Roma

Da Prima Donna del Bagaglino a scrittrice. Ecco il lato segreto di Gabriella Labate

L'intervista. Arriva in libreria "La gonna bruciata" il romanzo che non t'aspetti

di Alessandra Pesaturo


“Sono sempre stata affascinata dai difetti delle cose e delle persone, perché le rendono uniche”. A scriverlo è Gabriella Labate Riefoli nel suo primo libro “La gonna bruciata”, edizioni Historica. “Ho voluto dare una forma, un corpo, una fisicità, un carattere ai miei pensieri, tradurli in parole scritte”.
Nasce da queste considerazioni il romanzo della Prima Donna del Bagaglino, moglie del cantautore Raf. La protagonista della storia è Sara una bambina che, in un susseguirsi di emozioni dai toni toccanti e dolci, aspri e dolorosi racconta la sua vita. Duecentocinquanta pagine, dove sullo sfondo di una Roma genuinamente popolare, tra i suoi vicoli e nelle sue piazze nasce una tenera storia d'amore. Nel libro vengono affronti anche argomenti dolorosi, la violenza sulle donne, le molestie, l'identità di genere, il tutto con un'estrema delicatezza. Affaritaliani ha deciso di scoprire qualcosa di più, su Gabriella Labate e il suo romanzo.

Signora Labate il romanzo affronta argomenti molto dolorosi, c'è qualcosa di autobiografico?
“No, nessuno degli avvenimenti che accadono alla protagonista mi ha mai toccato personalmente. Sono una donna fortunata. Ho voluto affrontare certe problematiche per squarciare il velo di silenzio in cui sono avvolti certi fatti scabrosi. Più se ne parla e più è facile, per chi ne è coinvolto, trovare il coraggio di reagire”.

Perché ha sentito il bisogno di scrivere questo romanzo?
“Mi trovavo a Miami dove passo alcuni mesi l'anno. Avevo iniziato a scrivere un  romanzo brillante. Ad un certo punto in un telegiornale hanno dato una notizia di cronaca aberrante accaduta ad una bambina e alla sua mamma. Una storia molto violenta, che mi ha dato come un pugno allo stomaco e da li ho iniziato a scrivere la storia di Sara”.

Come nasce la sua passione per la scrittura?
“Ho sempre scritto, da piccola avevo una sorta di diario segreto. Poi quando ho avuto un grave lutto, ho iniziato a lasciare piccoli pensieri su dei post-it qua e là per tutta la casa. Fino ad oggi non avevo mai trovato il coraggio di scrivere un romanzo. Se ho portato a termine il libro devo ringraziare Pier Francesco Pingitore. Quando ho scritto i primi quattro capitoli, l'ho fatto leggere a lui. Avevo timore che non gli piacessero, invece dopo un giorno mi ha chiamato e mi ha spronato a finirlo”.

Mi ha colpito questa frase del suo libro: “ sono affascinata dalle persone e dalle cose difettose”che significato le da?
“Quando ero piccola mio padre tutte le domeniche ci portava a fare una gita. Un giorno siamo capitati in un laboratorio di un artigiano che faceva vasi etruschi di creta. Io ero rimasta affascinata da un mucchietto di vasetti che trovavo bellissimi, li volevo portare a casa. Mio padre ad un certo punto mi ha spiegato che quelli erano vasi imperfetti, che non li avrebbero mai venduti per quel motivo. Ecco quel concetto di imperfezione mi ha colpito, e per questo amo l'imperfezione. Viviamo in un tempo dove si ricerca la perfezione a tutti i costi, per me una persona è bella quando si mostra per quello che è realmente con pregi e difetti”.  

Qual è il messaggio del libro?
“Vorrei dare due messaggi al lettore. Il primo è un messaggio d'amore, per me in amore non esistono ostacoli, muri, distinzioni, stereotipi culturali. L'amore è amore, amatevi senza confini mentali. L'altro messaggio, è che di fronte a grandi dolori, come la perdita di una persona cara, la sofferenza si deve trasformare in qualcosa di positivo. Il tempo aiuta a sublimare il dolore e lo trasforma in un insegnamento”.

A proposito d'amore, ha festeggiato vent'anni di matrimonio, c'è un segreto per far durare una storia d'amore quasi trent'anni?
“A me piace dire che il segreto vero, è che non c'è un segreto.  Io e Raffaele (Raf ndr) facciamo delle sane litigate, ma dopo un paio d'ore non ci ricordiamo più di aver discusso. Ci guardiamo e diciamo: abbiamo litigato? Ma per cosa? Bò! io non me lo ricordo. Neanch'io! E allora finisce tutto con una grande risata. Forse il segreto è superare le incomprensioni e riderci su”.

La copertina del libro è un disegno di sua figlia?
“Sì mia figlia Bianca ha una dote innata per l'arte: disegno, pittura, scultura. Fin da piccola mi riempiva casa di disegni bellissimi ed io l'ho sempre incoraggiata. Quando ho pensato alla protagonista della storia, mi è venuto in mente un disegno di mia figlia, di cui mi ero innamorata un po' di tempo prima. Quel volto diafano con i capelli rossi e gli occhi grandi era la Sara del romanzo”.

Che cosa hanno detto i suoi figli e suo marito?
“Mentre scrivevo il romanzo mi sono confrontata con i miei figli. Invece Raffaele ha letto solo la stesura definitiva. Sapeva già della mia inclinazione per la scrittura, negli ultimi tre anni ho firmato alcune canzoni dei suoi album. Mi ha detto: mi aspettavo qualcosa di bello e di forte, ma mai niente di così emotivamente intenso, sono fierissimo di te. Questo non fa che confermare la tua sensibilità”.

Una curiosità, come mai si è firmata anche con il cognome di suo marito?
“Mi piacciono le cose tradizionali, una volta era usuale dopo sposati prendere il nome del marito, allora ho deciso di aggiungere al mio cognome Labate anche Riefoli. E' stata anche una bella sorpresa che ho voluto fare a Raffaele”

Ha già voglia di scrivere un altro libro?
“Ho voglia di finire il libro che avevo iniziato prima di questo. Un genere diverso, divertente, i protagonisti sono quattro donne ed un uomo che si ritrovano dopo tanto tempo e decidono di fare un viaggio. Lo vorrei completare perché manca solo la parte finale e mi piacerebbe far conoscere la componente ironica e solare del mio carattere”.

Quando presenterà il libro a Roma?
“Non ho voluto organizzare la tradizionale presentazione, preferisco fare una festa, incontrare amici e conoscenti per un brindisi e un firmacopie. Sarà il 6 maggio alle 18,30 sulla terrazza del Radisson Blu es Hotel”.