Roma

Cucchi è stato “sicuramente pestato” ma è morto per epilessia al 60%

Il perito: “Non abbiamo potuto riesaminare la salma”

Stefano Cucchi e' stato "sicuramente pestato" nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009, dopo l'arresto per droga effettuato dai carabinieri, ma poiché non c'e' una causa certa della sua morte, avvenuta sei giorni dopo all'ospedale Sandro Pertini, due sono le ipotesi che si possono avanzare: "una morte epilettica (al 60%) e una morte secondaria per distensione vescicale (40%) dovuta a un catetere messo male".

E' il convincimento di Francesco Introna, il professore di medicina legale all'Università di Bari che ha coordinato il 'pool' di periti incaricati dal gip del tribunale Elvira Tamburelli di individuare le cause del decesso del 32enne geometra romano nell'ambito dell'inchiesta bis aperta dalla Procura nei confronti di cinque carabinieri, tre indagati per lesioni e due per falsa testimonianza.

Intervistato su Radionorba, Introna ha spiegato come assieme ai colleghi sia arrivato a maturare queste conclusioni, contenute in oltre 200 pagine di perizia. "Noi, purtroppo, lavorando a distanza abbiamo potuto utilizzare solo i dati a disposizione, cioè quelli emergenti da un'autopsia gia' fatta, molto incompleta, dati acquisibili dal procedimento di responsabilità professionale dei medici, dagli esami istologici effettuati nell'ambito di una perizia gia' svolta nel procedimento precedente. Non abbiamo potuto riesumare la salma".

Per Introna, "i punti salienti della vicenda sono tre. Cucchi presentava sicuramente delle lesioni da colluttazione o da picchiamento, lesioni presenti al volto che, per motivi diversi, tra cui l'uso di un farmaco anticoagulante, avevano determinato queste aree ecchimotiche, che comunque c'erano e che sono sicuramente riferibili a un picchiamento. Dire selvaggio, dire pestaggio, sono delle parole che amplificano quello che magari realmente e' stato. Secondo noi, si e' trattato di due o tre violenti schiaffoni inferti al Cucchi. E abbiamo potuto datare quando questo evento e' occorso: orientativamente nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009, poco dopo l'arresto. I farmaci hanno amplificato le ecchimosi, che pero' c'erano".

Poi ha proseguito il medico legale: “C'e' un complesso patologico riferibile a una caduta: c'e' stata una frattura di una vertebra sacrale, una frattura molto discussa nell'ambito del primo procedimento, a carico di L3. Una frattura che molti periti non hanno ammesso e non hanno trovato, e che noi abbiamo trovato e quindi ammesso. Una frattura piccola a carico di una vertebra lombare. La frattura del sacro ha avuto effetti negativi sulla vescica. Ha determinato una vescica neurologica atomica: il soggetto non aveva più lo stimolo di urinare e questa vescica si e' riempita progressivamente, tenendo presente che il soggetto in ospedale era cateterizzato. Qualcosa nella cateterizzazione e' andata male: nessuno si e' accorto, nell'ambito di 24 ore, che la busta che afferiva al catetere non si riempiva, e in sede di autopsia, nella vescica, hanno trovato 1400 cc di urina, con una tensione della vescica enorme, tanto che sembrava un utero gravido. Cosa assolutamente unica, io in 35 anni di esperienza medico-legale una vescica cosi' non l'ho mai vista. Ovviamente, qui c'e' un primo problema: chi si doveva accorgere che il catetere era occluso? Ma questo attiene al procedimento".

C'e' infine il terzo aspetto, l'ultimo, quello relativo all'epilessia: "Cucchi era un malato notoriamente epilettico, e' stato bene fino a 6 ore prima della morte ed e' possibile prospettare una morte improvvisa in epilettico perché sono stati somministrati, durante il ricovero, dei farmaci che abbassano la soglia epilettogena, perché sono degli oppioidi, antidolorifici, che entrano in antagonismo con i farmaci epilettici. Ovviamente abbiamo potuto prospettare al magistrato le nostre conclusioni: una causa di morte certa non e' possibile prospettarla. Secondo noi per il 60% si tratta di morte epilettica, 40% di morte secondaria alla distensione vescicale. Cucchi ha perso 14 chili in sette giorni, non si alimentava, sicuramente il non mangiare e l'ipoglicemia, con un picco di 40, ci dice che c'era una grande inanizione da parte del soggetto, che forse era celiaco ma nessuno ci ha dato le carte per accertarlo. La sete no, perche' urinava tranquillamente e si idratava per bocca".