Roma
Da super assessore a capro espiatorio. Improta non ci sta: "Marino scorretto"
Da sempre individuato come l'uomo forte della Giunta Marino, il super dirigente di Alitalia e già sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Monti fino al 28 aprile 2013, Guido Improta non ci sta a passare da capro espiatorio del caos trasporti che da settimane attanaglia Roma e l'azienda municipalizzata più grande e indebitata d'Italia, Atac, praticamente fallita se non grazie ad una iniezione di capitali freschi da parte di Comune e Regione.
Il pasticcio va in scena in un venerdì di un'estate caldissima quando in Campidoglio si riunisce la Giunta per l'approvazione dell'assestamento del bilancio 2015. Prima della fine Marino si alza e entra in sala della piccola Protomoteca richiede le dimissioni del suo assessore che prima gli siedeva accanto. Improta insacca il colpo e contrattacca con una lettera al vetriolo che evidenzia la tensione palpabile che aleggia all'interno di Palazzo Senatorio. "Marino è stato scorretto, mi aveva chiesto lui di attendere".
Il colpo più forte che sferra a Marino è la richiesta al management di Atac di non accettare l'ordine di dimissioni intimato dal Sindaco: "Ottimi dirigenti le cui dimissioni antecedenti all’approvazione del bilancio consuntivo 2014 condannerebbero l'azienda al commissariamento".
LA LETTERA. “Sin dal 22 giugno scorso ho manifestato inequivocabilmente e in più occasioni l’intenzione di rassegnare le dimissioni da Assessore alla Mobilità e ai Trasporti di Roma Capitale e, come noto, solo per l’intervento del Presidente del Pd Orfini e dello stesso Sindaco Marino, ho accettato di congelare la situazione, senza sottrarmi alle incombenze straordinarie che sono nel frattempo maturate e che mi hanno consentito, tra l’altro, di finalizzare la trattativa tra Atac e le Organizzazioni Sindacali per un accordo senza precedenti sulla produttività. Oggi ho partecipato alla Giunta in quanto all’ordine del giorno figurava l’assestamento di bilancio, documento con il quale si è proceduto all’accantonamento delle somme da destinare al finanziamento degli interventi che saranno necessari a seguito dell’approvazione del consuntivo 2014 di Atac, anche in relazione alla fattispecie dell’art. 2447 del Codice Civile, in modo da garantire il ripristino di un adeguato livello di patrimonializzazione e la continuità aziendale in ossequio agli indirizzi dell’Assemblea Capitolina”.
“Il Sindaco Marino ha dunque avuto la possibilità di far concludere in modo leale e rispettoso la nostra collaborazione comunicandomi in Giunta, o a margine di essa, di aver maturato la decisione di sostituirmi coerentemente alla situazione che io da tempo avevo a lui prospettato. Ha preferito invece abbandonare la riunione prima della sua conclusione e chiedermi a mezzo stampa le dimissioni, che ho già dato. Spiace altresì constatare che stia tentando in modo scorretto di accreditare il messaggio che i disagi che sta patendo la città siano responsabilità dell’Assessore e del Consiglio d’Amministrazione di Atac, dimenticandosi le valutazioni che abbiamo condotto in questi mesi e che coinvolgono anche altri livelli istituzionali”.
"Vale la pena ricordare che il Cda di Atac è formato da due ottimi dirigenti dell’Amministrazione Comunale, il dottor Stefano Fermante, ragioniere generale del Comune, e la Dott.ssa Cristiana Palazzesi, esperta in Diritto degli appalti, che, insieme al Presidente Grappelli e all’Amministratore Delegato Broggi, sono faticosamente venuti a capo di una situazione economico-finanziaria molto complicata. A loro va il mio ringraziamento per il lavoro svolto e mi permetto di invitarli a far prevalere il senso di responsabilità istituzionale, rispetto allo sconcerto determinato da un atteggiamento incomprensibile del Sindaco, poiché le loro dimissioni, se rassegnate prima dell’approvazione del bilancio consuntivo 2014, condannerebbero l’Azienda municipalizzata al Commissariamento, la politica ad una sconfitta di proporzioni colossali, ma, soprattutto, vanificherebbero l’enorme lavoro che è stato fatto in questi due anni e deluderebbero il senso di appartenenza che la maggioranza dei dipendenti di Atac ha comunque manifestato all’Azienda e alla città, lavorando in condizioni difficili e venendo chiamati a rispondere di un livello di servizio certamente deludente.
Spero che la difficile situazione del tpl romano sia risolvibile con la mia sostituzione e che le analisi che ho prodotto in questi due anni e messo a disposizione di Parlamento e Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, di Regione Lazio, Giunta e Assemblea Capitolina per le valutazioni di rispettiva competenza, possano finalmente trovare le risposte che io non sono riuscito ad ottenere. Questo è l’unico motivo di rammarico al termine di una esperienza faticosa che ho affrontato cercando di valorizzare al meglio delle mie possibilità il personale e le Società preposte alla delega che mi è stata affidata".