Roma
"Daje, raga, selfie, milf, whastappare". Dizionario per l'italiano impazzito
Volgare, molesto, diretto: il nuovo italiano prende in prestito dal lessico di tutti i giorni nuovi modi di dire e parole che finiscono per diventare di uso comune. Ne sanno qualcosa i romani che hanno vissuto l'ultima campagna elettorale arricchita del monotematico "daje". Ad interrogarsi sulla bontà dell'evoluzione della lingua è lo stesso Istituto dell'enciclopedia Treccani che prendendo spunto dal saggio di Luca Mastrantonio, Pazzesco! analizza usi e modi della nuova lingua nata dall'uso quotidiano.
Una deriva del linguaggio 'massificato' come la ripetizione del “Ci sta” usato come riempitivo al di là di un banale “va bene”, “hai ragione”, “ok”. L'italiano impazzito serve a comunicare velocemente, a riconoscersi, a ottenere consenso immediato, come un like di Facebook secondo Mastrantonio che nel libro va alla ricerca dell'origine dell'impazzimento di una espressione.
Un saggio che è una scorribanda nella neolingua, rivelando come ad esempio l'acronimo Milf – usato per la prima volta nel '99 nel film American Pie - non indica solo una donna matura e ancora piacente ma anche il Fronte di liberazione islamico delle Filippine.
L'onnipresente termine selfie può variare a seconda del soggetto o della parte del corpo: alfie è il selfie col cane, nalfie delle unghie (nails), belfie del lato b. L'inglese diventa così il nuovo latinorum, un modo per tirarsela e nascondere il vuoto: basta aggiungere l'aggettivo smart ed ecco che qualsiasi cosa diventa più fica come smart-city e smart-bomb.
La disoccupazione giovanile si combatte con le sturtup, e a Roma nasce così lo startapparo. Per lui l'incoraggiamento non può che essere l'ormai onnipresente “Daje”. Tradurre dall'inglese può produrre obrobri linguistici come apericena, per cui accontentiamoci dell'affermazione del verbo whatsappare per comunicare con i servizi di messaggistica online. Se al posto del messaggino preferite una telefonata però non abusate della sillaba "oi" per esprimere empatia, condivisione e richiesta di attenzione ci sono forme più complesse ma quantomeno meno tribali.