema energetico
Un recente e approfondito studio della Camera di Commercio di Viterbo e Rieti ha fatto emergere come, a fronte di un Pil cresciuto nel 2021, si è arrivati ad una ricaduta a causa dei costi dell’energia e delle materie prime e dell’incertezza dei mercati. La situazione nell’Alto Lazio non è certo tanto differente da quella del resto della Regione. I dati sull’occupazione femminile (20 punti in meno rispetto a quella maschile) e giovanile (gap ancora maggiore) si aggiungono alla carenza di specializzati. E in un contesto del genere una crisi di Governo al buio avrebbe effetti devastanti. Anche perché, non nascondiamoci dietro un dito, la campagna elettorale comincerebbe anche nel Lazio. Subito.
Come Cisl del Lazio crediamo che occorra rimettere al centro il tema energetico nella Regione. È il tema del momento. Come del resto sulla Valle del Sacco: non servono iniziative singole, occorre un’azione sinergica con il Ministero. Ma si preferisce la crisi di governo…
Poi i dati di EY-Luiss Business confermano come il Lazio sia una regione forte in settori di eccellenza come il farmaceutico, l’Ict, l’aerospaziale, l’artigianato, l’automotive e l’agroalimentare. Quello studio aggiunge che “per sfruttare appieno i fondi del Pnrr è fondamentale mettere a fattor comune le risorse a disposizione per lo sviluppo dei distretti laziali e di conseguenza per l’economia regionale nel suo complesso”.
Rischiamo di continuare solo a gestire la crisi senza programmare lo sviluppo. Per la Cisl del Lazio le tre aree strategiche prioritarie nell’ambito degli interventi del Pnrr sono la transizione digitale, ecologica e il tema dell’inclusione sociale. Una crisi di governo adesso taglierebbe la gambe a ogni ipotesi di innovazione, di rilancio, di adeguamento. Impossibile non essere preoccupati. In quello stesso studio emerge il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Nel Lazio ammonta al 26% la quota delle entrate di difficile reperimento. Meglio della media nazionale (34%), ma in costante aumento (nel 2019 era al 21%).Il difficile reperimento è dovuto sia alla mancanza dei profili ricercati sia all’inadeguata preparazione dei candidati. I settori che ne risentono maggiormente sono la meccatronica, la metallurgia, l’elettromedicale, l’ICT e le costruzioni.
Sinceramente vediamo troppe poche ed isolate iniziative volte a dare risposte su questi temi. Vero che negli ultimi anni le emergenze si sono rincorse (pandemia, aumento dei costi dell’energia, guerra), ma c’è dell’altro. Per esempio la logica, emersa anche nel Lazio, di annunciare solennemente oggi che i problemi verranno risolti… domani. La crisi di governo di questi giorni può rappresentare il colpo di grazia alle speranze di risalita anche della nostra Regione dove si profila una estate torrida sul piano sociale ed un autunno con grandi incognite sul piano economico ed occupazionale.
Enrico Coppotelli, segretario Cisl Lazio