Roma

Curioso. Giachetti che ricorda Petroselli Usciva all'alba e sempre con le scarpe infangate

di Patrizio J. Macci

Roma moderna ha una moltitudine di dei, alcuni del passato come Paulo Roberto Falcao, Giorgio Chinaglia e alcuni del presente come Francesco Totti e Antonello Venditti. I romani intorno a queste figure si "scannano" in maniera più o meno continua. Ma c'è un uomo politico che mette d'accordo proprio tutti, persone di destra e sinistra, ex comunisti ed ex fascisti, democristiani, socialisti e radicali, laziali e romanisti. Stracitato anche nella fluviale produzione memorialistica del "Re della Monnezza" Manlio Cerroni come "galantuomo e amministratore lungimirante".
È il "Sindaco di tutti" Luigi Petroselli, indimenticabile e indimenticato primo cittadino della Capitale dal 1979 al 1981. Uno dei pochi sui quali sono state scritte migliaia di pagine in volumi di architettura e urbanistica, l'unico al quale è stato dedicato un lungometraggio che ricostruisce la sua vita e il cambiamento della Capitale durante il suo mandato.
A lui la città di Roma ha intestato la via dove è collocato l'archivio centrale con le date di nascita di tutti cittadini romani: l'anagrafe. Il padre di tutti i cittadini romani. Il primo a inaugurare il gesto di rendergli omaggio il 7 ottobre, giorno della sua scomparsa con una visita nel cimitero di Viterbo dove riposa, è stato Valter Veltroni. A lui si sono accodati altri membri del Partito Democratico in ordine sparso.
Curioso che il primo gesto di Roberto Giachetti, dopo aver vinto le primarie del suo partito, sia stato proprio quello di recarsi a rendere un omaggio sulla tomba di Luigi Petroselli. Il fatto è politicamente straniante perché Giachetti, radicale confluito nella Margherita e poi nel Partito Democratico, è stato Capo di Gabinetto del Sindaco Francesco Rutelli dal 1993 al 2001. Giachetti figlio legittimo del politico Rutelli "ripudia" subito il suo padre politico, prende le distanze e si iscrive nel cono di luce del sindaco delle periferie che parlava ai cittadini in piedi sopra una cassetta dellla frutta.
Sfogliando l'album dei ricordi di quello che viene considerato ancora oggi a Roma, per antonomasia, "il sindaco", salta agli occhi la brevità quasi fulminante dal punto di vista politico della sua esperienza: eletto il 27 settembre del 1979, rieletto il 17 settembre 1981, muore il 7 ottobre 1981. Poco meno di due anni e, in quei pochi mesi, nei quartieri periferici, nelle borgate sottoproletarie arrivarono le fogne. Si parla di 800.000 persone. Allora, nelle borgate si camminava nel fango e, in quel fango, non c'era solo terra. L'Acea era in attivo e Petroselli si battè affinchè quei soldi venissero usati per allacciare tutti i cittadini alla rete fognaria.
Roberto Giachetti ha scelto la sua figura semplicemente per significare "anche se la mia esperienza dovesse essere breve e complessa, cercherò di stare dalla parte della città degli ultimi". Come il Sindaco Petroselli, che usciva alle otto trenta del mattino da casa e rientrava a notte fonda con le scarpe sporche di fango.