Roma

Crollo Roma: città uccisa da rifiuti, stadio, Pd ed M5S. Parla Mario Baccini

Ex ministro, romano e romanista Doc, Mario Baccini parla delle soluzioni per far uscire Roma dalla crisi in cui si trova

di Claudio Roma

Crollo Roma: la città uccisa da rifiuti, questione stadio, Pd ed M5S. Parla l'ex ministro Baccini: “La Capitale fanalino di coda delle grandi città italiane. Roma soffoca vivendo alla giornata”.

 

Mario Baccini ex ministro della Funzione pubblica, romano e romanista Doc, parla ad Affaritaliani.it della decadenza della Città Eterna schiacciata sotto i problemi di una pubblica amministrazione inefficiente e di una Regione ostaggio dei problemi di Nord e Sud: dall’immondizia agli ospedali alle soluzioni abitative popolari, dai campi rom agli ospedali da abbattere e ricostruire, il presidente del think tank dei Cristiano popolari, parla di tutte le piaghe che stanno soffocando la Capitale.

Baccini, come si è trasformata Roma negli ultimi anni?

“Roma è un’idea e non un conglomerato edilizio da amministrare e chi ha l’onore di governare la nostra Capitale deve tenerlo bene a mente e, al di là di chi la governa oggi, questo sentimento non è rispettato perché la città vive in una posizione drammatica e subisce ormai da anni politiche inefficienti e nella migliore delle ipotesi inutili. Milano è diventata oggi un modello europeo di città futuribile e a misura d’uomo. In questi ultimi anni abbiamo assistito in modo surreale allo svuotamento progressivo della città: il centro del sistema in informativo, televisivo, le grandi banche e le assicurazioni progressivamente si sono trasferite in Lombardia, al richiamo delle sirene nordiche di una semplificazione amministrativa e di certezza degli investimenti. Oggi registriamo una situazione di declino a causa di una cultura della governance della polis. Tutto questo ha generato nei cittadini di Roma uno stato di rassegnazione e di apatia che rendono ancora più distonica l’immagine della città. Oggi si vive alla giornata e dalla mia esperienza come romano noto, ad esempio, che sono assolutamente carenti e inadeguati i servizi primari della città: dalla raccolta dei rifiuti ai servizi giardini, dall’arredo urbano ai servizi sociali. Roma è una città che sta soffocando, tutto questo a scapito delle nuove generazioni di romani che quindi cercano il proprio futuro in altre parti d’Italia e del mondo migliori condizioni. L’unico alimento offerta alla fantasia dei romani non è il bello ma il brutto”.

Per non dare la colpa sempre agli ultimi, quanto in là con la memoria si deve andare per trovare un sindaco che ha amato la città e che l’ha saputa gestire?

“Per non fare una questione di colori politici ma solo di azione, io credo che i due sindaci che abbiano segnato un piccolo miglioramento della città siano stati Petroselli e il primo Rutelli che, comunque, per diverse ragioni hanno saputo dare un’impronta diversa a Roma. Il primo perché è stato un sindaco romano che respirava la città e interpretava l’umore di Roma e della romanità più autentica, più alta; e l’altro perché durante il primo mandato, è apparso come il sindaco che ha dato un forte impulso alla città, specie durante il Giubileo, realizzando alcune opere. Il sindaco di Roma deve essere una personalità riconoscibile nel mondo: dopo il sindaco di Roma non c’è niente altro, l’orgoglio di essere il primo cittadino di Roma e il peso della responsabilità di rappresentare la Capitale d'Italia nel mondo è talmente alto e non può essere il trampolino di lancio per nessuna carriera politica. Il sindaco di Roma deve possedere caratteristiche forti e saper amare e interpretare la città”.

La Città non più centrale. Tra Nord e Sud quali pressioni subisce anche la Regione Lazio?

“Il problema di politica 'geografica', se così vogliamo chiamarlo, è il vero problema di Roma e del Lazio. Il Lazio oggi è schiacciato completamente tra una politica del Nord Italia e una politica del Sud. Non esiste una politica degli interessi del centro Italia e ormai da decenni non ci sono investimenti soprattutto nelle infrastrutture, sostengano dal punto di vista finanziario e urbanistico lo sviluppo di Roma e del Lazio. Quindi bisogna ridare forza al centro Italia e su questo tema bisogna ricreare una nuova classe dirigente, svincolata dalle ideologie e impegnata sulle cose concrete. Allora Roma potrà ridiventare il traino di questa nuova fase e tornare a splendere in tutta la sua bellezza”.

Il business dell’immondizia sta soffocando la Città, cosa ne pensa?

“Vanno realizzati gli impianti necessari per far diventare la Capitale autosufficiente: a qualunque costo, bisogna ripulire la Città, anche con l’aiuto dell’esercito se necessario. Non è possibile per Roma vivere in questo modo, ostaggio di questo stato di disagio completo con una tassa dei rifiuti tra le più alte d’Italia come a Napoli. Voglio ricordare che la tassa dei rifiuti si paga piè di lista, nel senso che i romani pagano la tassa sui rifiuti urbani secondo il costo reale, quindi se il Comune riuscisse a risparmiare pagherebbero meno i romani, ma ho l’impressione che se ne fottano tutti di quello che succede riguardo la lievitazione dei costi perché alla fine paga sempre il cittadino inerme per un servizio che non esiste. Il problema o è di ignoranza o di incoscienza o malafede, in tutti i casi non possono essere elementi per governare il problema e la città. A mio parere occorre partire da una differenziata in tutti i quartieri di Roma. Dall’altra parte bisogna realizzare impianti in più punti dell’area metropolitana in modo tale da incenerire i rifiuti che possono essere bruciati producendo energia e risparmio per i cittadini. Oggi portiamo non so quante tonnellate di immondizia fuori Roma e fuori Italia, addirittura pagando, e facendo 'sorridere' tutti quelli che si prendono la nostra spazzatura creando energia, business e posti di lavoro. Voglio ricordare che Vienna ha un termovalorizzatore al centro della città, così come la stessa Brescia, noi invece siamo alle calende greche e sempre seguendo logiche incomprensibili. È stata chiuso Malagrotta senza alternative utili, senza attivare un vero servizio di differenziazione e lasciando la città in balia del sudiciume. Il problema va affrontato con decisione finanziando anche la raccolta porta a porta e creando nuove imprese che se ne occupino. Vanno tolti i cassonetti per le strade così da restituire alla città tanti posti auto che oggi sono occupati da bidoni sporchi e inguardabili. Mi sembra, a questo punto, inevitabile un patto tra tutte le imprese del settore ecologico, imprenditori grandi e piccoli, che creino una task force al fine di realizzare un programma risolutivo del problema affrontando un piano progressivo su un progetto ben delineato”.

Roma potrebbe vivere solo di Cultura?

“La città dovrebbe soprattutto vivere dell’immenso patrimonio artistico, culturale ed archeologico: la più grande pinacoteca del mondo è a Roma, tutti i beni archeologici monumentali e ambientali che rappresentano una unicità nel mondo, sono nel Lazio. Quindi è tempo di organizzare e strutturare questa industria del turismo e della cultura. La mano di Dio ci ha dato tanto dobbiamo impedire che la mano dell’uomo e della politica ce lo tolgano”.

Il nuovo stadio, una chimera o una possibilità?

“Lo stadio della Roma o della Lazio, un grande impianto sportivo, secondo me è necessario e visti i precedenti di incapacità dei governi cittadini di realizzare queste grandi infrastrutture a Roma, io direi di far fare questa struttura nell’asse portante della autostrada Roma-Fiumicino perché può essere una soluzione ottimale per la realizzazione dell’impianto. Poi, che sia della Roma o della Lazio questo interessa di meno perché fino a oggi ho visto solo tentativi di speculazione edilizia e non amore per le squadre romane”.

San Camillo, Forlanini, Umberto I, Policlinico, etc.: tanti ospedali, poca efficienza e molta sporcizia. Quale potrebbe essere una soluzione per affrontare l’emergenza sanitaria a Roma?

“Molte strutture ospedaliere di Roma e provincia vanno chiuse e in parallelo va avviato un piano di edilizia sanitaria efficiente e moderno gestito in convenzione con le imprese private al fine di realizzare nuovi ospedali nelle aree di dismissione dei vecchi o in altre zone a costo zero per la pubblica amministrazione in cambio di una concessione per la riqualificazione delle aree disponibili per nuove infrastrutture a gestione private. È necessario avviare questa ristrutturazione totale delle strutture sanitarie per adeguare gli standard di sicurezza e igiene perché oggi la grande battaglia è contro i virus e i batteri che sono la prima causa di decesso e infezione negli ospedali, che oggi versano in condizione di fatiscenza. Per attuare questi progetti è necessario nominare un commissario straordinario con pieni poteri di attuazione per la contrattazione con i privati”.

Edilizia pubblica e campi rom, cosa fare?

“Innanzitutto è necessario rilanciare il mercato immobiliare della città con un piano regolatore adeguato che significa l’aumento dei metri cubi con una qualità della vita e una qualità abitativa diversa, secondo i nuovi bisogni delle famiglie romane. Questo permetterebbe di rimettere in moto il volano economico e sociale dell’edilizia della Capitale che oggi è completamente fermo. Riqualificazione edilizia significa che i quartieri che versano in uno stato di pietosa fatiscenza vanno abbattuti per creare nuove strutture che possano essere a misura di persona, di famiglia ed ecocompatibili. Io credo poco al discorso dell’edilizia pubblica, credo piuttosto che il pubblico debba intervenire mettendo in condizione il privato, le famiglie, le giovani coppie di acquistare una casa di proprietà e pagare meno tasse possibile possibili sulle prime case e parlo anche di oneri accessori. La casa deve essere di proprietà: tutte le altre scorciatoie sono demagogie politiche. Dobbiamo favorire le politiche abitative riducendo i costi di tutti quei servizi (energia elettrica, rifiuti) connessi alle esigenze di chi vive nelle case. Ad oggi l’edilizia pubblica è stata un fallimento totale perché è costata molto di più allo Stato creare queste strutture che non finanziare i privati per acquistare una casa. Per quanto riguarda, poi, i campi rom, sono convinto che allo stesso modo non debbano esistere. A prescindere da etnia, colore della pelle o altre differenziazioni, le regole valgono per tutti e le devono rispettare tutti, così come il diritto ad avere una casa è di tutti, nel rispetto della legge e delle regole di convivenza civile. Non ci sono comunità che possono vivere in recinti come nelle riserve indiane. Dobbiamo garantire a tutti una qualità della vista secondo i modelli che la comunità stabilisce, allo stesso modo le leggi vanno rispettate da tutti e vi deve essere una certezza della pena per chi le infrange. I campi rom non devono esistere né a Roma, né altrove, il concetto dei campi non mi convince. Sono per una urbanistica al servizio delle esigenze della persona”.

Il Vaticano, Papà Francesco e Roma: una convivenza fatta di mutuo soccorso?

“Io penso che il ruolo del Vaticano nell’economia della Città sia fondamentale, questo lo dico da Cattolico impegnato e convinto, ma che ha sempre avuto una visione laica dei processi pubblici. Prendo atto con vivo piacere che il Santo Padre ha lanciato un messaggio importante sull’economia pensando ad una grande riunione ad Assisi che diventerà un luogo nel quale si discuterà di economia sociale, dove gli interpreti, gli studiosi e gli attori principali di questo mondo sono stati chiamati dal Papa per pensare nuovi modelli per soddisfare i bisogni delle persone. Non dimentichiamo mai che questo è quello che diciamo anche a Roma, perché penso che a volte la Città eterna e i suoi politici dimentichino che dietro ogni scelta c’è una persona in carne e ossa. Bisogna ritornare a questo valore, bisogna ripartire dalle piccole cose per soddisfare i bisogni della persona. Penso che ripartendo da qui Roma possa rinascere con nuovi sentimenti e nuove vocazioni”.